Per la riforma della Giustizia, ecco i meccanismi della Repubblica Veneta
In questi giorni ancora una volta si sta parlando della riforma della giustizia italiana. E’ il terzo o quarto tentativo nel corso degli ultimi 60 anni, tutti falliti. A mio avviso pensare di riformare la giustizia italiana è un “accanimento terapeutico” su di un organismo del tutto debilitato e già morto che si chiama Stato Italiano. Le cause della sua malattia sono genetiche, nascono con l’Italia stessa. Anzi, Del Boca in “Maledetti Savoia” ci racconta che la tangente italiana nacque prima ancora dell’Italia stessa, ci fu per la commessa della bandiera tricolore che i Piemontesi adottarono per invadere la Lombardia sotto mentite spoglie ( i lombardi li detestavano ): bandiere di scarsissima qualità vennero a costare uno sproposito. Insomma una vicenda del tutto analoga a quella delle “lenzuola d’oro” delle FS negli anni ’80 , che costavano come seta ma erano di plastica.
Fino ad ora questo carrozzone di truffatori, il sistema italiano appunto, è sopravvissuto a sé stesso grazie alle guerre che nascondevano scandali come quello della “Banca Nazionale” e allo sfruttamento delle risorse dei popoli come grazie alla creazione di un enorme debito pubblico che distrugge il futuro delle generazioni sempre più sostituiti da immigrati a basso costo.
La soluzione per noi è il ritorno agli stati nazionali pre-unitari, e salvo consenso dei popoli,stati uniti nell’Unione Europea. D’altra parte oggi non ha più alcun senso pratico un governo a Roma, la neo capitale, perché appena consacrata in Costituzione dalla Lega, con il Trattato di Lisbona è ormai solamente una passacarte della volontà di Bruxelles, ossia del dominio germanico dell’economia. Insomma Roma oggi non decide nulla se non come distribuire i soldi all’interno dell’Italia, cosa che da sempre fa molto male, e per il resto esegue le direttive di Bruxelles. Insomma Roma oggi è solo un amministratore periferico, tanto che più di abolire le province sarebbe meglio occuparsi di abolire il governo di Roma, e dare a Bruxelles i soldi che i governi di Roma non spendono bene, come si vede dalla spazzatura di Napoli.
Allora discutere di giustizia in questo scenario di fine del regime può sembrare inutile, ma invece serve proprio in prospettiva della ricostruzione degli stati pre-unitari, operazione che per lo stato veneto noi dello Stato delle Venetie – Autogoverno del popolo veneto stiamo facendo dal 1999 nonostante infiltrati vari, pestaggi dei carabinieri, denunce varie, conditi da detrattori ignoranti di cui tutti i popoli hanno mamme incinta (non particolarmente i veneti però).
Noi tutti dobbiamo guardare alle esperienze storiche di successo nel governo della giustizia, e fra di esse ancora oggi la più lunga e la più lodevole esperienza mai riuscita all’umanità è certamente quella della Repubblica Veneta, la quale per oltre mezzo millennio ( ossia circa dal 1200 al 1700 ) ha saputo essere la patria della giustizia e della libertà.
Noi Veneti siamo stati questo stato della giustizia, lo eravamo ancora quando un potere militare finanziato da speculatori internazionali e guidato da Napoleone venne a casa nostra minacciandoci, naturalmente affermando che però ci portava l’uguaglianza, la libertà e la fratellanza, ma consegnandoci invece lo stupro di massa, massacri, terrore ed esecuzioni di massa, tutte cose mai viste prima di allora. Sembra di vedere il contemporaneo, perché in questi giorni i rapporti militari degli USA pubblicati da Wikileaks fa emergere una tale prospettiva riguardo alla guerra in IRAQ: in realtà non c’è mai stato tanto terrorismo e violazione di diritti umani in IRAQ come adesso dopo che gli USA hanno “importato” la democrazia, e così ci descrive il tutto un documentario di Current TV .
Insomma, quella somma esperienza di giustizia che fu la Repubblica Veneta (nella quale perfino il figlio del Doge Foscari fu costretto all’esilio) terminò a causa del terrore che portò la rivoluzione francese, la quale ci invase e ci depredò, e ci cacciò in una notte non ancora terminata condita di guerre, emigrazioni, sfruttamento fiscale, ingiustizia, violazione di diritti umani e linguistici e dalla totale “abolitio memorie” di noi stessi.
Ma siamo già rinati, come le migliaia di persone che leggono il mio blog, ancora una volta ispirandoci a valori che sono universali e perenni, come appunto quelli di giustizia e libertà impersonificati nel suo tempo dalla Repubblica Veneta.
Ma non si sia così cechi da confondere il diritto del popolo a scegliere i propri governanti (elezioni), con il diritto del popolo di avere garantiti la giustizia (anche contro gli abusi dei potenti) e la libertà concreta. Sono cose del tutto sconnesse, tant’è che nella Repubblica Veneta, pur in assenza di elezioni (se non la formare ratifica della elezione del Doge scelto da altri) il popolo aveva garantiti come mai nella storia del mondo sia la giustizia concreta sia le libertà civili, compresa la libertà di non essere molestati per le proprie opinioni, ormai ridotta al barlume.
Insomma nella Repubblica Veneta il parlamento (Maggior Consiglio) non era l’espressione del popolo, o di un voto del popolo. Era invece la casta di nobili che durante il XIII secolo si erano chiusi in un regime (la cosidetta “serrata”), che tuttavia proprio per questo fatto era costretta ad accudire agli interesse del popolo con il massimo dell’impegno per non rischiare la sollevazione in nome dei principi di libertà. Si raggiunse così un compromesso che ancora oggi credo il popolo accetterebbe volentieri come ha sempre sopportato la corruzione fintanto che l’economia tirava e il miglioramento concreto sussisteva. In pratica, dato che si stava bene e le cose funzionavano per tutti, non vi furono mai rivoluzioni, anzi, le città si donavano alla repubblica per ottenerne i servigi. E parimente oggi, dato che l’economia va male, il malcontento cresce e il Governo perde consenso.
Il patriziato veneto seppe abilmente gestire ogni transazione, sopratutto facendo gestire le cose ai più competenti, e tenendo a freno le smanie individuali del potere, la corruzione, il lassismo, l’inefficienza.
Sembra impossibile, eppure fu la repubblica veneta a creare per prima le case popolari, l’asporto dei rifiuti. a creare i sindacati, a istituire le pensioni anche degli infortunati sul lavoro, a garantire la sicurezza da alluvioni e scarsità di cibo, a dare possibilità concrete di formazione ai meritevoli…. per questo divenne il “Cardine d’Europa” per secoli, come è il titolo di un libro di 40 professori americani.
Ma come realizzava tutto questo? Io posso cercare di sintetizzare quanto ho capito leggendo i maggiori fra gli autori di storia della repubblica veneta. In particolare il Maranini, un costituzionalista italiano di inizio ‘900 che ha descritto con sapienza e con il sostegno degli autori precedenti i principali meccanismi del sistema costituzionale veneto.
Attenzione, non esisteva una “costituzione” come la pensiamo oggi, ma vi erano dei principi sacri che erano codificati in codici, ordinati, mantenuti, trascritti, e continuamente ripetuti alle assemblee di governo.
Questa è una curiosità, ma è bene sapere che ogni mese si dedicava una seduta intera del maggior consiglio (il parlamento ) a rileggere i principi fondamentali costituzionali della organizzazione del potere. Che in fin dei conti erano semplicissimi e derivanti dal coniugare la pratica con la determinazione a “fare bene”.
Allora cerco di enunciarli con incredibile velocità:
1) nella gestione degli affari pubblici non doveva esserci l’interesse privato alla questione.
Chi aveva un interesse alla questione doveva uscire dal consesso che votava, e spesso con lui anche tutti i suoi parenti e coloro che Vi erano legati da interessi economi. Naturalmente prima di farli uscire si dava loro modo di discutere l’argomento, in modo da avvalersi dell’esperienza di coloro che erano addentro alla materia in maniera particolare. Ma non potevano assolutamente votare.
2) i magistrati partecipavano direttamente alla gestione politica specie per le materie che li riguardavano
Oltre al Parlamento esisteva la magistratura dei Quaranta, magistrati di carriera che però venivano eletti dal parlamento e rinnovati ogni anno. Essi si occupavano di redigere tutti i disegni di legge non solo sulla giustizia, ma anche sul fisco e sulla moneta. Ovviamente il disegno di legge doveva poi venire discusso dal Governo, nel quale però 3 di loro (i 3 capi della Quarantia) sedevano con potere di voto e di sostituzione dei ministri assenti. Il governo approvava il disegno di legge con almeno 6 voti se erano 9 i presenti (6 consiglieri + 3 capi della Quarantia). Una volta approvato il disegno dal governo, esso doveva essere approvato dal Maggior Consiglio, il quale era formato anche da 1000 membri (quindi è falso il problema della numerosità del parlamento italiano che però guadagnano follie). Solo allora la legge diventava operativa e “pubblicata”.
3) i Consiglieri del Doge (oggi chiamati Ministri) dovevano agire per il bene della repubblica, e attenersi strettamente alle indicazioni che provenivano dalle commissioni parlamentari ristrette di natura tecnica che impartivano loro le direttive. Avevano per giuramento l’obbligo di vigilare il Doge affinché non tentasse di accentrare il potere nelle proprie mani, tant’è che per legge questi era obbligato a riceverli in qualunque momento un consigliere lo decidesse. Mail il Doge poteva ricevere capi di Stato o mediatori senza la presenza di almeno 2 Consiglieri.
4) Coloro che rifiutavano un incarico pubblico (cui spesso erano associati costi e oneri più che vantaggi) veniva radiato da ogni funzione pubblica, e speciali ammende erano previste.
5) negli impieghi più importanti, al termine del mandato si faceva una speciale ricognizione del lavoro svolto, e gli abusi dovevano essere risarciti, nel caso anche dagli eredi. Al Doge, dato che restava in carica a vita, veniva riservato il “processo al Doge morto”, con il quale si sospendeva perfino la trasmissione dei beni agli eredi fino a quando non fosse stato accertato che non aveva arricchito sé o i parenti .
Basterebbero queste poche regole per sistemare la repubblica italiana, ma a parte il fatto che questo è impossibile perché questi governanti sono di altra specie e non lo faranno mai, la repubblica risanata sarebbe un male per tutti, lascerebbe gli italiani avivre di stenti per circa 1 secolo a causa del debito pubblico. Meglio per tutti un bel crack, specie per i giovani.
Detto questo, voglio soltanto concludere con una piccola nota riguardo a quello che è successo l’anno scorso nelle istituzioni di Autogoverno del Popolo Veneto, tanto per dire che i principi della repubblica veneta sono lontani anche nella mente di molti veneti.
Nel 2009, al cambio del presidente di Governo, io che ero il più alto magistrato e partecipavo al governo fin dalla fondazione, ho chiesto la verifica dei conti, nei quali avrebbero dovuto esserci molti soldi che non c’erano. Il Governo aveva infatti il controllo della cassa nazionale. Da quel momento ricevetti un attacco personale proprio dal ex-presidente, e improvvisamente si comincio a sobillare che ero un infiltrato, proprio io che l’Autogoverno l’ho inventato e fondato e che mi sono esposto fino a prendere denunzie per sovversione, le botte dai Carabinieri e rinunciato a montagne di denari.
Ho comunque tranquillamente continuato a fare il mio lavoro continuando a chiedere la verifica dei conti. Ma non ho mai ricevuto le pezze giustificative degli ammanchi. Ad un certo punto, per un casualità (a mio avviso invece provocata) sono venuto a scoprire che il nuovo capo del Governo pure usava le istituzioni per suo profitto, ma per coprire certi traffici fiscali che faceva con un paradiso fiscale insieme al ministro degli esteri! Allora ho comunicato il fatto al presidente dell’Assemblea e chiesto a lui ed altri membri di convocare l’assemblea a norma dello Statuto, che venne fissata per il 29 agosto.
Ormai scoperto nei giochi il capo del Governo ed i suoi ministri, pochi giorni prima della riunione dell’Assemblea tentarono un colpo di mano, dichiarando di invalidare la mia magistratura (che non era ammesso per statuto), e autodichiarando il capo del Governo anche a capo dell’Assemblea (immaginiamo se Berlusconi si Autosostituisse a Fini !) in modo da impedire all’Assemblea stessa di votare, ed infine convocandone una parallela per il giorno dopo a quella autoconvocata. Lo statuto chiaramente vieta questo cumulo di cariche, ed inoltre l’assemble non può essere sciolta o annullata dal capo del governo.
Il 29 luglio riunita l’Assemblea, di fronte alle prove schiaccianti da me portate all’attenzione dei membri, questa decise senza indugi di sciogliere il governo e radiare a vita tutti i ministri, pur lasciando loro l’opportunità di ricorrere. Io poi mi dimisi nella data che avevo annunciato 2 mesi prima, e l’Assemblea mi elesse capo del Governo.
Insomma da questo punto di vista le Istituzioni di Autogoverno hanno purtroppo già espresso il peggio che si poteva, né più ne meno di quello che è lo Stato italiano, con condimento anche della tentata distruzione dell’immagine dei patrioti onesti. Ma tuttavia i pochi meccanismi di salvaguardia che abbiamo messo nello statuto ispirati dalla tradizione veneta, hanno dimostrato di funzionare, e sono alcuni degli stessi ispiratori della Repubblica Veneta. Tuttavia la Repubblica Veneta non è più possibile tal quale era, i trattati internazionali oggi impongono le elezioni di popolo. Ma tuttavia io credo che quando sono scritti dei meccanismi costituzionali che garantiscano l’interesse pubblico, la legalità e la competenza tecnica, questi prevalgano anche nel governo concreto seppure un demagogo arrivi al potere. Se Berlusconi fosse stato vincolato dai meccanismi che vincolavano il Doge, non avrebbe potuto fare che bene, oppure nulla
Non è un problema dunque l’elezione di popolo, ma il come si impedisce al potere di fare qualcosa di diverso dall’interesse pubblico.
La mia piccola storia attesta che quei meccanismi sono ancora validi, ma resta tuttavia nella vicenda l’amarezza, mia per prima, che proprio nella ricostituzione dello stato veneto rappresentato dall’Autogoverno del Popolo Veneto-Stato delle Venetie, si sia di fatto realizzata la più grande negazione dei principi veneti della Serenissima, negati al massimo grado proprio da coloro che si professano veneti e che in realtà possono essere solo di pure stirpe italiana moderna.
Adesso il tempo sta facendo emergere la verità, e le prove di ancora più gravi ruberie nel primo governo. E si è pure affacciata l’ipotesi che sia stato lo stesso stato italiano, con propri agenti mascherati da presunti ex-poliziotti, ha cercare di prendere il controllo dell’Autogoverno, per ridurre di nuovo il popolo veneto sotto un governo fantoccio come quello che creò nel 1866.
Chiunque sia stato, hanno fallito, perché ancora una volta hanno vinto i principi costituzionali del popolo veneto.
Tornando al problema della giustizia, come ultima considerazione, occorre notare che nella repubblica veneta non esisteva una netta separazione fra governo, parlamento, magistratura e amministrazione o “Stato”. La moderna teoria costituzionalista, a partire dalla rivoluzione francese, sostiene che debba esserci la “divisione dei poteri”. Ed invece chiunque si interessi di cosa pubblica sa che in effetti il confine fra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario è spesso inesistente se non molto labile. Basti pensare al CSM italiano, per lo più fatto di politici.
Ebbene, ormai è chiaro che la “divisione dei poteri” modernamente intesa non è una soluzione, anzi genera mostri come il conflitto di attribuzione e la guerra fra caste. Lo stesso Maranini, che era un costituzionalista italiano, seppure al tempo dello Statuto Albertino, segnala che il problema della divisione dei poteri esiste quando si parte con il piede sbagliato, ma tale problema non esisteva e non poteva esistere in quel “meraviglioso impianto” che era la costituzione di Venezia.
Anche in questo per noi veneti la Rivoluzione Francese è stato solamente un arretramento di molti secoli.
Pier
17 Agosto 2011 @ 16:48
Poichè non so come fargli pervenire un messaggio utile vorrei che qualcuno gli facesse sapere quanto segue. Se egli fa arrivare un camioncino di viveri , con aria furtiva, tutti i detrattori si precipiterebbero a vedere e dileggiarlo. Ma il camioncino con scritto esternamente VIVERI, ALIMENTARI, poi spalanca le porte per rivelare al suo interno un contenuto di altro genere, magari fantocci di politici… Questo gli darebbe quella notorietà che gli manca per fare la DOCCIA al parlamento come primo colpo di scopa! http://ilsole24h.blogspot.com/2011/08/gaetano-ferrieri-e-lo-sciopero-della.html
Pier 17-8-11
Pier
26 Luglio 2011 @ 17:14
Credo di conoscere quel Gilberto, poco informato data l’età . Ma non è male che desideri sapere cose che richiedono letture lunghe adatte alle vacanze. La repubblica di Ve quando c’era un malfattore il Consiglio dei X era efficiente. Il 1° gg veniva denunciato, il 2° lo arrestavano, il 3° lo facevano confessare, il 4° eseguivano la condanna. Per questo ha durato > 1000 anni. Oggi è appena 150 anni dall’Unità e già siamo scassati in tutti i modi.
Gilberto Gasparini
13 Dicembre 2010 @ 13:32
Non posso che essere d’accordo sui vari punti e soprattutto sul giudizio finale sulla rivoluzione francese (condiviso anche da molti Francesi). Grazie per l’esauriente informazione fornita.
Pier
21 Marzo 2011 @ 12:44
ridondante
Pier
12 Dicembre 2010 @ 06:48
Fai indubbiamente un encomiabile, appassionato e faticoso lavoro , di cui si dovrebbe essertene grati. Personalmente penso , anzi non solo io, che l’individuare ed elencare i motivi di tanto dissesto socio-politico ed etico italiano, sia un esercizio poco producente; molti danno per scontato che si sentano OGNI giorno nuovi spropositi…. e la misura non sembra mai colma. Questa cronica indifferenza (in montagna è tutto esaurito perchè guai a toccare la vacanza !) del nostro popolo per i grandi problemi nazionali, non è nuova. Ancora prima dell’Unità d’Italia (mi verrebbe da scriverla con la minuscola) i contrastanti e dicotomici comportamenti della nostra gente, erano proprio COME ora: sembra che NON SAPPIA davvero quello che vuole, salvo beninteso essere tassata e usufruire delle agiatezze ! Mi spiace molto che passi il tempo in queste decadenti espressioni e non potere vedere un NUOVO CORSO delle cose che ci faccia provare un poca di legittima soddisfazione.