La via a Segato si farà: la legge italiana richiede ancora 3 anni e il prefetto non c’entra.
Un’articolo del Gazzettino del 17 ottobre 2013 raccontava di come il prefetto di Vicenza avesse negato l’autorizzazione al comune di Rosà di intitolare una via a Giuseppe Segato, intellettuale e storico veneto.
L’articolo non spiegava la decisione del prefetto, lasciando intendere che derivasse dal cavillo legale sollevato da un comitato ( probabilmente del PD).
Leggendo la delibera del prefetto si sarebbe capito di più : egli richiama un articolo di legge italiana del 23 giugno 1927, la n. 1188 che all’art. 2 dice: “Nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persona che non siano decedute da almeno dieci anni.” . Il prefetto aveva per altro avuto il parere contrario dalla “deputazione” di storia di Venezia, previsto dalla norma, il che non lasciava al prefetto alcuna scelta, anche fosse stato d’accordo con l’intitolazione.
Inoltre, anche se la strada è privata, è pure comunque ad uso pubblico, quindi parificata.
Non resta quindi che aspettare ancora 3 anni, e magari inaugurare la strada proprio il giorno della morte di Bepin Segato.
Purtroppo questa vicenda è stata strumentalizzata da alcuni gruppi venetisti.
In particolare il partito Indipendenza Veneta, per voce del suo presidente avv. Morosin, ha lanciato parole di fuoco contro una presunta violazione dell’autonomia del comune e sull’operato del prefetto ( http://www.indipendenza veneta.com/editoriali/2013/10/17/no-al-prefetto-!-si%E2%80%99-alla-via-dedicata-a-bepin-segato.-di-alessio-morosin/ ) .
“Esprimiamo il nostro totale disappunto per l’intervento dell’Istituzione prefettizia nelle decisioni di una amministrazione locale che in assoluta autonomia e libertà….”
“Ebbene, di fronte all’insopportabile e audace gesto di un ente che rappresenta in modo ombroso la longa manus di un governo estraneo” “sfacciata provocazione e all’audace arbitrio ”
Arbitrio significa “abuso” cosa irregolare. Morosin usa le parole di chi non conosce le regole legali e fa seguire molti richiami a Einaudi che credo non avesse in animo di dividere l’Italia.
Peccato che tutto questo sia infondato . Morosin dimentica o non conosce i limiti dell’autonomia degli enti locali. Un comune è soggetto alle leggi, come le province, e le regioni. Le materie sono distribuite, e tutto alla fine si concentra nel governo italiano, che pure con il cappello del “interesse nazioanle” fa quello che vuole. La denominazione delle strade sono sottoposte all’autorizzazione del prefetto di uno stato centralista.
Lamentare la scelta del prefetto come un arbitrio (e non un arbitro) è la clamorosa dimostrazione che non si conoscono i meccanismi di governo. Eppure ci si propone per fare un governo internazionale.
Morosin sembra non conoscere legge, chiede perfino di intitolare al suo partito tutte le piazze dedicate a Roma. Mi starebbe bene lo stesso, ma mi pare un po’ fuori registro, poi ci toccherebbe fare le vie al PD al PDL e all’Italia dei Valori….. oddio no.
Si può dire che c’è sicuramente una negazione della identità veneta, ma il prefetto non fa altro che il suo lavoro sulla base di leggi reputate vigenti. Il prefetto è solo un delegato del governo. Se sta violando delle norme lo si dica e si faccia ricorso al TAR.
C’è certamente una repressione culturale del popolo veneto, ma se si vuole cambiare lo stato delle cose si deve creare un nuovo sistema con un metodo legittimo e legale, oppure partire dalla illegalità del sistema italiano.
Non esiste un sistema interno italiano che permetta la nascita di una autonomia, se non per il bilinguismo. Anzi, Roma sta andando nel senso opposto all’autonomia, sempre più centralismo, meno province, meno regioni, meno autonomia, meno poteri e soldi ai comuni.
Anche il referendum per l’indipendenza è ovviamente vietato dalla struttura dei poteri, in Veneto è vietato perfino anche quello solo consultivo!
E’ come scoprire l’acqua calda: l’Italia è ancora fascista nel regime effettivo.
Sperare di cambiare questo sistema dal di dentro è una utopia, lo crede solo chi non conosce i meccanismi di governo. E magari crede di poter fare un referendum utile che invece sarebbe solo uno spreco di denaro , privato oltretutto.
In effetti l’ alternativa sarebbe l’autodeterminazione del popolo, ma occorre avvalersi del diritto internazionale, senza referendum o altro, e non vi può procedere un comune, o una regione, ma solo una rappresentanza autopoietica del popolo veneto. E’ quello che abbiamo fatto nel 1999, e anche quella volta Morosin non ha capito bene.
Questo processo per fortuna non prevede poltrone fino alla piena indipendenza, e dunque fa si che anche i caregari che cavalchino l’autogoverno finiscano per autodistruggersi o rendersi ridicoli.
E’ del tutto evidente però che l’autodeterminazione, senza il seguito di massa che danno le TV, lascia in una oppressione culturale e fiscale di fatto. Chi riesce ad andare in TV ogni 2 giorni, non parlando di questo nega nei fatti la libertà al suo popolo.
Per noi dell’Autogoverno del Popolo Veneto il prefetto deve decolonizzare perché sta violando il diritto di autogoverno del popolo veneto, ma pure perché lo Stato Italiano è abusivo fin dal 1866, avendo fatto votare i suoi soldati al posto dei veneti.
Morosin invece chiede a questo stato di fare un referendum, riconoscendo legalità al suo attuale operato. Non può allora dire che il prefetto sbaglia, fin tanto che se ne riconosce la legalità, non lo si può incolpare se la rispetta!
Insomma se si vuole che venga rispettata l’identità veneta, occorre prima riconoscere che le leggi italiane non valgono nel nostro territorio, perché devono valere quelle del popolo veneto in autogoverno, occorre dichiarare abusivo lo stato italiano fin dal 1866.
E così ancora una volta i venetisti hanno dimostrato di non essere coesi attorno a discorsi seri, e di preferire la sterile polemica.
PS: se fra 3 anni non si farà la strada, allora si potrà urlare al razzismo