L'opinione di Loris Palmerini
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8 Maggio 2017

Il Governo mette le mani avanti: nessuna autonomia al Veneto

Attualità e storia del Popolo Veneto, Diritto, Politica, Venetie 0

In un articolo del Gazzettino del 4 maggio 2017 intitolato “Il ministro per gli Affari Regionali gela il Veneto: niente autonomia fiscale” si riporta il pensiero del ministro Costa sul referendum della regione Veneto per l’autonomia che si terrà il 22 ottobre 2017, pensiero espresso in Parlamento al Question Time.

Secondo Costa il referendum non porterà all’autonomia fiscale, il Veneto non avrà autonomia fiscale nè dopo il referendum, nè dopo l’eventuale intesa con il Governo.

Dall’articolo si capisce che si sta parlando solo di deleghe di compiti, cioè in pratica alcune cose che oggi vengono fatte dallo Stato, come per esempio le strade statali, verranno fatte dalla Regione, ma quando i giochi saranno fatti non ci sarà un euro in più di risorse, e non ci sarà un euro in meno di tasse per i residenti in Regione.

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Il ministro richiama gli art.116 e 117 della Costituzione, e afferma che le risorse trasferite alla Regione saranno solo quelle necessarie ai compiti che la regione svolgerà al posto dello Stato. Ed anzi occorrerà vedere quante saranno a posteriori. Secondo me questo implica che se la regione spenderà meno, evidentemente il risparmio se lo terrà lo Stato.

Sicuramente Zaia non è d’accordo su questa impostazione del Ministro, ed è una discussione che ripete quella che si è vista all’aula magna del Bo’ di Padova qualche mese fa.

zaia stringe la mano a costa

Infatti il ministro ha riafferma, come fece allora, che Zaia potrebbe già ora portare a casa delle competenze, ma Zaia a suo tempo disse che non può e non deve chiedere ora in virtù della sentenza della Corte Costituzionale, poiché c’è da fare il referendum.

Dando per scontata una vittoria schiacciante del sì al referendum, certamente bisognerà aspettare anni per vedere le cose fatte, ossia le competenze trasferite, i lavori avviati, e le compensazioni decise. Parliamo sicuramente di almeno qualche anno, e solo allora la Regione avrà forse l’occasione di decidere di più riguardo ai lavori svolti nel proprio territorio, forse i lavori si faranno rispettando i tempi ed in maniera più efficiente, probabilmente si spenderà meno a livello statale. Tuttavia sembra che non cambierà nulla per il contribuente della Regione in termini fiscali, è questo che dice il ministro.

Insomma sarà più che altro una occasione di potere in più per i partiti regionali, sperando che ci siano meno tangenti anche se c’è da aspettare di capire fino in fondo le dinamiche degli appalti che purtroppo abbiamo visto con il Mose e molto altro.

Quindi mi pare chiaro che questa autonomia di gestione dei lavori non sarà una autonomia della regione come il Sud Tirolo, e non avrà di fatto alcun beneficio diretto sulle tasche dei residenti della Regione Veneto. Direi che in effetti è quello che dice l’art.116 della Costituzione. Si tratta di deleghe, non di autonomia.

Per far diventare una regione autonoma occorre fare altro, ossia modificare la Costituzione, e ci vuole almeno un anno con le elezioni di mezzo, i cambi di partiti…… se a Roma volevano darci l’autonomia ce l’avrebbero già data nelle decine di occasioni avute e con le decine di richieste ricevute.

Per altro l’autonomia, se si guarda, ce l’hanno solo le regioni che hanno una specialità, ossia o sono delle Isole, oppure sono popolate da particolari “etnie” o minoranze.

I residenti del Veneto sono una etnia ? O sono una minoranza nazionale ? Ecco che torna la legge 28 del 2016 che riconosce al “popolo veneto” (che non sono i residenti in regione) i diritti di nazione minore, di minoranza nazionale.

La legge 28 infatti riconosce al popolo veneto i diritti della Convenzione Quadro per la protezione delle minoranze nazionali, e come dovuto dal diritto internazionale riconosce che sono minoranza nazionale le popolazioni legate per storia veneta o lingua che si autodichiarano . E questo quindi al di là delle regioni e delle frontiere. In pratica le popolazioni da Bergamo a Udine ( o quasi tutto il Nord-Est) ma anche quelle dell’Istria e della Dalmatia perché la “Convenzione” è legge internazionale.

Se la legge 28 del 2016 si salverà dalla Corte Costituzionale, che dovrebbe decidere entro un anno, o se l’Europa difenderà i nostri diritti umani di popolo veneto, allora le cose cambieranno per davvero: avremo legalmente riconosciuta una specialità superlativa.

Se la legge si salverà ecco ci sarà quella specialità che giustifica l’autonomia, e l’autonomia arriverà tramite l’applicazione della Convenzione Quadro. Le spese saranno a carico dello Stato, che non potrà più prelevare circa 50 miliardi di euro all’anno come fa ora, ossia circa 5000 euro a testa all’anno, neonati e centari compresi.

Questo non impoverirà il resto d’Italia, al contrario, ci sarà una crescita del PIL e una “raddrizzata” dell’Italia intera costretta a tagliare gli sprechi, il parassitismo, i fancazzisti, i falsi invalidi, le mafie, la corruzione ….. spostando il tutto su spese non parassitarie. Per cui anche l’Italia ne avrà un beneficio.

Certamente nel corso degli anni il Nord-Est diventerà una unica regione, in pratica rinascerà di nuovo la Serenissima anche se non indipendente, o per chi lo preferisce, rinascerà la Venetia et Histria di epoca romana, ma comunque una regione fortemente autonoma come o più del Sud Tirolo.

E allora perché c’è chi non difende la legge 28 in questo momento? O non sa di cosa si tratta, oppure non ha a cuore gli interessi dei veneti. Ma nemmeno dell’Italia direi.

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