La biologia, da non-scienza a nuovo paradigma della scienza
In questo blog non discuto di filosofia, scienza e religione, ma chi mi conosce sa che quando ne ho l’occasione lo faccio volentieri, e recentemente una conversazione mi ha rimestato i fondamenti del mio pensiero , elaborato oramai in anni lontani.
Quando ero studente all’università (che anocra non ho completato!!) si considerava la biologia quasi come una non scienza, e non escludo che ancora oggi, un quarto di secolo dopo, vengano trasferiti alcuni preconcetti del genere agli “scienziati”.
Il problema era che la scienza classica non sapeva, al tempo, dialogare “con” e studiare i sistemi biologici, che poi abbiamo imparato a classificare come “sistemi dinamici aperti”, anzi, è questo un concetto ancora oggi non enucleato in alcune comuni fonti di conoscenza (vedi Wikipedia, per quanto criticabile).
Che cos’è un sistema dinamico e aperto? Ora come ora non riesco a dare una fonte di riferimento per un concetto non mio, ma riesco a trovare in rete queste enunciazioni: all’interno della teoria dei sistemi (quindi non nel senso comune) un sistema dinamico e aperto è tale se
– IL SISTEMA È APERTO SE INSTAURA RELAZIONI CON L’AMBIENTE ESTERNO IN CUI OPERA, QUINDI NE VIENE CONDIZIONATO E LO CONDIZIONA IN DIVERSI GRADI
– IL SISTEMA È DINAMICO QUANDO LE SUE CONDIZIONI DI EQUILIBRIO VARIANO NEL TEMPO
Quanto meno la definizione si attaglia a quello che intendo con l’ espressione detta.
Sono stati proprio grandi scienziati (e premi nobel) a modificare il paradigma della Scienza classica, per esempio il chimico Ilda Prigogine con la teoria del Caos, oppure il fisico Werner Carl Heisenberg con il Principio di indeterminazione oppure matematici come Kurt Gödel con il suo Teorema di incompletezza .
Essi hanno rivisto e messo in discussione il paradigma della scienza in maniera talmente profonda (o radicale) da gettarla nello sconcerto e costringerla a elaborazioni del pensiero tipiche della filosofia. Nulla di strano per chi pensa, come me, che la scienza non sia altro che un modo di affrontare la conoscenza attualmente fra i più efficaci, ma non necessariamente completi e perfetti.
Per fare scontenti tutti compresi i filosofi, mi spingo oltre dicendo che quelli, gli scienziati sopraddetti, erano veri filosofi, che abbracciando il principio della scienza, quindi il principio di non contraddizione e il principio della probabilità statistica e della verificabilità come mezzo di conoscenza del reale, hanno di fatto ristrutturato il nostro Episteme invalidando e falsificando una parte del metodo scientifico e dei suoi fondamenti filosofici. In fin dei conti è proprio l’errore o l’errare del sistema scientifico che assumiamo come vero che invece ci dimostra la sua fallacia e quindi ci indica la strada da seguire per la sua falsificazione ma anche per un suo miglioramento.
Detto ciò, cosa c’entra tutto questo ?
Centra quando si pretende di assumere la scienza classica, ossia il suo metodo, a sistema onnipotente (e non falsificabile) del conoscere, lo si pretende talmente onnipotente da essere paragonabile a Dio, anche esso mai discusso, quando invece esiste una gran parte dello scibile che non ci è noto, esattamente come oggi abbiamo scoperto che la materia oscura è probabilmente la maggior parte della materia stessa (non ne siamo certi), ossia non conosciamo nemmeno della materia tangibile la maggior parte della sua composizione.
Il fatto è che se si crede nella onnipotenza della Scienza, si giustifica facilmente l’uso a dismisura degli antibiotici, ma si arriva fino al punto di selezionare nuovi ceppi batterici (i super-bug) che potenzialmente faranno più morti di quanti gli antibiotici ne abbiano salvati contrastandoli.
Oggi i “super bug” resistenti ad ogni antibiotico sono tutt’altro che un fantasma che preoccupa anche l’ONU (aggiornamento del 7 aprile, infezione da super-bug a Treviso). Speriamo che la profezia non si auto-avveri, che la scienza scopra ancora una nuova diga, ma intanto è palese che l’uso degli antibiotici indiscriminato e non prudente non ha debellato i batteri che voleva combattere, li ha solo fatti evolvere, potenzialmente rischiando lo sterminio della popolazione che invece era oramai in maggior parte resistente alle infezioni classiche. E tutto questo prevalentemente per allevare animali intensivamente e vendere qualche bistecca in più.
Ancora, qualcuno ha studiato se vaccinare in massa in realtà non faccia altro che lo stesso effetto degli antibiotici e porti, dopo una apparente ed iniziale riduzione della malattia vaccinata, da ultimo in realtà solo alla selezione di un nuovo ceppo della stessa malattia (virale o batterica) più evoluto e resistente contro cui i vaccini non servono nemmeno più se non addirittura impegnando inutilmente il sistema immunitario? Uno studio dimostra che la grande quantità di radicali liberi ingenerati dalla vaccinazione possa non solo innescari tumori e la distruzione del sistema nervoso sovraeccitato, ma anche la modifica genetica di virus altrimenti non pericolosi.
La realtà è che non lo sappiamo, ci sfugge molto su questi meccanismo come la maggior parte della materia che è oscura.
Il dramma, la non scienza, è quando rifiutiamo di affrontare razionalmente questi temi, solo perché si mette in discussione il dogma della “onnipotenza” della scienza. Nel momento in cui uno scienziato non accetta la discussione sull’errore inspiegato dalla scienza e sul rischio del negare il principio di precauzione, smette di essere scienziato e diventa solo un adpeto della religione “Scienza”.
Oggi comunque è certo che la scienza classica limitata e onnisciente non è nemmeno più considerata scienza, ma “scientismo”, una specie di nuova religione alla base del quale sta il dogma della modificabilità e del controllo completo della natura da parte dell’uomo.
Il problema, e si chiude il cerchio, è quello di considerare il mondo e la natura come sistemi statici, mentre è piuttosto, (e la biologia lo sa da tempo) un sistema dinamico aperto per altro ipercomplesso e non deterministico , anzi, la teorica del caos e il principio di indeterminazione ci dicono che l’intero universo al fondo ha un probabilismo e non necessariamente una causalità (principio del causa effetto). E con ciò, per buona pace anche dei filosofi, se ne va in soffitta anche il principio di non contraddizione!
Come si fa a spiegare queste cose a menti giovani ed addestrate al solo uso di macchinari complessi senza la conoscenza del contenuto della scatola?
Non lo so, ma sempre mi accordo che un poca di “dissonanza” cognitiva è utile a indurre ragionamenti e dubbi. Si spera che serva. A volte si fanno arrabbiare le persone, pazienza, meglio che capiscano arrabbiati piuttosto che non capiscano proprio o che non vengano nemmeno a contatto con questi fastidiosi elementi che innescano dubbi.
Perché n po’ di di dubbi fanno sempre bene!
E quando questo non serve e non produce effetti (perché la persona rifiuta la discussione rifugiandosi nella religione della Scienza o nella religione tout-court), ancora non è persa per sempre la speranza di cambiamento, purtroppo però ci penserà la vita con le sue sberle a fare il cambiamento, che non di rado producono effetti psicosomatici, fino a quando l’individuo non si evolve oppure non si autodistrugge perché non adatto a sopravvivere.
Si spera sempre nella evoluzione individuale, anche se questo a volte costa molto nei termini di separazione ed abbandono di teorie ancestrali.
Io semplifico sempre molto, sono un quasi pedagogista, o cerco, e cerco di trasmettere dei concetti usando il logos, e quando non riesco a far di meglio cado spesso nel trasmetterlo con un patos bruto: chiedo scusa e mi si perdoni se si può.
Ma da decenni ho compreso il significato di “elan vitale”, “slancio vitale”, nel senso del filosofo Henri Bergson secondo il quale vi è una continua differenziazione nello sviluppo della vita, la vita cerca sempre nuove direttrici evolutive.
Semplifico io: la vita vuole la vita. E’ non c’è scienza che tenga.
Perché il titolo “La biologia, da non-scienza a nuovo paradigma della scienza”?
Perché da quanto detto sopra ne viene che negli ambiti che studiano i sistemi dinamici aperti, una volta quasi solamente la biologia, si è sviluppato un diverso paradigma della scienza, ossia della conoscenza, e dunque questo paradigma è oggi la frontiera della filosofia, ed in particolare la ricerca è tanto più viva nell’ ambito di confluenza fra la biologia, l’ingegneria e la psicologia che si chiama “intelligenza artificiale” e “vita artificiale”, e che poi ci hanno già portato oggi a sistemi intelligenti come Watson e ben presto agli androidi . In quell’ambito dell'”artificiale” assistiamo alla riformulazione della conoscenza dalle sue fondamenta, perché nella replicazione del più importante prodotto evolutivo chiamato “conoscenza” assistiamo, attraverso la replicazione concreta in termini biologici e funzionali ed ingegneristici, allo sviluppo della spiegazione e comprensione di noi stessi Fino a ridiscutere il nostro stesso concetto di essere umano, e della nostra dignità nella evoluzione e nell’universo (almeno in quello a noi noto). La domanda che sorge sempre più forte è : a cosa servirà ben presto l’uomo nell’universo? La domanda stessa dimostra che abbiamo ancora molto da fare per sviluppare in noi il rispetto di noi stessi, ossia la comprensione dei “diritti umani”.
Purtroppo questa ricerca non si svolge nella già mitica ed importante Università di Padova, nota per secoli per il suo Aristotelismo, ma nelle università sopratutto degli Stati Uniti, dove evidentemente la disponibilità di fondi e di moneta stampabile fa la differenza. Ma c’è da dire che in Italia sta venendo meno persino la libertà della scienza mentre quella della medicina è da tempo ridotta a simulacro.