Da fine anno il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha riproposto sempre più di frequente la questione dell’autonomia della Regione Veneto, come per altro era nel suo programma elettorale e su cui ha ricevuto un forte consenso elettorale.
Come noto l’autonomia regionale passa attraverso il riconoscimento del parlamento italiano in costituzione (cosa di cui non c’è traccia nella nuova formulazione), oppure attraverso la concessione del governo di autonomie differenziate ma sottoposte al controllo del governo, meccanismo che però verrà cambiato con la nuova costituzione.
C’è un conflitto fra la richiesta dell’autonomia regionale al governo centrale e la richiesta della nazione veneta di essere riconosciuta e di avere i diritti che le spettano che abbiamo operato con la presentazione del progetto di legge in regione ? La risposta secca è NO, anzi, vi può essere sinergia.
Più in dettaglio. Il referendum sull’autonomia regionale (quindi dell’ente regione ) può far riconoscere al governo centrale la volontà dei veneti di avere l’autonomia come ente territoriale, cosa che per altro è gia’ assodata sia dai sondaggi, sia dal voto di meno di un anno fa.
Il percorso verso l’autonomia, come detto, è lungo e di fatto passa per Roma e le sue pastoie, ed in ogni caso, qualora avesse successo, non porterebbe ai posti riservati per i veneti nell’amministrazione pubblica, nè al trattenimento delle tasse per le spese di canali TV e giornali in lingua veneta, nè alla cartellonistica stradale bilingue, nè all’insegnamento nelle scuole di lingua storia cultura veneta, nè al bilinguismo nei tribunali, e nemmeno, cosa molto importante per la Lega e per i veneti in genere al controllo e moderazione dei flussi migratori a livello regionale.
Inoltre il riconoscimento dell’esistenza della nazione veneta quale minoranza dello Stato aprirebbe le porte alla riunione dei veneti di varie regioni sotto un unico ente amministrativo come previsto dalla legge internazionale. Tutto questo non si può avere con l’autonomia regionale, e nemmeno con la fusione delle regioni, ma solo sulla base del riconoscimento di una nazionalità minore (nel senso numerico), ossia di “minoranza nazionale” come la chiama la legge internazionale ratificata con L.n.302/1997.
Il progetto di legge regionale che abbiamo depositato porterà invece tutto questo, e il Consiglio regionale lo puo’ discutere ed approvare in breve tempo, pochi mesi, e per altro per statuto è obbligato a metterlo all’ordine del giorno perché depositato da una serie di enti locali.
Autonomia regionale e autonomia dei veneti come nazione minore sono due percorsi che possono andare insieme ed aiutarsi ma sostanzialmente sono diversi negli scopi e nei risultati e nei metodi, non si contrastano nel percorso, sono come le due aste di una croce che possono trovare il massimo della forza al loro incrocio.
La vedo dura però che il parlamento di Roma riconosca l’autonomia, dovrebbero tagliarsi gli stipendi. Mentre non credo che il Consiglio Regionale possa dirà NO al riconoscimento dei veneti come nazione con i diritti di minoranza nazionale, sconfessando quanto fatto con le risoluzioni del 1998, del 2012 e con lo statuto.
Per altro, approvato dal Consiglio regionale il riconoscimento della nazione, cosa che può fare solo con la attuale costituzione, Zaia potrà farsi forte di questa identià ed ottenere dal parlamento il riconoscimento di regione autonoma come è autonoma la provincia di Bolzano (tutt’altro di quanto è Trento) , ossia potrà ottenere più autonomia di governo e del territorio proprio per rispondere ai bisogni della nazione “minore” veneta .
Purtroppo però c’è la certezza che l’autonomia della regione arriverà dopo l’ entrata in vigore della nuova costituzione proposta da Boschi e Renzi, riforma a mio avviso illegale che all’art.117 di fatto cancellerà ogni autonomia delle regioni dando al governo centrale la prevalenza anche sulle materie oggi riservate alle regioni.
Non sarà così invece per i diritti della minoranza nazionale, perché una volta riconosciuti non potranno mai più essere cancellati in quanto agganciati ad una norma internazionale.
Quindi, di nuovo, non c’è conflitto fra i due percorsi, di sicuro uno è vincente.