La libertà significa nessuno stato ?
C’è chi confonde la “libertà” con l’assenza di uno stato, ossia con l’assenza di regole e di tasse. Nella versione più integrale si arrivare a dire che ogni tassa è un male, e ogni stato alla fine è un problema. Costoro spesso si autodefiniscono “liberisti” ma io preferisco considerare la loro aspirazione come “anarchica”. Sì, perché per me uno stato senza regole non è uno stato, mentre la società ha bisogno di un minimo di servizi comuni, per esempio quelli della sicurezza e della giustizia. Se non ci sono questi servizi essenziali, cosa dovrebbe fare una persona che subisce un furto ? Dovrebbe farsi giustizia da sola ? Ecco che l’assenza di stato è anarchia, quindi per evitarla ci vuole un governo, un apparato di sicurezza, giudici indipendenti, e qualcuno che ne paghi i costi. Quando tutto ciò non esiste l’individuo normale è ridotto nella maggior parte dei casi a restare nella sua condizione di partenza, mentre al potere non ci vanno i migliori (come sarebbe logico pensare) ma i più delinquenti e violenti (come è dimostrato praticamente e storicamente). Insomma l’esistenza ed il rispetto delle regole essenziali ( quindi regole ragionevoli, non oppressive, che non creano casta e cosche ecc) servono alle persone buone per coltivare le libertà , e sono di ostacolo alle persone che smaniano al potere e alla sopraffazione come succede in natura. In natura infatti non esiste la “libertà” che è in grado di sviluppare una società evoluta, in “natura” le persone sono suddite del campo non irrigato e della non organizzazione del lavoro, e muoiono con le carestie. Se ci si ragiona, la butto lì senza spiegare troppo, il paradosso è che il liberismo è antiliberale, e il “diritto naturale” è un non-diritto perché riduce l’uomo a bestia. E sì. E con questo mi sarò fatto altri 100 nemici fra libertari e liberisti. Chi se ne frega ! Non sono dalla parte sbagliata della storia come ha dimostrato il fallimento del sistema degli ultimi hanno, che è stato tenuto in piedi con ricette puramente socialiste.
Invece alcuni tipi di assistenza (come anche la sanitaria – senza sprechi ovviamente) fanno funzionare meglio la stessa società, garantendo non solo più benessere per tutti, ma favorendo il più possibile l’ espressione individuale. Non è l’unico caso, oggi siamo in una società ipercomplessa che richiede grandi capacità di governo, e per averle occorrono anni e anni di studio, non basta essere eletti. Siamo alla fine della democrazia ? In parte sicuramente sì. Quanto meno la “democrazia” si sta confrontando con il sistema del partito unico centrale della Cina, e sta perdendo. ( In realtà non è la “democrazia” che si sta confrontando, ma questo sistema basato sull’usura bancaria). Io non condivido l’idea che meno regole siano garanzia di libertà, e nemmeno l’idea che tante regole, cavillose e pesanti, servano a garantire più benessere. E’ chiaro e semplice anche per un bambino che le regole che servono devono esserci e quelle che non servono sono un danno. Troppo complicato ? Sembra proprio di sì per i liberisti e i socialisti (che comprendono il socialismo nazionale o “fascismo”, e il socialismo reale o “comunismo”). Dentro di me invece coltivo l’idea di uno stato come “servizio” al cittadino. Ovvio che per il fine che esista un “servizio” si debbano pagare delle tasse, ma è ovvio che il concetto stesso di stato efficiente ed utile implica che il minimo delle tasse necessarie va pagato, e che in una società moderna siano pagate da tutti perché sono tanti i servizi. Ho vissuto per oltre 1 anno in uno stato così, in Belgio. In quel paese che lo stato debba essere una cosa utile a tutti è un fatto nemmeno da discutere, come non è accettabile il dipendente pubblico scortese o inefficiente. Non esiste che un assenteista non venga licenziato. Non esistono stipendi diversi dal privato. Un professore universitario lavoro come un dipendente e prende solo il doppio, non 3 volte come in Italia per lavorare 200 ore l’anno. Tutto ciò, realtà in Belgio come in molti altri posti, in realtà è una idea “veneta” dello stato: noi eravamo questo per primi e lo siamo stati per circa 5 secoli, mezzo millennio. Sembra impossibile , è inaccettabile per chi si sente italiano, ma noi veneti eravamo la Svezia d’Europa d’oggi e allo stesso tempo la Germania d’oggi per quanto concerne l’influenza politica e culturale. E’ ovvio che l’idea dello stato come servizio implichi il concetto di contribuzione, e questo impone che a pagare vengano chiamati tutti, per primi chi le tasse oggi non le paga. Cosa fa lo stato italiano invece ? Fa pagare sempre gli stessi e sempre di più, che alla fine (come sta succedendo) schiattano. Ecco perché lo stato oggi vuole chiamare a contribuire le prostitute, i trafficanti di droghe leggere, ma non ancora le banche e le mafie ecc ecc. , perché non ce la fa più a sopravvivere spremendo sempre gli stessi, che intanto sono al collasso. Non è cambiato il DNA dello stato italiano, non combatte gli sprechi, non è guidato dai principi di far meglio e bene spendendo il minimo. Quando e se potrà (non succederà) tornerà a sprecare come prima. Io invece mi tengo l’ ideale concezione dello Stato Veneto, ma sono consapevole che l’Italia non è questo e mai lo sarà. La concezione che lo stato è un nemico (che è NON VENETA) è una triste verità italiana. Secondo me i veneti e i lombardi sono ridotti a poveri sfruttati dal sistema italia perché non hanno ancora accettato l’idea che il loro stato è morto. Nella loro cultura hanno sempre pensato che , pur nelle ruberie , lo stato fosse un “servizio” al cittadino, in qualche modo ancora credendo di avere a che fare con uno stato come quello che li governava. Non si sono accorti invece che “Italia” è uno stato rapace, rapinatore, delinquente, nato da una invasione illegale, che li ha già rapinati più volte, li ha portati a 2 guerre, e li sta rapinando ancora. Chi pensa di andare a Roma per salvare l’Italia (o semplicemente sè stesso) non ha capito che l’Italia non è riformabile perché lo stato italiano ha un DNA di rapace invasore. Resteremo anche senza mutande prima di capirlo ?