SINTESI SUL REFERENDUM 1 – PERCHE’ NON VOTARLO
Il 31 maggio ho studiato il quesito referendario n° 1 trovandovi molte anomalie, e trovandone sempre di ulteriori anche in seguito. Per cominciare il quesito NON RIGUARDA LA SOLA ACQUA, ma riguarda invece anche le aziende di TRASPORTI, le aziende sui RIFIUTI e tutti i servizi locali pubblici, attualmente gestiti dai comuni o da loro aziende-consorzio. Gia’ questo configurava una grave stortura e anomalia dell’informazione che parla della sola ACQUA. Solo quando la mia denuncia era stata vista da circa 100.000 persone si sono decisi a cambiare gli spot pubblici.
Ma mentivano anche sul fatto che si tratta invece della distribuzione idrica, facendo credere che l’acqua sia stata “privatizzata” e questo e’ certamente FALSO. Si tratta di un evidente forzatura per creare una ondata emotiva che di fatto occulta la questione realmente coinvolta.
Quello che il referendum intende cancellare è l’art.23 BIS di una legge che da una parte regolamenta il mercato dei servizi pubblici locali di interesse economico (trasporti come metro e tram , asporto rifiuti, distribuzione acqua, pulizie e manutenzione strade, servizi assistenziali, ma NON energia elettrica e NON gas naturale che sono già regolamentati).
L’articolo che si vuole cancellare fa parte di una legge che ATTUA NORME EUROPEE, ma con scelte in parte “italiane” perché è facoltà’ degli stati di trovare una propria ricetta all’interno di ottiche comuni europee e di legislazioni che si avvicinano. L’Italia dal 1 dicembre 2009 non è più uno stato sovrano, ma una specie di regione autonoma della UE.
La UE disciplina la questione DEI SERVIZI LOCALI DI VALORE ECONOMICO.
Per valore economico si intende il fatto che essi sono a pagamento, quindi non sono in discussione i servizi sociali che non prevedono un corrispettivo in base alla prestazione. Ma sono compresi i servizi a tariffa, come l’acqua, i trasporti, ecc.
Il “protocollo 26” allegato al trattato di Lisbona riguarda il “Servizi di Interesse economico Generale” , e definisce che essi possono essere diversi da paese a paese, cioè di qualità diversa, in base a storia, cultura e situazioni geografiche e scelte politiche, ma non di meno essi devono essere di “qualità’, ed ad accesso universale”.
Principi generale che però delimitano le scelte del legislatore e NON POSSONO ESSERE DEROGATI perché di fonte sovraordinata.
Questo tuttavia non impone né che un certo Stato debba “POSSEDERE” per esempio gli acquedotti, anzi, è facoltà dello stesso di vendere anche i tubi dell’acqua, né che non li debba possedere.
Quello che i trattati impongono è che quando è possibile si debba permettere che un certo servizio possa essere svolto dai privati però dietro gara pubblica per l’appalto.
La questione e’ questa : COME FA UN PAESE CHE VIVE SUGLI APPALTI TRUCCATI A FAR FRONTE A QUESTI PRINCIPI?
I trattati europei da una parte garantiscono la universalità dei servizi, ma dall’altra impongono un “avvicinamento” delle normative.
L’articolo 23-bis che si vuole cancellare riafferma gli stessi principi europei, ma ne afferma anche altri 2 importanti.
In sintesi l’art.23 BIS (che e’ di 4 pagine) contiene 3 principi:
1- la proprietà’ PUBBLICA DELLE RETE anche per il futuro, anche per i nuovi impianti pagati dal privato, argomento specialmente importante per la questione della distribuzione dell’acqua
2- la universalità’ dei servizi, cioè la garanzia che l’acqua (ma anche i trasporti ) sono un bene comune garantito a tutti, come detto deriva dai trattati europei
3 – un limitata partecipazione delle aziende private solo dove possibile, solo al fine di innovare le reti che restano pubbliche, solo se europee e di paesi che rispettano la reciprocità’, e comunque tutto governato da BANDI PUBBLICI EUROPEI
Il terzo principio attua le norme europee (concorrenza dove possibile) ma in più impedisce la concorrenza sleale di altri stati e l’arrivo selvaggio delle multinazionali
La vittoria del “sì” cancella tutti e 3 i principi, ed essendo un referendum ABROGATIVO con il sì viene espressa la CONTRARIETÀ’ a tutti i principi.
Certamente i comitati per l’acqua sono invece A FAVORE della proprieta’ pubblica delle reti, e vengono chiamati a votare il CONTRARIO DI QUELLO CHE CREDONO.
Quando il principio viene negato ESSO NON PUO’ PIU’ ESSERE APPLICATO anche per le leggi passate e future, come nel caso del nucleare. Questo e’ il punto assolutamente non contestato nemmeno dai promotori dei referendum
I principi 2 e 3 sono invece di fonte europea, e quindi DOVRANNO ESSERE REINTRODOTTI PERCHE’ DERIVANO DAGLI ARTICOLI 14, 104 E 106 DEL TRATTATO SUL FUNZIONAMENTO DELLA UNIONE EUROPEA.
Anche se eventualmente dal punto di vista dei comitati si può discutere sulla questione delle partecipazioni, cioè se sia tollerabile una partecipazione al 40% dei privati nelle aziende di servi pubblici (e’ questo oggi la legge impone, almeno il 40%), non credo che essi sappiano che PERDONO LA PROPRIETA’ DEI TUBI !!!
E comunque lo scopo di bloccare le privatizzazioni parziali e’ del tutto INUTILE perché verranno reintrodotti per forza.
E’ infatti l’Unione Europea a imporre una parziale liberalizzazione dei servizi, solo dove possibile e non dove il servizio deve essere garantito a spese della collettivita’. Questo al fine di migliorare il mercato interno, che e’ la base genetica dell’Europa e di ogni civilita’ che sia durata almeno 1 secolo.
In pratica con la vittoria del Si’ , resta vero che vengono cancellate le “GARANZIE POPOLARI” sull’acqua e sugli altri servizi pubblici (trasporto locale, asporto rifiuti ecc) , ma rimarranno intatte le liberalizzazioni che sono imposte dall’Europa.
Inoltre, oggi le aziende pubbliche sane possono continuare tranquillamente a restare IN MANO AI COMUNI PER IL 60% DELLA PROPRIETA’, e non possono essere comperate dalle multinazionali (si noti che la vendita di quote ARRICCHISCE I BILANCI COMUNALI)
Con la vittoria del sì verranno tolte ai comuni, e date allo Stato, che farà tutto un calderone. Poi però le norme europee imporranno lo spezzatino e LE MULTINAZIONALI COMPRERANNO SOLO I PEZZI BUONI
A mio avviso questa operazione e’ potenzialmente utile solo a certi potentati:
– le caste politiche dei trombati e dei parassiti parcheggiate negli enti pubblici, che prendono stipendi e pensioni da nababbi, oltre ai loro partiti che hanno mangiato e sperperato per decenni.
– i comuni che sono proprietari di aziende pubbliche fallimentari : esse verranno accorpate a quelle efficienti in una Agenzia Unica dello Stato, perché la loro gestione verra’ sottratta ai comuni, e si ripagheranno i bilanci in rosso primariamente del sud con le aziende in attivo primariamente del nord-est che contribuiscono al bilancio comunale.
– le multinazionali, che dopo la creazione della Agenzia Unica dei servizi potranno comperare alle aste per pochi spiccioli tutto il baraccone, mentre ad oggi possono comperare solo le aziende FALLITE E DEPREDATE, non certo quelle efficienti e sane.
– coloro che non hanno mai pagato le bollette dell’acqua, dei rifiuti ecc che si vedranno cancellare il debito.
Chi ci rimettera’ :
– i comuni oggi proprietari di aziende sane che andranno in rosso (meno introiti, meno capitale, più costo dei prestiti)
– i cittadini che oggi fanno la differenziata , che mentre oggi lo fanno per aziende di proprietà comunale ( in pratica per sé stessi), poi lo faranno per i nuovi proprietari
– i cittadini di comuni con aziende locali efficienti che oggi pagano tariffe decenti che verranno accorpate alle società campane
– coloro che hanno sempre pagato le bollette e che si vedranno messi sullo stesso piano di coloro che non le hanno mai pagate.
Gli approfondimenti dei singoli temi e il video di analisi della legge sotto referendum si trovano su altre pagine del sito.
Loris Palmerini
www.palmerini.net