A questo punto vanno arrestati i sindaci del napoletano
L’emergenza spazzatura nel Napoletano richiede provvedimenti d’urgenza e pesanti.
Solo un pazzo incompetente puo’ ritenere che la spazzatura possa restare lì altri 10 giorni con questo caldo : si rischiano il colera, varie epidemie, o la diossina se continuano i roghi.
La giustificazione che non esiste un luogo per lo smaltimento non può giustificare la non azione dei sindaci che sono obbligati dalla legge.
Secondo il “Testo unico delle leggi sull’ ordinamento degli Enti Locali” “D.Lgs. 18-8-2000 n. 267 “, all’art.50 si legge
“5. In particolare, in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale. “
I sindaci possono e devono requisire un terreno nel loro comune, accumulare la spazzatura e coprirla con la terra o la calce viva.
Non si può aspettare niente e nessuno, ne va della salute pubblica.
Se non operano, si deve arrestarli per tentata strage, commissariare il comune e provvedere in sostituzione. Se non i sindaci il prefetto, se non il prefetto il Presidente della Regione, se non il Presidente della Regione il Commissario dello Stato, e altrimenti il governo direttamente, o il ministro della Sanità.
Se nessuno provvede si dimostra la non esistenza dello Stato o meglio il governo della mafia che da questa zozzeria ci guadagna a danno dei Napoletani, e non solo.
Tyr ama Quayag
6 Novembre 2010 @ 19:16
Stato borbonico??? Siete proprio senza vergogna voi padani.
Lucio
1 Giugno 2007 @ 07:41
L’emergenza rifiuti in Campania ormai è sintomatica e quindi non può essere vista come emergenza.
Non è un problema momentaneo o di stagione ma è un cancro che si annida proprio in quelle popolazioni.
Sono stufo di sentire che è colpa dello stato o della camorra.
Da quelle parti tutto è camorra e la gente fa parte del sistema.
La verità è che il loro DNA è “furbo” ovvero quando fa loro comodo usano le solite furbizie a loro vantaggio e quando sono in dificoltà invocano lo stato.
Le furbizie del tipo evasione fiscale, rifiuti, finte lauree, guida spericolata, non usare il casco, fregarsene delle leggi è da loro considerata normalità anzi è una loro qualità congenita di cui si vantano come la canzone napoletana o la pizza.
Poi quando scappa il morto per cause varie tipo dottori che scambiano un menisco con un rene, o bambini che vengono ammazzati perchè se ne vanno in giro con le minimoto o perchè edifici costruiti abusivi e con progetti firmati da ingegneri che si sono laureati comprando il titolo, allora invocano l’intervento dello stato.
Naturalmente lo stato lo invocano per un parziale rimborso monetario, a loro interessa solo questo, e lo stato da parte sua interviene mandando valanghe di soldi senza controllarne l’effettiva destinazione.
Allora che senso ha continuare ad essere soci di questi personaggi?
Lo stato italiano (borbonico) non ci rappresenta ed è del tutto chiaro che ci vuole una sterzata rapida e decisa da parte dei Veneti, altrimenti per quanti anni dovremo mantenere ancora questa gente che se ne strafrega dei principali diritti-doveri?
Come sia possibile essere soci con gente come Bassolino, Jervolino?
E’ mai possibile che nessun giudice sia ancora intervenuto ad arrestare questi due personaggi? Non succederà mai, i giudici partenopei non lo faranno mai.
Vi lascio una breve riflessione tratta da una lettera di qualche anno fa…meditate.
Al conte di Cavour, sul Mezzogiorno d’Italia
Roma, 20 luglio 1858.
Dal Duca Gramont di Salmour al Conte Camillo Benso di Cavour.
“Del resto siate sicuro che se non sarete in guerra con gli altri Stati dell’Italia Meridionale, non sarete mai amici e neanche alleati sinceri. E ciò non è affatto a causa della differenza radicale dei costumi, del carattere, della mentalità , delle consuetudini,di tutto: in una parola. Questa differenza, tutta a Vostro vantaggio, è certamente una delle più notevoli che esistano in Europa, e la Razza sia degli Stati Romani che di Napoli è più lontana dal tipo Piemontese di quanto non siate Voi dallo Svedese, dall’Inglese e perfino dal Lappone. Chiamiamo le cose col loro nome: non c’è razza umana più imbastardita nel morale, più avvilita, più depravata di questa. E’ letteralmente incapace di alcunché di buono se non di mentire su se stessa ed usare il suo notevole intelletto naturale a mascherare la realtà del suo carattere. Nulla potrebbe accadere di più infausto al Piemonte che di aprire agli Italiani del Mezzogiorno (Sud) le porte del suo Parlamento e della sua Amministrazione, poiché con loro entrerebbero immancabilmente la venalità , la codardia, l’impostura e la concussione. Tutto ciò che è insito nel sangue di tutte le classi è la causa di ogni male. Nessuno osserva la legge, qualunque sia: dura o clemente. Il despotismo è la regola per tutti.Non accusatene il Governo, sarebbe ingiusto, poiché non potrebbe agire altrimenti senza contravvenire alle usanze. D’altronde non gli si obbedisce e non obbedisce, e poi coloro che governano sono dello stesso sangue dei governati e tutti si capiscono. Alcuni oppositori dicono che fuori di Roma nelle legazioni è un’altra razza. Vi ho creduto dapprima, ma mi sono profondamente ricreduto. Sono altrettanto vili, incapaci, un po’ più corrotti, ecco tutto.Questa razza, ricordate ciò che Vi dico, sarà il flagello d’Italia e chiunque sogni per il Nord delle province italiane un avvenire nazionale deve ricacciare col piede questi ateniesi servili, artisti mancati, avvocati ciarlieri, strilloni da caffè, soldati di pane pepato che non meritano di essere raffrontati agli ardimentosi Piemontesi. Non perdete più tempo ad occuparvi di loro, credetemi, essi hanno la cancrena che si propaga. Solo il tempo, con l’industria, potrà cambiare questa natura bastarda e trascinarli al seguito degli altri Popoli, al seguito del Piemonte forse, e allora il loro governo che è carne della loro carne e ossa delle loro ossa muterà con loro. Più lo osservo e più ne sono certo.Ma ho detto abbastanza su questo Popolo: io lo disprezzo”.
(da Carteggio Cavour-Salmour, a cura della Commissione Reale Editrice dei Carteggi Cavouriani, Editore Zanichelli, Bologna, 1936- ).