La prospettiva di una ulteriore e più grave crisi economica
Nel 1999, nel pieno del boom del Web, mi recai presso la mia banca (al tempo Banca Intesa), chiedendo un prestito per sviluppare una azienda del settore Web, ed era un periodo in cui giravano parecchi soldi. Tanto per fare un confronto, il Gazzettivo aveva appena creato il suo sito, spendendo centinaia di migliaia di euro, ed io realizzavo prodotti analoghi a meno di un terzo dei costi. C’erano quindi ottime prospettive imprenditoriali, ma se non hai struttura e non puoi pagare un commerciale, non puoi nemmeno presentarti dal cliente. Invece il mio business plan non venne nemmeno valutato, e mi sentii semplicemente dire che “non siamo nella silicon valley”. Il paradosso è che in effetti al tempo il Veneto aveva delle performance superiori alla Silicon Valley e registrava un PIL/capita pari al 240% della media tedesca (primi in Europa e fra le migliori zone del mondo!).
Abbandonai presto l’opzione poiché mi resi conto, da alcune denunce ricevute, di vivere in uno stato di mafia, e dunque come i meridionali sanno bene, non si deve investire in una zona governata dalla mafia. In effetti a distanza di 15 anni non conosco nessuno della mia generazione che abbia avuto successo economico partendo dal nulla, solo i figli di qualcuno hanno potuto realizzarsi ma solitamente nello stesso lavoro dei padri.
Questo per dire che già quando c’erano le vacche grasse le banche non davano niente a nessuno se non dietro garanzie incredibili o a condizioni del tutto prive di rischio.
Ancora più oggi di allora le banche prestano il denaro solo a condizioni di non rischiare nulla ed a pochi soggetti che sono:
– agli speculatori in derivati e investimenti ad alto rischio, quelli che ti fanno guadagnare il 10-12%, perché la banca investe il denaro dei proprio correntisti e trattiene la maggiro parte del guadagno rigirando ai cretini che comprano i loro prodottisolo l’ 1-2%;
– a coloro che hanno molti soldi o “assets” cospicui, comprese le aziende, perché sanno che presto o tardi ci saranno difficoltà, una azienda potrebbe fallire e in tali casi sventurati per il finanziato la banca diventa pure proprietaria degli assets in quanto creditrice privilegiata, sebbene abbia già guadagnato sugli interessi, sui fidi, e commissioni spesso 2 o 3 volte l’erogato ;
– gli stipendiati a redditto fisso che comprano una casa o un immobile, perché li obbliga ad assicurarsi per il mancato pagamento (quindi non ci rimettono comunque) e a mal parata diventeranno proprietarie del bene; anzi, verso la fine del mutuo, quando mancano poche rate, è interesse della banca far in maniera che il cliente vada in difficoltà in modo da prendersi pure il bene già ripagato almeno 2 volte (con gli interessi)
– prestano alle aziende in difficoltà o alle start-up solo se vi è un fondo di garanzia o un finanziamento o una partecipazione pubblica, quindi senza rischiare.
La realtà è che il quantitave easing di Draghi (una operazione contraria ai trattati quindi illegale come il finanziamento alla aziende), non sono serviti altro che a ingrassare chi aveva rubato prima, e il sistema bancario e finanziario di oggi è ancora più a rischio di quanto non lo fosse nel 2007, quando cominciò questa crisi.
Oramai giocare in borsa e speculare è diventato un vero e proprio gioco analogo alle slot machine che riempiono le nostre cittadine, e questo la dice lunga su quanto oggi quel “mercato” non sia più stabilite e sicuro di prima della crisi, anzi, è tutto molto più aleatorio ed evanescente.
Ovviamente nel fraettempo il denaro dato alle banche per le aziende è in realtà finito in questo casinò che ci ostiniamo a chiamare “mercato finanziario”.
Tutto ciò ci lascia di fronte ad una inevitabile prospettiva : ci sarà a breve (mesi o anni) una crisi peggiore dell’attuale, oppure una grande guerra attuata al fine di mascherare l’operato dei banchieri e la loro frode colossale.
Per chi ha ancora qualche risparmio, si pone il problema di dove investire in maniera meno rischiosa sul lungo termine. La mia idea è di investire in aziende che lavorano sull’efficientamento tecnologico ma che abbiano già una reddittività e una certa solidità finanziaria, in paesi a basso tasso di corruzione e mafia e dove la giustizia funzioni.
Riguardo invece alla prospettiva pubblica, occorre rilanciare l’idea di una grande retata di banchieri sovvertitori del bene pubblico, perché non può esistere una immunità per le violazioni di diritti umani quali sono quelle che si producono tramite le speculazioni bancarottiere.