L'opinione di Loris Palmerini
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18 Maggio 2015

Daniele Trabucco conferma la mia tesi , anche se …

Attualità e storia del Popolo Veneto, Politica, Venetie 0

Nella rivista giuridica Leggi Oggi il giurista Daniele Trabucco mette in fila molte incongruenze del percorso referendario proposto dall’avv. Alessio Morosin di Indipendenza Veneta, dichiarandolo senza appello infondato sul piano internazionale e senza alcuna speranza anche sul piano del diritto interno.

Ho trovato il suo discorso ben fatto su molti aspetti, sopratutto sulla questione del Kossovo.

Quasi tutte le argomentazioni svolte da Trabucco erano analizzate nel mio “Il referendum che non si può fare“, del 2012. Bastava quindi leggermi per non perdere tempo con la proposta Morosin.

Tuttavia il mio approccio, da indipendentista veneto, è certamente più aperto alle possibilità di indipendenza, che in effetti esistono, lo stesso Trabucco indirettamente le conferma.

Infatti fra le mie tesi e quelle di Trabucco c’è totale coincidenza nell’ultimo passaggio dove scrive “Da ultimo, rivendicare una indipendenza del “Veneto” dall’Italia indicando per il nuovo Stato i confini della attuale Regione del Veneto, e richiamarsi nel contempo al plebiscito per l’annessione del 1866 (nella risoluzione n. 44/2012 del Consiglio regionale del Veneto) e alla sua asserita nullità appare contraddittorio. Infatti i territori annessi nel 1866, un tempo appartenenti alla Repubblica di Venezia, poi al regno Lombardo-Veneto, vanno ben oltre il territorio regionale. Per esempio non vi è compreso, se non in piccola parte, il Friuli Veneto (attuali Province di Udine e Pordenone), mentre d’altro canto vi sono parti dell’attuale Veneto che non hanno partecipato al plebiscito, come l’Ampezzo oggi facente parte della Provincia di Belluno. Tutti gli abitanti dei territori annessi nel 1866 dovrebbero avere lo stesso diritto di autodeterminazione, ed è paradossale rivendicarlo in modo assoluto solo a chi si trova entro confini tracciati solo dopo dall’Italia, escludendo tutti gli altri. Ciò rende ancora più evidente il carattere del tutto estrinseco del collegamento fra la rivendicazione del Veneto indipendente e la Repubblica di Venezia, con cui la memoria storica è utilizzata per dare lustro al nuovo Stato veneto, tutto incentrato sulla terraferma, che sarebbe in tutto diverso dalla serenissima Dominante.”

E proprio partendo da questo concetto del popolo veneto corretto sul piano storico e giuridico che nel 1999 è iniziata la storia dell’Autogoverno del Popolo Veneto, che altro non è che la corretta autodeterminazione realizzata seguendo il diritto internazionale in maniera autopoietica, quindi senza referendum ma ineccepibile sul piano del diritto, tanto che i magistrati che ci denunciarono per attentato alla costituzione dovettero poi archiviare tutto .

Personalmente dico queste cose dal 1997, da quando cioé, dopo i fatti del campanile, ho cominciato a studiare la storia del popolo veneto e della Repubblica Veneta in contemporanea alle leggi, arrivando poi a scoprire il combinato disposto delle leggi che ci danno l’indipendenza nella via dell’Autogoverno (cioé senza referendum ma come atto di autodeterminazione internazionale legittima).

Purtroppo spiegai quelle cose a Morosin nell’idea che ne avrebbe fatto buon uso e avrebbe collaborato. Ed invece se ne appropriò senza mai citare l’autore, ma le usò in maniera errata o forse mistificatoria per fare a mia insaputa la famosa risoluzione 42 del 1998. E’ questo un atto di cui ho avuto conoscenza solo nel 2006, ma che è inutile perché sbagliato nella concezione di fondo del popolo veneto, che identifica come i residenti della regione, errore capitale ripetuto nella legge regionale sul referendum.

Morosin evidentemente non conosceva la storia del popolo veneto, ma evidentemente nemmeno i fatti giuridici del popolo veneto, come non ha interesse per la lingua del popolo veneto, ma se è vero che del popolo veneto possiamo parlare in tanti modi, di sicuro non ha senso storico e/o giuridico farlo coincidere con i soli residenti della regione veneto.

Basti un paradosso: se domani venisse costituita, come vorrebbero a Roma, una nuova regione del Garda con Brescia, Verona e Mantova, vorrebbe dire che Verona non sarebbe più veneta ? E chi l’ha detto che Brescia non è veneta ?

Per altro sulla inconsistenza della identificazione fra “veneti” e “residenti della regione Veneto” si è espressa anche la Cassazione nel 2011 su nostro ricorso, cosa a cui ho dato ampia visibilità.

Purtroppo Morosin propone una via mal scopiazzata che di fatto è inutile se non addirittura dannosa sul piano della identità del popolo veneto. Ormai si è cacciato in un cul de sac senza ritorno , poiché nemmeno gli elettori sembrano dargli il consenso che serve per una battaglia seria di indipendenza. A meno che non si tratti solo di raggiungere l’agognata “carega” regionale, anche a costo di raccontar balle politiche consapevolmente.

E per gli stessi motivi è del tutto evidente che non ha senso legale l’operazione di “referendum” digitaledel 2014 di Gianluca Busato e soci , sempre svolta solo nella regione italiana “Veneto”. E d’altra parte quella operazione fosse una baggianata senza fondamento con risultati del tutto inventati è evidente dal fatto che degli oltre 2 milioni di voti dichiarati, sono mancati perfino le 13.000 firme per la candidatura regionale, così mi dicono. Infatti l’avevo detto che i voti online di Busato erano non più di 10.000 .

Speriamo che dopo le fasulle elezioni regionali si possa ragionare con il campo sgombro da questi progetti infondati sul piano giuridico come lo sono quelli di Bortotto, De Pieri e dell’avv. Selmo.

Illuminati o sfigati? sul senso della vita E se partecipare alle elezioni non servisse a nulla?

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