L'opinione di Loris Palmerini
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1 Giugno 2017

Chi guadagna dalle divisioni fra i Veneti? E come Uscirne?

Attualità e storia del Popolo Veneto, Personale, Politica 0

Se osserviamo il panorama dei movimenti che si pongono l’obbiettivo di una sovranità parziale o totale del popolo veneto, notiamo una galassia di entità spesso fra loro in contrapposizione o in aperta lite con tanto di calunnie.

Da cosa deriva questa frammentazione? Chi ci guadagna? Si può uscirne?

Intanto guardiamo cosa c’è sul piatto.

Ci sono i movimenti autonomisti, fra cui alcuni partiti politici. L’autonomia è intesa come regionale, ma qualcuno aspira al Nord-Est.
Ci sono i movimenti che propongono l’indipendenza della Regione, di questi due partiti politici che hanno corso alle elezioni regionali.
Ci sono i “governi” che reclamano una sovranità completa dei Veneti, ma ciascuno rivendica un territorio diverso, che va dal solo Veneto, a chi rivendica il Lombardo-Veneto, a chi pretende l’intera Repubblica Veneta.
C’è anche la piccola fazione che rivendica i diritti di minoranza nazionale, e che in effetti è l’unica che ha ottenuto risultati sul piano legale.
Poi ci sono alcuni gruppi “culturali” che in realtà spingono sull’idea di nazione veneta in senso storico e identitario.

Nella realtà molti di questi gruppi non vogliono fare quello che dicono, sono solo dei simulacri di qualcos’altro, alla fine dietro si scoprono esserci i partiti politici più grossi oppure un singolo personaggio , spesso megalomane o spregevole, che per proprio interesse personale usa il “brand” VENETO per farsi i propri affari.

Anche diverse associazioni in realtà vivono di prebende politiche, e misteriosamente sono particolarmente attive solo in prossimità delle elezioni.

Dato uno sguardo generale e andando oltre a queste dinamiche di affarismo che non sono direttamente visibili, occorre considerare altri fattori che ci costringeranno a riguardare tutto dall’inizio.

Infatti c’è una confusione di fondo che aleggia su tutto il panorama, che riguarda il concetto stesso di “popolo veneto”. Ad esempio c’è chi identifica nel “popolo veneto” i residenti nella sola Regione Veneto, anche quando in realtà fossero immigrati italiani o internazionali. Per costoro fanno parte del popolo veneto anche i cittadini comunitari che risiedono in Regione.

C’è chi invece, come lo scrivente, identifica nei Veneti una popolazione con propri caratteri, che si identifica secondo criteri “etnici” ossia per identità, storia, cultura, lingua e senso di appartenenza, tutti elementi che possono essere presenti in maniera più o meno marcata. Per i Veneti inoltra, come per gli Svizzeri, si vede la presenza di una pluralità di lingue, oltre alla lingua veneta (non riconosciuta dall’Italia) anche la lingua Friulana, la Ladina e altre.

Se si assume il concetto “regionale” di popolo veneto, in effetti non corrisponde al concetto di “popolo” in senso internazionale: quando si parla di autodeterminazione dei popoli si deve identificare il popolo sulla base di questi criteri, e non su quello della residenza in una entità amministrativa. Le mire elettorali e la disponibilità di fondi giocano sempre a favore delle entità che portano avanti una identità “regionale” che tuttavia non è una identità nazionale. In altre parole una identità “regionale” non potrà mai accedere all’autodeterminazione dei popoli, e non esiste a livello internazionale il diritto di autodeterminazione di una regione, nemmeno dopo il caso Kosovo, tranne quando si tratti di un ex-stato federato (come la Scozia).

Se si vuole parlare di popolo in senso geografico occorre parlare di “popolo” nel senso dei cittadini di uno Stato storico, ma allora dicendo “Veneti” dovremmo riferirci ai cittadini del Lombardo-Veneto (o quanto meno al Veneto del 1866 che comprendeva anche la Venezia-Giulia e il Friuli), oppure dovremmo rivendicare l’essere popolo di tutti i cittadini della Repubblica Veneta, comprendendo allora non solo il Montenegro, ma anche l’Albania Veneta, la Grecia, e diverse altre parti dell’Europa orientale sui mari.

Se parliamo di popolo svincolandoci dalla questione etnica, allora l’autogoverno e l’autodeterminazione spettano ai popoli degli stati, quindi il Lombardo-Veneto o la Repubblica Veneta: non essendo mai esistito uno Stato grande come l’attuale Regione Veneto, non c’è diritto di autodeterminazione di questa regione. E’ il diritto internazionale a stabilirlo, con buona pace di chi non lo conosce e dice il contrario.

Se invece parliamo di popolo in senso etnico, invocando il diritto di autodeterminazione post-bellico, allora la questione si complica per i partiti politici, perché diventa del tutto inutile correre alle elezioni.

Insomma nella grande confusione costituita dal gran numero di gruppi sopraddetti c’è il condimento di un bel po’ di confusione o ignoranza sulla questione identitaria: la domanda base è “chi sono i veneti”? Quasi tutti questi movimenti non rispondono a questa domanda, e basta loro porla per vedere una montagna di contraddizioni o di mancanze di risposte, se non addirittura reazioni isteriche.

Per me questa è stata la prima e la principale delle domande, la fondante, senza la quale nemmeno vale la pena parlare di Veneti.

Chi ci guadagna?

Da una parte la Lega Nord ha apertamente rinunciato all’idea di Secessione ed Indipendenza della Padania, ma a livello della Regione Veneto la base della Lega (o meglio della Liga Veneta) è ancora molto indipendentista, anche se forse non è poi così tanto verto fra i vertici di alcune province.

Comunque da una parte vediamo la Lega Nord parlare di Italia e di necessità di Italia unita, dall’altra la Lombardia ed il Veneto parlano di Autonomia regionale con qualche occhiolino strizzato in Veneto al tema dell’indipendenza o al riconoscimento dei diritti di minoranza nazionale.

Insomma fin tanto che paga il tema c’è in questo partito, mentre i partiti politici indipendentisti sono in catalessi dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha definitivamente chiuso ogni ipotesi di referendum regionale (anche consultivo) per l’indipendenza, per altro vietato dallo Statuto Regionale come avevo detto ben 3 anni prima della sentenza.

Quindi nel complesso, sulla “questione veneta” regna una grande confusione di obbiettivi che va dall’Autonomia, all’Autogoverno interno, all’Autogoverno internazionale, alla piena indipendenza. E questo va condito poi con la precaria o assente definizione del senso di appartenenza, per cui i Veneti per alcuni sono solo i residenti della Regione, per altri il nord-est, per altri i cittadini della Repubblica Veneta.

E tutta questa frammentazione non fa altro che agevolare chi ha il potere, e mi riferisco allo Stato Italiano.

Come uscirne?

E’ chiaro che è impossibile mettere assieme tutte queste anime, sono troppo diverse nella loro definizione di “popolo” e dell’obbiettivo da raggiungere.

E’ chiaro che per favorire l’unione si dovrebbe costringere i vari attori altrimenti renitenti, che essendo spesso elementi border line non è nemmeno il caso di avere fra i piedi se si vuole fare le cose per davvero e non per fare una sagra di pagliacci.

Quindi viene in mente che occorra attendere l’uomo (o la donna) “forte” in grado di costringere gli altri ad unirsi. Ma è ragionevole? Quanto sarà disposta l’Italia a spendere per impedire un tal scenario? Quanto sarà disposta a finanziarie correnti di scissione che tengano ferma la situazione come l’attuale? Considerando che ogni anno dal Lombardo-Veneto vengono rapinati 450 miliardi di Euro, credo che l’Italia abbia abbastanza denaro da tenere le cose come stanno, anzi, secondo me il risultato non è nemmeno casuale ma perfettamente determinato.

Quindi sul piano pratico e realistico è una cosa difficilissima sul piano dei fatti, direi impossibile, che un uomo potente diventi il leader capace di portare alla libertà i Veneti, anche perché dovrebbe essere, oltre che non ricattabile, non dovrebbe avere ruoli istituzionali, e dovrebbe avere qualche milione di euro per l’operazione tenuti all’estero, perché altrimenti lo ridurrebbero in miseria. Impossibile appunto.

Non resta che una cosa da fare, e lo deve fare ciascuno Veneto, ciascun amante della patria.

Siccome la maggior parte dei movimenti, come detto prima, sono dei simulacri, per far emergere la via vincente occorre verificare e pubblicizzare di ciascuno i fondamenti e le azioni, sopratutto le malefatte, in modo da lasciar lo spazio libero a quelli che non sono ricattabili ed hanno le idee chiare.

Per esempio, sono numerosi i gruppetti che rubano il materiale politico e culturale di altri per farsi pubblicità, oppure usano simboli e nomi in maniera ladresca e disonesta, ed occorre mascherarli.

Per esempio, la sentenza sul “difetto assoluto di giurisdizione” di cui in tanti si riempiono i polmoni, è una sentenza derivata da un ricorso scritto al 99% da me, e basato sul mio libro “la repubblica mai nata” pubblicato in corso di causa.

I movimenti che non dicono l’autore di quella cosa vanno smascherati come truffatori, e portati alla gogna.

Coloro che raccolgono soldi vanno chiamati a rendere conto dell’uso e della mancata vigilanza: se hai fatto rubare gli altri e non te ne sei accorto, o sei scemo o sapevi e sei pure rimasto a bocca asciutta.

E poi smascherare chi usa siti cloni, simboli di altri…

Se ogni buon veneto dedica un po’ di tempo a questo, in poco tempo il panorama si schiarirà e i Veneti cominceranno a vedere la loro libertà.

Non vuoi farlo? E allora resterai come sei! Vuoi essere Veneto? COMINCIA A FARLO !

Intervento a Rete Venete il 17 maggio 2017 Serata informativa sui diritti della nazione veneta e le strade per la libertà

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