Al corriere del veneto: fatemi intervenire sul referendum e su Morosin
Illustre direttore,
chiedo mi si conceda lo spazio per intervenire riguardo ai vostri articoli sul bocciato referendum per l’indipendenza del Veneto e su quanto replicato del partito proponente, Indipendenza Veneta, tramite Morosin.
Chiedo per prima cosa di essere riconosciuto per l’autore della scoperta che il nuovo statuto della regione veneto vieta espressamente il referendum consultivo per questioni riguardanti materie internazionali. Infatti il Vs cronista ha erroneamente attribuito questo impedimento alla commissione di valutazione voluta da Zaia, ma non è stato affatto così. La commissione aveva al contrario valutato che l’articolo 27 dello statuto permettesse il referendum consultivo. Purtroppo non aveva ravvisato che nell’espressione “su provvedimenti o proposte di provvedimenti di competenza del Consiglio” vi era il vincolo di competenza, ossia “materia” costituzionale, che non è della regione.
Come noto, non rientrano fra le competenze di un consiglio regionale le questioni di politica estera, internazionale ecc, espressamente riservate allo stato. Quindi la regione veneto, può indire un referendum consultivo , ma solo per le materie attribuite, ad esempio caccia, pesca, turismo ecc, non certo per la politica estera e l’indipendenza del Veneto.
Non bastasse, nell’articolo 27 sono estesi ai referendum consultivi regionali i vincoli dei referendum abrogativi regionali, elencati nell’articolo 26. Non ripeto quanto già spiegato nel mio blog (vedi http://www.palmerini.net/blog/lo-statuto-del-veneto-vieta-il-referendum-consultivo-sullindipendenza/ ), ma concludo che non c’è scampo: il referendum non può essere indetto dalla regione.
Il 13 settembre, in diretta a Rete Veneta, ho reso pubblico questo impedimento statutario alla presenza di Cantarutti di Indipendenza Veneta, già parte della commissione, che ha dimostrato, appunto, di non saperne nulla. Se i consiglieri pochi giorni dopo hanno rinviato il provvedimento, è perché, almeno alcuni, avevano ricevuto una mia email con le spiegazioni. Ora la prima commissione non ha fatto altro che accertare la fondatezza delle evidenze giuridiche da me sollevate. Fine della storia del referendum regionale consultivo per l’indipendenza.
Mi stupisce che Morosin insista e sembri non sapere nulla, perché a fine settembre gliene ho parlato personalmente!
Ma si vede che fatica a digerire la materia internazionale. Nell’articolo del 21 dicembre Morosin parla di Costituente della Repubblica Veneta, parla di nazione veneta, ma crede che siano i residenti del veneto, confondendo il concetto di “popolo veneto” con quello di residenti, mentre è del tutto evidente che sono veneti anche molti residenti del Friuli-Venezia-Giulia, che in maggioranza parlano veneto e sono sempre stati veneti, anzi, per la precisione sono stati annessi all’Italia come “veneto” nel 1866 e quindi hanno diritto legale internazionale di essere consultati insieme ai veneti.
Ma anche i residente del Veneto non sono tutti veneti, e non si può dichiararli d’imperio come tutti appartenenti al “popolo veneto”, è una violazione del diritto internazionale al pari di quella che li dichiara tutti italiani. Ciascuno è quello che è, e occorre partire dal concetto internazionale di popolo per definire poi sulla carta geografica il territorio dei veneti.
Loris Palmerini
Presidente del Governo del Popolo Veneto
(Istituzione autodeterminata ai sensi dell’art.2 L.n.340/1971 e Ln.881/1977)
Se identifichiamo il popolo veneto come quelli che parlano veneto, dato che la lingua veneta si parla anche in tutte le regione confinanti alla regione veneto (in buona sostanza tutti territori della ex-Repubblica Veneta) è chiaro che è errato chiamare veneti i soli residenti in regione Veneto. Anche se diciamo che i Veneti sono quelli delle terre della Repubblica (indipendentemente dalla lingua) allora si devono far votare anche molti altri territori delle regioni confinanti al Veneto, da Bergamo e Udine. Se poi parliamo del Veneto annesso nel 1866, è chiaro che non è quello di oggi e che non può essere l’Italia a definire i veneti nel diritto internazionale negandone il diritto all’autodeterminazione internazionale.
Insomma un popolo va identificato per i suoi caratteri, che sono linguistici, storici, ma anche giuridici, non per l’appartenenza ad una regione geografica determinata da un altro popolo.
Per altro, la stessa Italia, con sentenza in Cassazione nel 2011, ha sentenziato perfino che il “popolo veneto” citato dallo statuto è senza diritto di autodeterminazione e che l’espressione “popolo veneto” si riferisce ai residenti italiani senza specificità, e quindi senza diritto di referendum.
Come e da prima di Morosin io dico che giustamente il popolo veneto ha invece diritto di autodeterminarsi, e che sarebbe una negazione “concedere” un tal diritto, ma non si capisce perché allora Morosin chiede ad un ente dello stato italiano (la Regione Veneto) di concedergli un referendum, affermando e riconoscendo così come immanente proprio quella “dipendenza” che vorrebbe negare, e pure quando l’ente amministra una parte solamente del popolo veneto.
Allo stesso tempo è proprio Morosin che di fatto nega diritto di autodeterminazione al popolo veneto, perché altrimenti riconoscerebbe come sovrane quelle Istituzioni che il popolo veneto ha autodeterminato nel 1999 tramite una autodeterminazione costituente autopoietica, diritto che rientra appunto nel diritto internazionale di ogni popolo ad autodeterminare proprie istituzioni. Per altro è ben strano che lui non riconosca validità a quelle istituzioni che la magistratura ha invece riconosciuto legittime, prima denunciandole come eversive e poi riconoscendole non costituenti reato con l’archiviazione della denuncia.
Il fatto è che un qualunque referendum di consultazione dei veneti, per avere valore, dovrebbe essere organizzato da un ente rappresentativo del solo popolo veneto quale quello che io rappresento, e dovrebbe consultare tutti i veneti in piena libertà, ossia in autogoverno effettivo. Altrimenti ogni referendum sarà comunque invalido agli occhi della Corte Internazionale, come fu invalido il referendum del 1866, che fu, appunto, organizzato dall’Italia (e non dai veneti), in un territorio non suo, perfino decidendo chi e come votava, e facendo votare i soldati italiani ! Lo ripeto, nel 1866 votarono forse solo i soldati italiani.
Ora l’avv. Morosin insiste a spacciare la frittata per uova intere. Eppure è proprio lui il responsabile primo del confondere i veneti (il popolo veneto) con i residenti della regione veneto e quindi negando esistenza al popolo veneto.
Quando Morosin dice che il diritto all’autodeterminazione del popolo veneto non è precostituzionale ma sovracostituzionale, allora perché chiede che sia la Regione ad indire un referendum? Non può chiedere che la Regione scavalchi lo stesso ordinamento per cui esiste!
Mentre se partiamo dal fatto che il diritto di autodeterminazione ed autogoverno è del popolo veneto sia perché preesistente, e sia perché riconosciuto pure dall’Italia fin dal 1971, allora dobbiamo dire che il “popolo veneto” da Bergamo a Udine, come è sempre stato unito, può esercitare tale diritto.
D’altra parte è certo che una regione non può rappresentare un popolo in senso internazionale, lo dice una sentenza della Corte Costituzionale del 2007, la quale bacchettò la regione Sardegna che tentò di dichiararsi rappresentante del popolo sardo, e fu bocciata proprio perché ente dello stato vincolato negli scopi e nelle funzioni.
Ritorna insomma lo scoglio per cui è stato bocciato il referendum, le “materie” o competenze di cui si diceva all’inizio.
Credo che Morosin debba finalmente decidersi se vuole fare il consigliere regionale, quindi rispettando lo statuto, o se vuole fare parte di un processo di autodeterminazione internazionale del popolo veneto, in tal caso non passando per le istituzioni italiane ma chiedendo ad esse di adattarsi e decolonizzare come prevede il diritto internazionale. Si arrenda comunque all’evidenza: anche il secondo referendum proposto dal suo partito non si può, come il primo che era “deliberativo” e fu pure bocciato.
Ancora più importante, non si parli a nome del popolo veneto dicendo che si imbarcherà 240 o 300 miliardi di Euro di debito pubblico italiano, perché un tal “veneto” sarebbe uno stato già fallito, l’equivalente dell’Italia di oggi con 1 volta e mezzo l’attuale debito pubblico, e farebbe rimpiangere perfino la servitù attuale.
Loris Palmerini
presidente del Governo del Popolo Veneto
Istituzione autodeterminata in base ad art.2 L.n.340/1971 e L.n.881/1977