Questi vaccini anti covid-19 servono veramente?
In uno studio apparso in Lancet Microbe il 20 Aprile 2021 gli autori hanno messo in luce l’efficacia reale dei vaccini anti Covid-19, dimostrando che le case farmaceutiche produttrici hanno presentato i dati in maniera ingannevole, in pratica occultando la reale efficacia dei loro prodotti che è in realtà misera. Insomma l’oste ha detto che il vino è buono.
In un passaggio dell’articolo si legge “L’efficacia del vaccino è generalmente riportata come riduzione del rischio relativo (RRR). Si usa il rischio relativo (RR), ossia il rapporto tra i tassi di infezione in vaccinati e non vaccinati – che è espresso come 1-RR. La classificazione in base all’efficacia riportata dà riduzioni del rischio relativo del 95% per il Pfizer-BioNTech, 94% per il Moderna-NIH, 91% per il Gamaleya, 67% per il J&J, e 67% per i vaccini AstraZeneca-Oxford. Tuttavia, l’RRR deve essere visto rispetto al rischio di fondo di essere infettati e di ammalarsi di COVID-19, che varia tra le popolazioni e nel tempo. ” Anche stagionale aggiungo io.
Gli autori continuano : “Anche se l’RRR considera solo i partecipanti che potrebbero beneficiare del vaccino, la riduzione del rischio assoluto (ARR), che è la differenza tra i tassi di infezione con e senza un vaccino, considera l’intera popolazione. Gli ARR tendono ad essere ignorati perché danno una dimensione dell’effetto molto meno impressionante degli RRR: 1,3% per l’AstraZeneca-Oxford, 1,2% per il Moderna-NIH, 1,2% per il J&J, 0,93% per il Gamaleya, e 0,84% per i vaccini Pfizer-BioNTech.“
In pratica, nella realtà, dato il rischio di contrarre il virus e di ammalarsi, il vaccino praticamente non serve quasi a nulla sul piano della prevenzione dell’esito mortale della malattia Covid-19. Tuttavia questo nell’ipotesi che non si faccia nulla per curare la sintomatologia, cioé se non si curano le persone praticando la “vigile attesa”.
La realtà però è che diversi studi gia da mesi ci dicono che la malattia è curabilissima, non solo con l’Idrossiclorochina, ma ancor meglio con l’Ivermectina e altri farmaci.
Oltre a centinaia di medici che praticano la cura della malattia con i protocolli sviluppati da associazioni di cura, ci sono anche premi Nobel , candidati Nobel e illustri scienziati che ci stanno avvertendo dicendoci di NON farci praticare questa terapia genica sperimentale.
La realtà è che si sono registrati decine di migliaia di decessi da questi vaccini, ma sistematicamente viene ignorato il rapporto causale, si dice che non è stato il vaccino ma una malattia pregressa, oppure una “predisposizione genetica”, invertendo quel rapporto logico per cui prima anche chi moriva di infarto era morto per gli effetti del virus se si risultava positivi con un test che restituisce falsi positivi al 95%.
Oltre ai decessi, a migliaia, si registrano paralisi, infarto, ictus, e trombi ovunque, anche a causa della proteina Spike che il vaccino induce a produrre.
Per altro risultano numerosi casi di aborti a seguito del vaccino, sembra che la proteina Spike si accumuli nelle ovaie e alcuni scienziati parlano apertamente di rischio di infertilità permanente.
Insomma, l’efficacia nel prevenire la malattia sarebbe quasi nulla, ed invece sono certamente moltissimi i rischi che si corrono nel vaccinarsi con questi che in effetti vaccini non sono perché sono terapie geniche.
Per altro nulla si sa sugli effetti a lungo tempo, si sta registrando un aumento impressionante di leucemie.
E’ chiaro che tutto sommato non esiste alcun beneficio concreto se si calcola seriamente e scientificamente il rapporto rischio/beneficio, specie per chi ha meno di 80 anni per cui la percentuale di rischio di esito nefasto è bassissima. In estate per altro il rischio è praticamente inesistente.
Io “credo” alla scienza, ai premi Nobel, non a Speranza e la sua pletora di professori che evidentemente o sono incompententi, o sono corrotti dal sistema di potere.
Nota: Il pezzo estratto dalla ricerca è stato tradotto con il sito www.DeepL.com , perché sembra che nel fare certe traduzioni il servizio Google perda dei pezzi o comunque non faccia un altrettanto buon lavoro.