Reddito di cittadinanza o reddito di residenza?
Da sempre c’è una grande confusione sul concetto di “cittadino”.
Per farla semplice, “essere cittadino” di uno Stato, o “avere la cittadinanza” significa che la legge ti riconosce una serie di diritti ma pure di doveri rispetti a quello Stato. Facciamo qualche esempio.
Se sei cittadino di uno Stato generalmente hai il diritto di votare in quello Stato, ma anche di essere eletto. Naturalmente puoi votare per il tuo Comune di residenza, per la tua Regione o (o “Stato” o “Lander” a seconda di come è l’organizzazione) e per il Parlamento o le Camere. Le candidature in tutti questi organismi sono disciplinate ciascuna da specifiche leggi. Hai diritto di votare per il Referendum. Ma la cittadinanza vuol dire molto di più di questo.
Da cittadino di uno Stato si ha normalmente diritto a diversi servizi sociali come l’istruzione, la sanità, alcuni diritti economi e sociali, ma se essi sono erogati o meno dipende dalle leggi dello Stato. Per esempio in alcuni Stati la sanità non è garantita se non a livello molto basilare, ed il resto te lo devi pagare a tue spese o attraverso una assicurazione.
In genere hai diritto, secondo le leggi ad una serie di aiuti se sei in difficoltà, come nel caso di disoccupazione temporanea, invalidità ecc. Questi servizi sono possibili se ci sono le risorse, e queste sono il frutto delle generazioni passate che hanno costruito il tuo benessere lavorando duramente. Se le risorse vengono sperperate in bonus elettorali, corruzione, inefficienza ecc, va da sé che prima o dopo i servizi ne verranno danneggiati.
I diritti legali di cittadinanza ti seguono anche se sei all’estero, e se per esempio ti rubano i documenti, hai diritto a recarti all’ambasciata del tuo Stato per farti rilasciare un documento di identità.
Tutto questo secondo la teoria, perché poi succede che gli stessi servizi che vengono riconosciuti ai cittadini, alcuni Stati li riconoscono anche ai non cittadini che si trovino nel loro territorio. E’ il caso dello Stato Italiano che in Italia riconosce le cure sanitarie essenziali a chiunque. Però non riconosce questo diritto ai cittadini italiani permanentemente residente all’estero che siano temporaneamente in Italia! Sulla sanità lo Stato Italiano discrimina i cittadini italiani anche in altro modo, ed è arrivato al punto di far pagare i ticket sanitari solo ai propri cittadini dando i servizi ospedalieri gratis al 100% ai non cittadini nel proprio territorio. Si tratta di una follia discriminatoria contro i cittadini e a favore dei non-cittadini. Per quale scopo ? Per favorire l’immigrazione ovviamente !
E perché mai uno stato dovrebbe favorire l’immigrazione ? Per esempio per rubare ad altri Stati della manodopera a basso costo pronta per lavorare, senza dover spendere nulla prima per la loro nascita e crescita e formazione. Un laureato costa alla collettività italiana circa 500.000 Euro per essere formato. Dato che poi i laureati italiani se ne vanno pure dove li pagano decentemente, l’Italia ha adottato una logica di “gestione industriale” della popolazione, importando medici, assistenti ecc, già belli che pronti. E nel contempo depotenzia sempre più le Università, anzi, si sta proponendo pure di cancellare il valore legale delle lauree!
Favorire la fuga di giovani formati e pronti a lavorare dai paesi di origine ovviamente impoverisce quei paesi, ma questo danno fatto loro non è nulla rispetto al colonialismo che lo Stato Italiano ha praticato nel corso della sua breve esistenza. La Repubblica di Venezia non ha mia praticato il colonialismo in 1100 anni di esistenza, al contrario, favoriva lo sviluppo di tutti i territori che entravano in collaborazione o soggezione ad essa. E’ dunque possibile !
Torniamo alla confusione fra cittadino e residente. In teoria il cittadino dovrebbe avere dei diritti in più rispetto al non cittadino, ma oramai è così per poche cose e la faccenda si è complicata a partire dalla nascita della vecchia Comunità Europea e ancor di più con l’Unione Europea.
L’idea della “Cittadinanza Europea” inizialmente era quella di permettere la mobilità e la residenza ovunque dei cittadini degli Stati nei vari Stati aderenti, per cui ogni cittadino di uno Stato membro, fin dal primo novembre 1993, può risiedere in un qualunque altro Stato della Unione Europea, e senza alcun permesso di soggiorno. Ossia i cittadini Tedeschi, Spagnoli, Italiani ecc hanno diritto sin da allora a risiedere dove vogliono nella Unione Europea, e nel luogo di residenza scelto hanno diritto di avere le stesse condizioni lavorative e sociali dei cittadini dello Stato. Non solo, possono anche votare ed essere eletti nelle amministrazioni locali. A seguire questi diritti sono stati estesi agli altri cittadini dei nuovi Stati come Romania, Polonia, Croatia ecc ecc. Questo ha già degli effetti tangibili. Alcuni Comuni, per esempio Padova, hanno già avuto l’elezione di Sindaci che hanno vinto grazie alle lobby degli elettori di un altro Stato, nello specifico i Romeni hanno contato nell’elezione di Zanonato. Nel 2019 l’ex presidente Francese si candiderà a Sindaco di Barcellona.
Tuttavia, i diritti della “cittadinanza europea” sono diventati indipendenti con la nascita nel 2009 della Unione Europea, poiché le si è data l’indipendenza legale, ossia è diventata una seconda cittadinanza indipendente dalla prima. Si sono così svincolati i diritti del cittadino europeo dai diritti del cittadino di uno Stato membro. Nel Regno Unito stanno discutendo sul tema, proprio perché con la Brexit i cittadini UE torneranno ad essere senza diritti sociali e di residenza e da loro tutto cambierà tornando alla pura cittadinanza dello Stato (ma occorre ricordare che il Regno Unito fa parte del Commonwealth, che pure riconosce diritti ad altri cittadini di altri Stati).
Nella UE sono poche le differenze fra i diritti di diversi cittadini di diversi Stati UE, in pratica la differenza è rispetto a quale parlamento “nazionale” vota. Come detto un cittadino UE non Italiano ma residente in Italia può votare solamente per le Comunali, mentre il cittadino italiano (e non il semplice residente) può votare anche per le amministrazioni regionali e per il Parlamento, oltre che per i referendum. Ancora, se un Italiano risiede in Germania, può candidarsi e votare nella città di residenza (per esempio a Berlino) ma non può candidarsi al Parlamento tedesco, né voterà per il parlamento, per il Land e nemmeno nei referendum.
Ecco quindi che per esempio, fare un referendum dove votano tutti i residenti è una violazione dei diritti di cittadinanza, ma è quello che assurdamente hanno proposto certi movimenti per l’indipendenza del Veneto.
Adesso che è più chiaro il concetto di “cittadinanza”, vediamo quello di nazionalità. Come detto, se uno è cittadino italiano, legalmente è italiano. E se uno è extracomunitario, non è legalmente italiano, ma di sicuro non è nemmeno Tedesco, Spagnolo ecc, ossia di uno Stato della UE.
Come detto una persona può avere diverse cittadinanze contemporaneamente, per esempio Italiana e UE, oppure USA e di Israele, oppure Brasiliana ed UE.
Quindi non bisogna credere nemmeno a coloro che propongono di rinunciare alla propria cittadinanza, perché non è una buona idea perché semplicemente si rinuncia solamente a diritti, ma per altro almeno una cittadinanza la dovete per forza avere poiché lo stato di Apolide (senza cittadinanza) è vietato dal diritto internazionale.
Dato che una persona può avere più cittadinanze, è evidente che la sua nazionalità corrisponda alla cittadinanza che dimostra con il passaporto. Per altro ci sono pure degli Stati multietnici nei quali la nazionalità (diversa dalla cittadinanza) è riconosciuta. La nazionalità non solo non corrisponde alla cittadinanza, ma è qualcosa che ha più a che vedere con la propria origine etnica e culturale o perfino sanguigna in certi casi sempre più rari. Per esempio uno può essere Croato ma di nazionalità italiana perché appartiene alla minoranza nazionale italiana presente sopratutto nell’Istria, che in realtà sono etnicamente Veneti. Esistono circa venticinque milioni di persone di nazionalità Veneta sparsi per il modo che però sono divisi in decine di cittadinanze diverse a seconda della loro residenza, cittadinanze che impediscono loro anche la semplice residenza nella terra patria, le Venezie, per esempio ci sono circa 3 milioni di discendenti Veneti nel Sud-America , che parlano Veneto, a cui viene impedito il ritorno con dei trucchi amministrativi da parte dello Stato Italiano che lì li fece scappare dopo l’invasione del 1866.
Allo stesso modo uno Scozzese della United Kingdom è cittadino britannico ma di nazionalità Scozzese.
Torniamo al titolo. Il reddito di cittadinanza a chi verrà dato ?
Per quanto dato sapere verrà dato anche ai NON cittadini sia extra comunitari sia della UE, purché residenti da almeno dieci anni. Almeno questo è quello che se ne sa oggi.
Quindi è erroneo chiamarlo “reddito di cittadinanza” e si dovrebbe chiamarlo invece “reddito di residenza”, a meno che con la parola “cittadinanza” si voglia intendere non lo status giuridico dell’essere cittadini, ma la semplice partecipazione alla vita cittadina, quindi “cittadinanza” come azione del vivere e reddito di cittadinanza come reddito per la partecipazione.
Insomma c’è una confusione terminologica, che di fatto realizza un bel regalo di cittadinanza per i non cittadini a danno della cittadinanza dei cittadini italiani. Specie se poi dal cilindro salterà fuori una bella sanatoria per gli irregolari con la scusa di farli emergere anche retroattivamente.
Per altro, in base al “reddito dichiarato”, il “reddito di cittadinanza” verrà percepito quasi per intero dai residenti poveri e senza casa, per cui gli immigrati illegali del PD, e faranno fatica a percepirlo anche i cittadini del Meridione.
Su queste confusione terminologiche fra cittadinanza, residenza e nazionalità si sono praticate le politiche immigratorie che hanno di fatto già oggi cancellato l’italianità già in precedenza abbastanza indefinibile.
Infatti negli ultimi anni si sono trattati i cittadini italiani come dei maiali da far salami, espropriandoli dei loro diritti, espropriandoli delle loro proprietà collettive e statali accumulate da generazioni di lavoratori, ed espropriandoli pure dei loro beni personali con diverse tasse.
A farlo è stato lo stesso Stato Italiano che in realtà è nato dalla spoliazione degli Stati preunitari, invasi illegalmente da eserciti mercenari finanziati da poteri occulti internazionali. Le prove ?
Basta chiedersi come sia stato possibile che (forse) mille balordi su tre barche malconce abbiano conquistato una isola presidiata da 24.000 soldati ben armati. Ovvio che parlo dello “sbarco” in Sicilia di Garibaldi.
Se dunque è questa la storia di sempre, perché da sempre gli “Italiani” (governati dal Piemonte-Sardegna) sono stati gestiti come fossero polli o maiali in allevamento, tanto vale non stupirsi più della inutilità della stessa identità e cittadinanza italiana. Non serve più essere italiani, anzi, è una sfiga se paragonata alle altre cittadinanze ed agli altri Stati della UE.
Che sia ora di fare due conti sul proprio benessere e trovare una soluzione ?