L'opinione di Loris Palmerini
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8 Febbraio 2008

10 febbraio – giornata del ricordo del genocidio Giuliano e Dalmato

Diritti Umani, Venetie 3

foibe.jpg

Queste pagine sono estratte dal mio libro “La repubblica mai nata” del 2007 . Nessun editore si è dimostrato disponibile alla pubblicazione a costi ragionevoli.

Il 27 ottobre 1943 il maggiore Linn M. Farish (americano) consegna al Servizio Operazioni Strategiche (O.S.S.) a Bari la relazione della sua missione sugli obiettivi politici e militari di Tito, dandogli ampio credito e affermando la necessità di prestargli aiuto. Secondo lui gli anglo-americani avano già fatto un errore il mese prima quando non avevano sostenuto i partigiani durante la loro occupazione di Spalato. Da quel momento, molte isole e ampi tratti della costa dalmata, già controllate dai partigiani titini ebbero rifornimenti via area e via mare. Farish aveva chiesto “un limitato appoggio aereo lungo la costa dalmata al fine di proteggere le linee di rifornimento” , ma si ritenne che Zara, ad oltre 200 chilometri in linea d’aria, fosse una minaccia, e così già a partire da novembre gli anglo-americani cominciano a bombardarla insieme all’Istria. Invece Zara non era nemmeno collegata alla ferrovia, e non aveva che una strada poco praticabile per oltrepassare le alpi che la separano dal resto della Jugoslavia. Infatti a Zara e nel circondario non vi erano più di 1200 soldati tedeschi nel momento di massima occupazione. Il fatto è che Tito voleva far bombardare Zara sebbene non ve ne fosse necessità militare1 .

Alla fine della guerra i bombardamenti alleati saranno stati 54 e causa di numerosissime vittime civili2.

Tra il 29 e il 30 novembre 1943 – 142 delegati popolari giunti da varie parti della Jugoslavia a Jaice, proclamarono la costituzione della “Repubblica Federativa Popolare Jugoslavia”. Tito viene posto a capo del governo con il grado di “Maresciallo di Jugoslavia”. A questa nuova repubblica vengono annesse unilateralmente l’Istria, Fiume, Zara e il litorale sloveno e croato. Essi poi vengono supportati dagli alleati i quali agirono su informazioni titine.

Anche in virtù della suddivisione dei Balcani operata a Yalta i titini poterono avanzare da Sud, e fino all’arrivo a Trieste nel maggio 1945, l’esercito titino, considerato regolare, attuò una forma di pulizia etnica in tutta la Jugoslavia ma specialmente in Istra e Dalmatia, nella maggioranza dei casi a danno di veneti che in quanto cittadini italiani erano identificati come fascisti. Si trattò dunque di una pulizia etnica che si giustificò anche con motivazioni politiche ideologiche (il comunismo) ma che divenne anche occasione per alcune rivalse personali, così come numerosi furono coloro che colsero l’occasione per salire sul carro del nuovo regime anche come spie e delatori.

Questa pulizia si realizzò con torture, fucilazioni, infoibamenti, e di molte foibe se ne è persa persino la traccia e recuperate pochissimi resti. Infatti le foibe a volte sono state richiuse con una semplice esplosione che ne chiudeva l’accesso. Certo è che la pratica durò tanto a lungo da convincere 350.000 persone ad abbandonare la terra degli avi, la patria, abbandonando ogni bene e ogni parentela.

La pulizia etnico-politica tramite foibe fu particolarmente grave a Trieste, Gorizia ed in Istria in particolare nei 45 giorni successivi il 1 maggio ’45 quando Tito entrò a Trieste con il suo esercito.

I partigiani comunisti della Garibaldini erano stati dirottati verso Lubiana e dietro ordini titini rientrarono in Istria soltanto dopo venti giorni, ormai a “pulizia” fatta. Gli ordini di Tito e del suo ministro degli esteri Kardelj erano di “Punire con severità tutti i fomentatori dello sciovinismo e dell’odio nazionale”, “Epurare subito”3. Tito e i comunisti slavi,ma anche quelli italiani della Brigata Garibaldi su su fino a Togliatti (ministro di giustizia) pensavano alla Venetia (allora legalmente chiamata Venezia-Giulia ) come una legittima proprietà di ascendenza, questa volta slava: i veneti erano sloveni, non italiani. L’esatto simmetrico di quanto fatto dai Fascisti in Slovenia e nella Venetia. Con la stessa curiosa dinamica psicologica che abbiamo visto per i fascisti, la carneficina non risparmiò nemmeno gli antifascisti come quelli della Brigata Osoppo, che tuttavia erano di chiara fede italiana, e perfino alcuni membri del CLN partigiano furono infoibati in quanto non slavi. Così come i fascisti avevano fatto in Slovenia infoibando veneti non italiani, venne data caccia all’autoctono, questa volta “italiano”, e vi furono esecuzioni sommarie, deportazioni, infoibamenti. Ma non è corretto vedere la cosa come una semplice ritorsione, perché sono pochi gli esseri umani che avendo perso un parente in un omicidio politico trovano giustizia nel vedere ucciso un poveretto qualunque sebbene di altra cultura. Si tratta di massacro etnico politico.

Naturalmente non vennero risparmiati i militari e i civili italiani, ma per le stesse logiche dei fasciste, stavolta anche civili sloveni e croati non comunisti furono vittime. Molti vennero uccisi a martellate per non far rumore e non scatenare la reazione della popolazione. Le cifre disponibili ci dicono che solo a Trieste furono deportate circa 8000 persone in soli 45 giorni. La sola Foiba di Basovizza è stimata contenere oltre 2.000 persone, calcolati in base ai 300 metri cubi di corpi e ossa ammassati all’interno. Eppure tutto ciò si sarebbe potuto evitare almeno in parte se il 2 e il 3 maggio, quanto gli alleati arrivarono a Trieste, essi vi fossero rimasti invece di tornare a Monfalcone.

Solo il 9 giugno 1945 Tito e il generale Alexander definirono 2 zone di occupazione. Solo allora agli Alleati toccò Trieste, mezza Gorizia e mezza Istria4 e si rinviò la definizione della regione tramite un referendum fatto a guerra finita per l’eventuale Autogoverno. Tito si ritirò nella zona B a sud, e in vista del voto la persecuzione dei non slavi durò almeno fino al ’47.

Particolare luce prende la distruzione di Zara e la pulizia etnica della città. In base al censimento austroungarico del 1910 Zara era popolata per il 70% della popolazione da italiani, ed il rimanente 30% erano Tedeschi, Serbi e Croati.

Nota 1- Il gen.Carlo Ravnich era, nel 1943, maggiore comandante del battaglione Alpini “Aosta!”. L’8 settembre passo con i partigiani Titini e in “Storia Illustrata” n. 274 del settembre 1980 racconta che allora, dopo i primi accordi di collaborazione, il comando partigiano jugoslavo chiese che facessero un fonogramma a nome loro per chiedere in Italia di bombardare Zara perché, dicevano, “vi si stavano concentrando notevoli forze tedesche“. Ravnich ricorda che il fonogramma partì seppure cercarono di modificarlo in modo da renderlo inattendibile.

Nota 2 – sui crimini comunisti in Dalmatia si veda anche http://www.dalmatia.it/dalmazia/calvario/alleati1.htm

Nota 3 –Gianni Oliva, Foibe. “Le stragi negate della Venezia Giulia e dell’Istria”, Mondadori, Milano 2002Nota 4- confermate dal Memorandum di Londra del 1954

Sul progetto comunista e di Togliatti di annessione del Friuli e del Veneto alla Jugoslavia si veda http://www.palmerini.net/blog/?p=88

Per saperne di più

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_del_Ricordo

Quegli ebrei deportati dall’Istria in nome della razza italiana Trasmissione sulle Foibe

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3 Comments

  1. luciano
    25 Gennaio 2009 @ 03:27

    Gli esuli attendono dopo 60 anni:

    1) Oggi, tutti parlano di Norma Cossetto quando ricordo io fui uno dei primi a sentirne parlare qui in Sardegna e a conoscere tutta la sua storia, la sua vera storia. Ma ci sono tante altre cose che non si sanno, o che non si vogliono che si sappiano: la vergogna che ancora oggi la città di Padova ospita nella sua Università, dove Norma Cossetto studiò e dove viene riportata una targa commemorativa dove riporta che Norma Cossetto è una vittima del Nazismo, quando tutti noi sappiamo benissimo che è una sporca e lurida menzogna.

    2) Restituzione delle tombe

    3) Restituzione delle case

    4) Indennizzo e quo e definitivo

    5) Rispetto della legge per i luoghi di nascita sui documenti

    Le nostre Organizzazioni non hanno fatto nulla che prendere i soldi dal Governo per tacere, sopire ed imbrogliare gli esuli. Vergogna

    Il business è enorme dietro le spalle degli esuli

    L’unica cosa positiva, anche se fine a se stessa, è il riconoscimento del GIORNO DEI RICORDO, ma neppure questo è stato promosso dalle Organizzazioni ma dall’Onorevole Menia con voti trasversali. Vergogna!

    Accedi per rispondere

  2. alessandro
    11 Febbraio 2008 @ 09:38

    buona l’iniziativa. sottolineo alcune inesattezze: la popolazione, sebbene parlante un dialetto derivante dal veneto (eredità della serenissima), non può considerarsi veneta. Triestini=Giuliani, Abitanti dell’istria=Istriani, Abitanti della Dalmazia=Dalmati.
    La posizione degli alleati è stata piuttosto più complessa e le intimidazioni e le persecuzioni degli italiani durarono ben oltre il 47.
    Per notizie più approfondite e precise rimando al volume “Atti dei seminari, Esodo” redatto dalle Ass. delle comunità istriane di Trieste.

    10 febbraio: io non scordo!

    Accedi per rispondere

  3. mstatus
    9 Febbraio 2008 @ 09:38

    Complimenti per l’articolo.

    Un caro saluto!

    Accedi per rispondere

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