Lo Stenterello fiorentino: vi siete forse illusi ?
Basta guardare un film qualunque con dei fiorentini per capire alcune loro caratteristiche personali. Certo, sono esasperate nei film, un po’ troppo generalizzate a tutti i toscani che invece sono di tante paste, ma si ritrovano spesso nella realtà. E poi c’è pure la maschera dello Stenterello che le ridicolizza ma un po’ le spiega.
Per me il fiorentino ha un sarcasmo irriverente che spesso sfocia in una enfatizzazione comica dei toni, nell’urlo gratuito ma palesemente teatrale. Cioè il fiorentino non disdegna di urlare per affermare il proprio punto di vista, seppure in maniera teatrale e simpatica, ma poi non morde e non insiste troppo se gli conviene, e cambia volentieri opzione per arrivare ad un accomodamento. E’ un modo di affrontare le questioni non disprezzabile.
Sebbene ogni persona faccia storia a sé e non si possa mai generalizzare, è utile tenere a mente queste caratteristiche nelle relazioni umane, al fine di riuscire a comprendere meglio il valore delle cose che una persona vuol comunicare.
Paradossalmente il veneziano assomiglia al fiorentino. Mentre il veneto di terraferma non si incazza mai pubblicamente, e quando si incazza non urla, semmai mena, ma in genere non uccide. Il veneto starnazza solo se serve a far festa, ma allora non è serio e lo dimostra, oppure urla in caso di pericolo grave. Quando discute e propone, quando vuole fare qualche cosa, semplicemente lo dice chiaro e tondo. Potremmo dire che al veneto di terraferma manca quella ilarità sarcastica che si ritrova nelle ex-capitali come Venezia, Firenze e Roma, forse perché il “popolo” di quelle città ha visto talmente tante devianze del potere da sviluppare naturalmente una storica sopportazione alle stesse basata sull’ ironia.
Purtroppo a Roma le Istituzioni, per lo più popolate da non romani, non tengono presente tutto ciò. Le Istituzioni italiane pensano che se 6000 guardie forestali della Sicilia protestano basterà dargli 300 euro al mese e staranno buoni, e lo stesso vale per i veneti. Non è così, il veneto non accetta volentieri di dipendere dall’assistenza pubblica miserevole, perché odia la miseria, l’ha sempre odiata da 3500 anni. Piuttosto se ne va, oppure, quando non vede più speranza e si stanca di aspettare, fa la rivoluzione, ma non si adatta a vivere da parassita, è contro il suo DNA culturale.
Non è che per caso l’Italia si sia dimenticata di essere fatta di tanti popoli ?
Non è che per caso si sia dimenticato che un sindaco di Firenze può parlare come un sindaco fiorentino?
Tanta è la disperazione per la situazione italiana che qualcuno ha Roma ha voluto credere nell’impossibile, ossia che veramente si sarebbe potuto fare in pochi mesi quello che non si è fatto per decenni. Inbecillità? Rincoglionimento? Stupidità di fine impero?
Una riforma epocale al mese è una promessa talmente ridicola che solo un disperato o uno stupido può crederci, tanto più se fatta da un sindaco fiorentino in maniera teatrale.