Il Bilinguismo lo paga lo Stato – sentenza del C.d.S.
Il Consiglio di Stato, il più alto grado di Tribunale amministrativo, ha fissato un punto riguardo il bilinguismo.
In realtà ha ribadito cose già dette e chiarite, riattualizzando il concetto che il bilinguismo lo paga lo Stato, ma a certe condizioni.
In particolare, ai dipendenti comunali che usano le 2 lingue nel loro lavoro, spetta un aumento di stipendio, una indennità, e questa è a carico dello Stato.
Tuttavia non basta che tali impiegati usino concretamente una seconda lingua per avere diritto all’indennità, devono ed essere stati assunti o selezionati appositamente per il ruolo bilingue, e dunque che nel bando sia stato messo come requisitola conoscenza della lingua certificata da un patentino apposito.
In pratica, il superamento di un esame apposito per ottenere il patentino, implica l’esistenza di un ente certificatore; nessuna “autocertificazione di conoscenza” della lingua fai da te quindi.
Dunque, il bilinguismo deve venire attuato dall’ente locale, ma va attuato con un sistema di certificazione della conoscenza della lingua , cioé con una autorità che rilascia il patentino linguistico.
Coloro che lavorano a contatto con il pubblico nel territorio bilingue devono avere questo patentino, e devono ricevere una indennità.
Il Consiglio di Stato richiama il fatto che questa indennità va pagata dallo Stato e non dalla regione o dal comune, e cita : “
L’articolo 60 del d.p.r. 13 maggio 1987, 268 così dispone: <<al personale in servizio negli enti di cui al precedente articolo 1… in cui vige istituzionalmente con caratteri obbligatorietà il sistema di bilinguismo, aventi sede in altri regioni a statuto speciale è attribuita un’indennità di bilinguismo, collegata alla professionalità, nella stessa misura e con le stesse modalità previste per il personale in servizio negli enti locali della regione autonoma a statuto speciale Trentino alto Adige>”
Infatti è un obbligo dello Stato riconoscere e proteggere le minoranze linguistiche (art.6 Cost.).
Quindi gli stessi diritti e doveri che il Consiglio di Stato ha riconosciuto ai comuni, presumibilmente spettano a province e regioni, per quanto riguarda il personale che dipende dallo Stato.
Fin qui la sentenza, che da ragione a quanto da anni sostengo, e che è stato sistematicamente ignorato da tutti i partiti e partitini veneti e padani.
Da anni chiedo l’istituzione di un patentino linguistico per la la lingua veneta, anzi ho fondato appositamente l’Istituto di Lingua Veneta, in seno all’Autogoverno del popolo veneto. Ma dallo stesso autogoverno, nel 2009, è stata chiesto alla Giunta Regionale del Veneto e anche al Consiglio di attivare un sistema di patentino gestita da professori universitari di lingua veneta, che esistono a Padova.
La Lingua Veneta nel frattempo è stata riconosciuta dalla legge regionale, oltre che dall’UNESCO, ma questo non ha cambiato nulla.
L’Autogoverno del Popolo Veneto, in quanto rappresentante del Popolo Veneto, quando ha chiesto alla Giunta di attuare il bilinguismo lo ha fatto non in virtù della legge sulla lingua veneta, ma in quanto diritto delle minoranze nazionali per la legge del Consiglio d’Europa.
Le “minoranze nazionali” infatti hanno specifici diritti che la legge 302/1997 riconosce loro.
Questo perché lo Stato rifiuta di riconoscere la lingua veneta, e purtroppo il riconoscimento delle minoranze linguistica è una competenza dello Stato.
Ma il riconoscimento delle minoranze spetta alle regioni, e il popolo veneto è già riconosciuto.
La Giunta Galan non ha fatto nulla, violando queste leggi, e per ben 13 anni non ha operato alcuna sostanziale attuazione delle leggi internazionali.
Per il futuro non c’è da aspettarsi molto, già l’anno scorso Zaia ha dichiarato che il “veneto” non è una lingua .
Invece per legge, i veneti hanno diritto a parlare la loro lingua negli uffici pubblici, e quindi i dipedenti devono avere il patentino
La prima cosa da fare è l’istituzione di un patentino .
Vedremo presto se questa classe leghista è la liberazione dalla burocrazia romana o il trucco di Roma per incantare i veneti con le favole.
Sentenza del Consiglio di Stato