Italiani i Veneti di Istria e Dalmazia?
Sono stato in Istria per la prima volta alla fine degli anni ’70 quando ero un ragazzino di circa 10 anni. Le strade avevano le buche, nei negozi i beni erano calmierati e scarsi, solo nelle zone turistiche si riusciva a vivere una vacanza, e costava poco. L’Istria era la parte ricca della Jugoslavia, ancora oggi credo sia una zona di forte economia nel contesto Croato, ed oggi le meravigliose cittadine Venete sono inarrivabili per molti Veneti perché troppo care. Allora rro troppo piccolo per capire cosa era successo in quei luoghi, gli stessi turisti non ne erano consapevoli, e non trovavo strano che ci fossero tante persone che parlavano Veneto. E tutti passavamo ignari e tranquillamente, come oggi, affianco a foibe celate da bombe a mano per tapparle. Chi parlava Veneto c’era, allora, ma oramai sono rimasti i vecchi a parlarlo, una civiltà millenaria che sta sparendo grazie ad un genocidio. Quando sono tornato da adulto, nei primi anni del 2000, la pulizia etnica era continuata a tal punto da farsi fatica, almeno d’estate, a sentire qualcuno parlare la lingua veneta che lì si parla da secoli e secoli. Ad un certo punto mi fermai a chiedere per affittare una stanza per la vacanza, e chiesi informazioni parlando in Italiano, teoricamente in una zona bilingue croata e italiana, la mia interlocutrice non capiva nulla dell’italiano, e allora mi venne in mente di provare a parlare in lingua veneta: la signora mi capì subito, e mi chiamò il proprietario, un uomo di soli 60 anni. Parlammo in Veneto come si faceva con il vicino di casa, ma non mi capiva se provavo a parlare in Italiano.
Che cosa ci insegna questo aneddoto? Che pure gli Istriani, che sono stati nel Regno d’Italia per circa 20 anni, in realtà l’Italiano non lo parlavano, (come per altro nemmeno gli altri Veneti fino all’avvento della TV), e tanto meno i Dalmati che sono stati solo pochi anni parte dell’Italia. Quelle popolazioni sono state Venete per un millennio, sono state Veneziane ancor prima di Padovani, Vicentini, Veronesi, Bresciani e Bergamaschi, ma non italiane. Erano Italiani nel senso del riferimento a Venezia, ma quando ancora gli Italiani erano da farsi e non esistevano, ammesso che oggi esista una italianità compiuta e condivisa e non invece una imposta.
E a che cosa serve questo discorso ? Per capire che quello che successe durante e dopo la seconda guerra mondiale, la tragedia delle Foibe, non è stato un semplice massacro di italiani, è il modo sbagliato e incompleto di vedere perché non considera la storia di quelle terre, sempre plurilingue e con ben differenziato l’entroterra slavo dalla costa Veneta, fortemente ed orgogliosamente Veneta fin da prima dei Romani. Migliaia di anni di storia cancellata non si possono comprendere con la guerra ideologica del Fascismo e del Comunismo, ma si capiscono invece nell’ottica di un genocidio etnico-politico di un popolo , quello Veneto, che è stato vittima di tanti invasori a partire da Napoleone. Non a caso i primi campi di concentramento li ha realizzati l’Impero Asburgico proprio in Istria e a danno dei Veneti.
Per capire la storia di quelle terre e la tragedia del Genocidio dei Veneti di Istria e Dalmazia, di cui le Foibe sono solo un pezzo, ecco il mio libro che ha cambiato la prospettiva pubblica.