Se vogliono l’autonomia devono richieder la lingua veneta.
Rileggo e riscrivo una articolo nel 2006, scritto quando ancora Galan governava il Veneto.
Leggo da un giornale (del 2006) che “nei vicini ambienti friulani alla richiesta di specialità che viene avanti dal Veneto” si obbietta che “”Il Veneto non può accampare minoranze da tutelare per richiedere una sua specialità come Regione, così come non ha situazioni delicate di confine”. Si parla delle minoranze linguistiche.
Non bastasse Illy e numerosi politici friulani e triestini hanno ricordato a Galan come le Regioni a Statuto speciale esistano sin dalla nascita della Repubblica italiana per ragioni geografiche specifiche – Sardegna e Sicilia sono due isole – e perché sui loro territori sono presenti consistenti minoranze linguistiche.
Con questo Illy fa 2 brutte figure, in quanto la regione FVG venne istituita con la legge Cost. n.1 del 1963, 25 anni dopo la Repubblica, e i veneti sono un popolo riconosciuto dall’art.2 L.n.340/1971. Ma non possiamo fare una colpa a Illy di questa seconda cosa, dato che sembrava ignorarla o non volerla nemmeno Galan che ci voleva tutti trentini.
Illy ha aggiunto che «Per consentire una adeguata tutela a queste minoranze e una adeguata convivenza sono state istituite le specialità e a fronte di maggiori risorse corrispondono, nel caso nostro, certamente maggiori oneri».
Contrario al concetto di “Veneti” anche il Sindaco di Udine, terra storicamente veneta se pure nella sua specificità.
Tutti questi signori sembrano dimenticare che la loro regione si chiama “Friuli-Venezia-Giulia”, dove la “Venezia” è in realtà l’80% del territorio, e dove il Friuli (altro 15%) è sempre stato veneto. Aggiungo nel 2020 che la maggior parte dei residenti parlano Veneto e non Friulano.
Quei politici, insieme con il disgraziato (poi) Galan sembrabano fare a gara per cancellare la storia dei Veneti, non osavo pensare che quei pensieri fossro il frutto dell’ignoranza o il prodotto di governare per conto degli italiani che la storia veneta non la vogliono nei libri scolastici.
Ma come si fa a dimenticare 400 anni nei quali i Friulani furono Veneti nello Stato Veneto? Come si fa a dimenticare il comune destino del Lombardo Veneto che venne occupato illegalmente dai Savoia violando i trattati internazionali e che costarono una guerra fraticida fra Veneti e Veneti sulle rive del Piave?
Comunque è interessante il pensiero dell’allora Sindaco di Udine, che confermava che “Non solo un Comune deve decidere di cambiare Regione, ma questo deve essere accolto dalla Regione di destinazione”, cosa che non succederà mai, perché da che mondo è mondo, i privilegiati difficilmente condividono i loro privilegi. Infatti nel 2020, a distanza di 14 anni, i referendum dei comuni Veneti per passare alla provincia di Trento sono rimasti inascoltati.
Devo anche dare atto a Mirko Spacan, rappresentante della minoranza slovena o slo-veneta (lo dicono gli sloveni), che “Fare del cambio di Regione una questione di interessi economici è sbagliato. Il Friuli Venezia Giulia è una Regione con minoranze, in primis slovena, che andrebbero valorizzate ancor meglio per favorire il dialogo con gli Stati vicini. Lo stesso bilinguismo è una ricchezza di questa terra. Ragionare invece come fa il Veneto, mi pare un semplice pensiero di economia “corta”, riduttivo».
Ha ragione in quanto mette l’accento sul discorso del Bilinguismo, della identità che motiva e giustifica l’autonomia.
Ad IIlly che negava l’esistenza della lingua veneta Galan avrebbe dovuto ricordare che esiste una minoranza linguistica in veneto, di lingua Veneta, che è una lingua . L’ISTAT ci dice invece che il 66% di veneti parla veneto a casa come sul lavoro, con gli amici come nelle occasioni di incontro pubblico.
Nota: nel 2016 la minoranza nazionale Veneta è stata riconosciuta dalla Regione Veneto ma la legge è stata fatta cancellare nel 2018 dalla Corte Costituzionale proprio per volontà di un friulano, il prof. Bertolissi, su mandato della Giunta Zaia.
Che la minoranza veneta non sia stata riconosciuta dallo stato italiano, che ha riconosciuto più volentieri le minoranze albanesi e Serbe del sud, dimostra solo la vera natura del rapporto fra Veneti e Italia: occupazione e sfruttamento.
Ma il concetto è chiaro: niente autonomia senza lingua veneta.
L’anno successivo in effetti un tentativo di Galan per avere l’ autonomia tramite la lingua è stato fatto. Tramite il riconoscimento regionale della lingua veneta, proposte di riconoscimento della lingua veneta in realtà arrivate dalla provincia di Vicenza e dalla Provincia di Treviso, ma poi tutto è rimasto lettera morta perché lo Stato non ha mai ratificato, come dovrebbe, la carta Europea per le lingue regionali e minoritarie.
Fino al 2020 il rivendicare la lingua e la specialita identitari anche al fine di avere l’autonomia non è una via che è stata percorsa da Zaia, il quale più di qualche battuta in lingua non fa. Nel 2017 c’è stato anche il referendum per l’autonomia, ma il parlamento italiano non ha riconosciuto l’autonomia ai Veneti, e se lo farà non corrisponderà a nulla di buono, perché meno soldi a Roma sarebbe un karakiri finanziario per l’Italia.
Galan chiese al Consiglio regionale il riconoscimento della lingua veneta, quelli di sinistra si sono dimostrati anche in seguito e al tempo della mia legge nel 2016 esattamente come Illy,. Non hanno mai però cominciato a ragionare sulla scorta del concetto di “minoranza linguistica” della Costituzione e sul come rivendicar la sua specificità.
Senza riconoscimento della lingua veneta le rivendicazioni di autonomia sono solo esercizio propagandistico. E vorrei frenare gli entusiasmi: anche con la lingua riconosciuta l’autonomia non arriverà o lo Stato crollerà finaziariamente. I Veneti farebbero meglio ad addatarsi al loro status di servi. Si potrebbe anche dire “Sei italiano? Paga!”
Aspettarsi che le Istituzioni regionali si muovano in tal senso e possano realmente fare qualcosa è una illusione, perché già nel 2000 ricevettero una formale istanza di riconoscimento dell’amministrazione di “autogoverno del Popolo veneto” previsto perfino dallo statuto della Regione (art.2). Galan sapeva perché personalmente gliene ho parlato ben due volte (però una delle due volte mi sembrava brillo).
Forse la lingua e l’identità veneta sono sempre stati temi strumentalizzati per portar via i voti a qualche altro autonomista autentico, oppure per scatenare un dibattito dove tutti dicono “i Veneti non sono una minoranza, non sono un popolo, non hanno una lingua, nemmeno i trentini e i friulano li vogliono …..”.
Forse lo scopo vero del dibattito sulla lingua è solo quello di stendere una cortina di fumo su quello che sta realmente montando nella censura dei media, ossia l’esercizio concreto dell’autogoverno del popolo veneto.
E’ solo questione di tempo. Ci saranno delle conseguenze penali per l’ omissione, perché legalmente il funzionario italiano è obbligato a passare le redini dell’amministrazione all’autogoverno del popolo veneto, lo dice la legge n.881/1977. Galan non lo ha fatto dal 2000, come si è visto aveva troppi scheletri nell’armadio per poterlo fare.
Dicevo appunto “che non voglia o che non sappia fare, Galan non è certo l’uomo che porterà a casa qualcosa, sa solo far confusione per suoi motivi.” . Lo stesso dico di Zaia da anni.