Bortotto e Quaglia si prendano la responsabilità di aver trascinato Franceschi
Luciano Franceschi nel 1999 è stato, con Bepin Segato e me, co-fondatore dell’Autogoverno del Popolo Veneto, percorso giuridico da me scoperto e proposto.
Sono oggi 5 anni che non vedo e non sento Franceschi, i nostri rapporti andarono in crisi,alla fine del 2008, e si ruppero del tutto nella primavera del 2009 (dopo oltre 10 anni di frequentazioni e battaglie insieme) con l’arrivo fra di noi di persone maligne .
La settimana scorsa Luciano è stato condannato in primo grado a oltre 16 anni di detenzione per aver tentato l’omicidio di un direttore di banca nel 2013, e riguardo ai fatti di imputazione non ho mai scritto in attesa degli eventi, soltanto dicendo che quel Franceschi non è la persona che ho conosciuto e frequentato io.
D’altra parte in quel 2009 Luciano era andato del tutto in crisi, si ritrovò con la moglie malata, persona meravigliosa nell’animo e nella forza che gli impediva di andare alla deriva. A mio avviso la moglie era la sua àncora, e una volta persa si è fatto trascinare da chi lo spingeva verso idee e pratiche nei fatti suicide.
Queste persone hanno nomi e cognomi, e si devono prendere la responsabilità delle loro parole e dei loro atti.
Ecco cosa avvenne e perché i nostri rapporti si ruppero.
Era il 2009 quando il sig. Bortotto lasciò ogni incarico nel PNV, legato a Busato, e si infilò nell’Autogoverno del Popolo Veneto.
La sua scelta era stata forzata dal fatto che in una serata di presentazione del progetto di Autogoverno fatta da me al suo gruppo, aveva capito, come molti dei suoi, che la via referendaria di PNV e di Busato non avrebbe portato da nessuna parte, ed il gruppo si era sfaldato fra coloro che abbandonarono il partito, e altri pochi che vennero nell’autogoverno.
Fra i concetti cardine che Bortotto e i suoi avevano appreso per la prima volta c’era il fatto che il “popolo veneto” non è fatto dai residenti della regione, ma è un popolo che si riconosce per lingua e storia e si estende in un territorio molto più ampio.
Dichiaratosi cittadino del popolo veneto, Bortotto voleva un ruolo nell’autogoverno e gli fu dato. In realtà, dato il suo carattere irascibile e autoritario, voleva comandare su tutti, e purtroppo a quel tempo a capo del Governo del Popolo Veneto vi era Quaglia, persona del tutto inetta sul piano governativo, deficitario nella comprensione delle persone, incapace di capire la differenza fra una Istituzione e un golf club, assolutamente nullo nelle cose di diritto e per questioni delicatissime come una autodeterminazione.
A Quaglia però piaceva quell’uomo “forte”, ne aveva bisogno, e per altro Bortotto non mancava di vezzeggiare Quaglia, probabilmente con in mente già di fargli le scarpe appena possibile come in effetti avvenne circa un anno dopo.
Bortotto, ex poliziotto espulso perché facile all’ira (ma non lo sapevamo), volle diventare ministro degli interni. Poi volle il titolo di capo della “polizia veneta” , ente decretato nel 2005 che però non aveva né organizzazione né armamenti e che di fatto si era solo risolto in una comparsata di De Pieri in divisa prototipo di poliziotto veneto alla festa dei Veneti di quello stesso anno.
Intanto per Quaglia si avvicinava il problema che LIFE doveva subire il sequestro degli arredi a causa delle loro precedenti iniziative svolte anni addietro. Quaglia, con il senno di po, pensò lungamente in anticipo di opporre allo Stato la sovranità veneta detenuta legalmente dall’Autogoverno, e così, senza decreto e senza autorizzazione, prima dichiarò l’appartamento LIFE un territorio fuori giurisdizione, e poi fece esporre uno striscione che lo indicava come sede di Autogoverno del Popolo Veneto e pure del Tribunale del Popolo Veneto ( da me presieduto ). Dovevo rendermi conto allora che era iniziato il tentativo di Quaglia di impadronirsi delle Istituzioni per scatenare una guerra contro lo Stato. Ma allo stesso tempo consideravo queste iniziative come un’enfasi eccessiva poiché nell’Autogoverno ciò che non è stabilito per legge non ha e non può avere valore legale.Ma come detto solo in seguito compresi che Quaglia non distingue un golf club da una Istituzione. Oltretutto Quaglia è una persona taciturna, incapace di parlare con coerenza di quello che pensa, semmai balbetta confusamente concetti appresi altrove, per cui mi sfuggì del tutto il suo subdolo progetto come sfuggi a molti altri nello stesso periodo. Ancora adesso Quaglia stesso non sa spiegare cosa è realmente successo in quel 2009, se richiesto comincia a balbettare, mi accusa di essere stato inviato dai servizi segreti quando fu lui a cercarci …..
Comunque nel maggio 2009, il suo ministro Bortotto propose pure di strutturare e armare la polizia veneta. Il governo si riunì senza preavviso per discutere di cose non messe all’ordine del giorno, e per la prima volta il Presidente del Tribunale (e nello specifico l’inventore e il fondatore dell’Autogoverno) non venne invitato alla riunione. Nella mia buona fede avevo interpretato il fatto come l’esigenza di smarcare dal fondatore le Istituzioni, per renderle autonome, e mi si era fatto credere che era una riunione solo di discussione. Invece il giorno dopo mi ritrovai in sede LIFE una specie di polizia in divisa perfino dotata di unità cinofili, e dato che lo stesso Bortotto era guardia giurate e un suo amico era pure comandante di polizia comunale, perfino nella disponibilità di armamenti disponibili. Cose da galera, tant’è che lo stesso Bortotto mesi dopo, quando scattarono le denunce negò, definendo “tute ginniche” le divise.
Come detto l’intento di questa “Poeisia” era di opporsi alla polizia italiana che voleva gli arredi della LIFE, cosa determinata dalla confusione mentale di Quaglia fra soggetti giuridici. In realtà questa Poesia si era opposta solo per finta, anzi, si potrebbe dire che se fosse stata una cosa seria nei fatti si era arresa senza combattere dopo una sceneggiata televisiva. Io arrivai in ritardo di un’ora, i giochi erano praticamente già fatti, ma a quel punto avvenne l’unica vera opposizione al sequestro, che avvenne quando presentai al funzionario del tribunale un ricorso che gli negava giurisdizione: il funzionario, intimorito dalle mie parole e dalle conseguenze giuridiche, rinunciò al sequestro che fu rinviato, avanti agli occhi sbigottiti di Zanatta, un altro ministro di Quaglia.
Quello che non sapevo, perché ero arrivato in ritardo, è che quel giorno Quaglia aveva dichiarato alla TV di Antenna 3 di voler armare questa sua polizia. Chiedo io: si può essere così idioti da pensare che se dichiari alla TV di voler fare un corpo di polizia armato non scatteranno le denunce? Così infatti avvenne, e si conclusero 6 mesi dopo con il rinvio a giudizio di molte persone, graziate poi dalla cancellazione delle leggi da parte di Calderoli.
La presenza di quella gente travestita non prevista da legge di Autogoverno mi mise di fronte all’evidenza della totale inettitudine al governo di Quaglia e del suo ministro Bortotto. Imposi loro con decreto di sistemare la cosa giuridicamente in una settimana per, dichiarando altrimenti sciolta la polizia. Ossia, se il Governo non avesse deliberato la normazione della polizia entro una settimana, essa non sarebbe mai nemmeno esistita legalmente. Ma dissi anche che, essendo legalmente facoltà dell’autogoverno sancirne la nascita se il governo provvedeva io avrei accettato, come mio dovere, la legge.
Però, non ci vuole un genio a immaginare che anche se hai la legge dalla tua, uno stato occupante come quello italiano ti reprimerà con ogni scusa nel momento in cui minacci la sua occupazione. E’ del tutto evidente l’attualità di queste considerazioni. E sopratutto io credo che questo tipo di questioni vanno relegate quando il popolo in massa ha dimostrato di volere l’indipendenza.
Quaglia quindi, messo alle strette convocò il governo, e questa volta fui chiesto di partecipare insieme all’allora presidente dell’Assemblea, e discutendo dissi ai ministri che se avessero deliberato per l’armamento, io avrei accettato la legge, ma era facile immaginare le conseguenze, ossia la repressione dello stato occupante italiano. Per altro il regolamento che prevedeva l’armamento era stato scritto e proposto da Bortotto che lo aveva presentato pochi minuti prima, e tentava di farlo passare come un semplice regolamento senza far capire nulla ai ministri .
Io evidenziari i rischi, e le mie obiezioni sollevarono i dubbi sull’opportunità politica e militare di un tale regolamento: la maggioranza si dichiarò contraria, e il governo non raggiunse l’unanimità prevista.
A quel punto Bortotto cominciò ad urlare accusandomi di dittatura e di essere un infiltrato dello stato. Lui, ex-poliziotto (?) che indicava me (l’inventore e fondatore dell’Autogoverno) di essere un infiltrato. Il povero Franceschi era presente, ma era già andato in crisi per la malattia della moglie, tuttavia colse quell’occasione per mettermi in brutta luce poiché da poco tempo avevo fatto emergere alcune sue mancanze contabili della precedente gestione.
Cominciarono a volare parole grosse. Cominciò da allora la calunnia aperta o strisciante nei miei confronti di appartenere ai servizi segreti, che poi venne in seguito rafforzata dagli amici di Bortotto fra cui Busato.
Vistosi messo in minoranza, Quaglia pochi giorni ebbe l’idea “geniale” di licenziare tutti i ministri in modo tale da poter deliberare da solo, quindi all’unanimità, lo stesso regolamento, cioé l’armamento della polizia (!) . Però incappò nel fatto che gli negai questa possibilità giuridica poiché aveva già licenziato tutti e quindi non era un governo in piena forza. Quaglia e Bortotto allora tentarono di far passare in Assemblea una norma che permetteva al Governo l’approvazione a maggioranza semplice dei decreti del governo, e gli riuscì, ma non riuscì loro di far passare la creazione del segreto di Stato per delibere con membri occulti, ed inoltre si deliberò che non ci sarebbe stato alcun armamento in ogni caso. Anche lì volarono parole grosse, e se da una parte fecero passare in Assemblea il voto a maggioranza semplice del Governo, dall’altra erano ormai fuori gioco nei loro tentativi. Quella sera ebbero pura la faccia tosta di mentire all’Assemblea sulle loro intenzioni, tanto che ancora settimane dopo stavano attivamente procurandosi mostrine e divise per una polizia che gli era stato vietato di creare . Perché questo accanimento verso questi armamenti?
Come si fa a sapere se le azioni di Bortotto erano preordinate a farci arrestare tutti come succede ai Serenissimi di questi giorni? D’altra parte Bortotto è un ex-poliziotto italiano, ha giurato fedeltà allo Stato, come il suo collega. Quindi è uno spergiuro in ogni caso? E Quaglia ? E’ un mentecatto o un utile allocco o cosa ?
In ogni caso, dato che la mia linea pacifica aveva prevalso, da allora cercarono di screditarmi, di distruggermi nella reputazione, e cercarono su di me ogni cosa potesse compromettermi e discreditarmi. Non trovarono nulla, per cui fecero apparire una mia richiesta di essere sentito dal magistratura nel 1997 (12 anni prima !) come compromettente.
In questo stato di guerra interna dell’Autogoverno, con Bortotto ai margini, Quaglia isolato, che cercano di farmi terra bruciata intorno, per pura casualità ad inizio agosto 2009 emersero gli elementi che mostravano dei traffici fiscali illeciti di Quaglia ed altri con San Marino utilizzando le email dell’autogoverno. Quaglia non solo usava l’autogoverno per proteggere interessi LIFE, ma sopratutto per farsi gli affari suoi. Solo nei paesi civilmente sottosviluppati ci sono capi di Governo così, fra cui l’Italia.
Non pensai nemmeno se era il caso di farlo decadere, ma feci l’errore di chiedergli le dimissioni.
A quel punto tentarono il colpo di mano, o di stato, e fecero pubblicare da Busato su Facebook accuse infamanti fra cui quella di aver favorito collaborato con la magistratura, cosa che avrebbe aggravato la carcerazione di Segato.
Busato calcò pure la mano, non solo perché nel frattempo era diventato un mio concorrente politico nelle provinciali di Padova, e voleva distruggermi, ma anche motivato dal fatto che gli avevo frantumato il gruppo PNV di Treviso (il più grosso), capeggiato da Bortotto, con lo smascheramento del suo progetto fallocco.
Busato non esitò a infangare il mio nome, mandando le calunnie a 5000 nominativi su Facebook, aggravandole con l’accusa di aver anticipato la morte di Segato a causa delle mie collaborazioni.
Quaglia disse che visti i fatti mi dichiarava decaduto e si dichiarava lui stesso presidente di tutto, Assemblea, Tribunale e Governo tutto insieme.
Le accuse vennero smascherata come false qualche mese dopo dopo quando vi fu la pubblicazione delle lettere dal carcere di Segato, di cui ho già parlato.
Purtroppo la magistratura di Padova rifiutò di provvedere contro le calunnie di Busato, anzi, sentenziò che “ci sono altri modi per avere giustizia”. Certo che se fosse vero che collaboro, alla faccia di quello che viene aiutato e collabora!
Occorre fare una pausa su Busato, perché è lo stesso che oggi mente sui reali numeri del plebiscito. Se voi volete credete ai suoi numeri e alle sue “rivelazioni” su di me fate pure, occorre essere scemi per non capire con chi si ha a che fare.E comunque Busato ha dimostrato più volte anche in seguito quello che è. Invece occorre aprire gli occhi e capire che fra i “venetisti” c’è gente che non si fa remore a infangare la memoria di patrioti vivi, e tanto meno la memoria di quelli morti .
Insomma Quaglia cercò di organizzare una secessione e dichiarazione di mia decadenza, ma con l’aiuto di diversi membri dell’Assemblea (fra i quali il povero Gabriele De Pieri), e tutto a norma di statuto, l’Assemblea deliberò la decadenza a vita di Quaglia e dei suoi seguaci, fra cui Bortotto e in seguito pure Franceschi che li seguì. Nonostante la decadenza continuarono imperterriti a dire di essere l’Autogoverno.
Il resto è storia, fra cui De Pieri che mesi dopo, non eletto a capo del Governo, va con Quaglia perché ne vuole il posto illegale e finisce poi per farsene uno “nuovo” , un Governo secondo lui esistente dal 1997 (!), e Bortotto che pure lui vuole il posto illegittimo di Quaglia e poi ci litiga e si fa pure lui un nuovo governo (MLNV), e così oggi tutti loro hanno un proprio Governo, anche Busato che si è inventato un risultato di voto fasullo per dichiarare un governo. Se devo giudicare , fra loro ritengo Busato il più intelligente (partendo dallo Zero), ma tutti destinati a grossi problemi…..
Si dice che il tempo è galantuomo. Bortotto è rinviato a giudizio per banda armata e altro, De Pieri ha molti processi sul capo e l’avvocato difensore lo ha mollato, purtroppo di Franceschi sappiamo, non mi spiego di Quaglia, forse è ormai troppo vecchio, o forse è più furbo, e credo che presto ne vedremo anche su Busato…..
Volete la libertà o ulteriori problemi ? Raccontare questo pezzo di storia e la mia personale opinione su certi personaggi, spero sopratutto che serva a qualcuno per indurlo a starne distante. Perché Luciano non era un uomo violento prima della loro frequentazione. Ritengo che Bortotto e Quaglia, con il loro comportamento, con le loro azioni e parole, hanno di sicuro favorito la svolta del Franceschi come di altri a pensare all’uso delle armi come qualcosa di auspicabile.
Bortotto e Quaglia devono prendersi la responsabilità morale che Franceschi passerà quasi tutto il resto della sua vita in galera, loro hanno incentivato non solo lui, verso la via sbagliata, nel suo caso, trattandosi di una persona in stato confusionale e moralmente distrutto dalla perdita della moglie, perfino spinto verso un obbiettivo del tutto sbagliato, tanto più che un direttore di banca oggi non conta nulla, o conta poco di più del cassiere, ma non ha discrezionalità nel dare fidi secondo il meccanismo imposti dall’alto e dal sistema usuraio mondiale.
Bortotto e Quaglia sono responsabili di aver agevolato mentalmente una persona in gravi difficoltà familiari e finanziarie, forse disperato, ad accettare l’idea della violenza armata come metodo per risolvere i problemi esistenziali.
Invece questo non solo è sbagliato civilmente, è pure in profondo dissenso con il messaggio di pace della nostra bandiera veneta, concetto che anche Rocchetta ha detto appena uscito dal carcere.
Anche volendo, sul piano militare, pensare alla lotta armata oggi al tempo dei controlli GPS, GSM, satellitari e dei microchip nei vestiti è solo una cosa da militari falliti, è pure una cretinata.
La colpa morale e ideologica di Bortotto e Quaglia è stata quella di indicare percors militareschi a persone in disgrazia, e questo è molto grave perché si può stare sicuri che qualche anima in difficoltà prima o dopo prenderà in mano l’arma per motivi sbagliati e la rivolgerà verso persone innocenti. Si può giustificare questo ?
Bortotto e Quaglia, avete sulla coscienza una persona che poteva invece avere un destino molto diverso e che si è rovinata portando ulteriore disgrazia anche ai figli e ai parenti. VERGOGNATEVI, e se potete, isolatevi dal mondo a pentirvi.
Per quanto riguarda Luciano, dai giornali risulta che stia predicando la reincarnazione di San Marco, e se questo è vero credo che si debba considerarlo una persona in tale grave difficoltà da non potersi nemmeno processare.