Envie de changement ou de fascisme?
C’è in giro la voglia di una svolta. E’ una voglia repressa che da molti anni subisce la frustrazione di veder negata ogni speranza.
La voglia di giustizia è grande, ed invece sistematicamente si sentono di abusi della giustizia, e i delinquenti escono su indulto o prescrizione. je “potenti” plutôt, per le loro malefatte non pagano mai e si autoassolvono. Si arrestano 12 assenteisti, ma non i banchieri che evadono 400 milioni di euro.
La voglia di politici onesti e preparati è immensa, ma si sentono parlare sempre persone vuote che poi risultano corrotte, partecipi di sotterfugi, di intrigri, oppure servili accattoni del leader di turno .Sono i burattini del potere reale.
I loro privilegi crescono vergognosamente mentre il paese è alla bancarotta imminente e deve tagliare il futuro ai giovani, le loro pensioni, ed i servizi sociali diventano a pagamento (oppure attendi 1 anno per averli).
La gente è stanca di sentire le inutili discussioni fra la destra e la sinistra, per poi vedere che arrivati al potere ogni frase viene invertita nei fatti.
La criminalità è sconvolgente in grandi parti del paese, ed è padrona tanto da tirare i sassi alle famiglie nel giardino sotto casa, impunita dalla polizia.
Se ammettiamo che le forze dell’ordine non abbiano i mezzi per reprime tutto ciò, o che questo è colpa della magistratura che scarcera, si deve ammettere che il potere reale ed occulto che governa l’Italia vuole questo stato di terrore, altrimenti doterebbero dei mezzi necessari le forze dell’ordine e farebbero le leggi adeguate. Ma invece nel terrore si può rubare impunemente. Ecco cosa vuole il potere reale, il caos che annebbia le coscienze.
La povertà aumenta, mentre il mondo continua a camminare e a crescere. Oramai in molte cose siamo ultimi in Europa, e ci confrontiamo con l’ex terzo mondo. Anche se l’Euro aumenta il suo valore e tutto dovrebbe costare meno, compreso il petrolio, diventiamo sempre più poveri nella realtà del potere d’acquisto effettivo.
Perfino gli immigrati romeni, polacchi ed europei pensano di andare altrove, perché hanno capito che restare qui significa lavorare senza risparmiare, lavorare per sopravvivere. Al loro posto orde di nuovi immigrati meno scolarizzati invadono il territorio con la criminalità, perché qui un indulto non si nega a nessuno.
C’è chi vuole tutto questo. Sto parlando di quel potere che ha finanziato Napoleone per distruggere gli Stati pre unitari per fare l’unità d’Italia che nessuno dei popoli d’Italia voleva. Perfino Garibaldi, Mazzini, Thaon di Revel e molti altri si pentirono di quello che avevano fatto, c'est-à-dire l'Italie unie.
Noi oggi siamo il prodotto di quel progetto abortito, perché siamo solo la proprietà dei padroni delle banche, che si prendono il TFR e gli interessi sul debito pubblico fasullo, e indebitano sempre di più gli indebitati per poi portar loro le case costruite dai genitori.
Chi non vuole democrazia e ordine cerca il terrore per le strade. Vuole esasperare la gente con il caos e la paura perché finalmente invochi la dittatura, un nuovo Burattino che essi proporranno al momento buono come l’uomo della salvezza.
Da destra e da sinistra si vuole un governo delle “grandi intese”, o di “coalizione”, “bipartisan”, o come volete voi purché non venga eletto dal popolo.
La gente è stanca, non capisce, sempre più confusa si rivolge verso soluzione semplici, perfino pensano all’Uomo forte, a una specie di Fascismo morbido non sapendo quale feccia fu il fascismo.
Ci sono quelli che intuendo questo stato d’animo invocano la lotta armata comunista, ma tutti ormai sanno quale orrore è stato il comunismo che fece campi di concentramento con 10 volte i morti del nazismo: i comunisti non li segue più che una piccola minoranza disperata e paralizzata dalla mancanza di democrazia.
Un paese paralizzato nell’attesa. Aspettiamo l’evento casuale, o il collasso finanziario programmato. Non importa, in tanti aspettiamo che abbia luogo “l’evento” che scatenerà il cambiamento. In molti lo sentono imminente. ( 2 mesi dallo scritto il V-day di Grillo ha dimostrato questa voglia).
E intanto tutto sprofonda nel peggio che non ha fine. Solo la continua bugia detta dalla televisione e l’ossessiva campagna nazionalista dona senso alla “italianità” . C’è più gusto ad essere italiani, et, il gusto amaro e disgustoso di chi viene derubato giornalmente. Siamo i più tassati e i meno serviti. ( In cerntro a Padova un Romeno ha sodomizzato diversi ragazzi del centro).
Basta dire che fra i punti più produttivi d’Europa ci sono lombardia e veneto, ed essi hanno servizi al limite della vergogna.
Bisogna aver solo pazienza, perché il punto di non ritorno è già passato. L’Italia non esiste già più, e non può più rinascere perché i corrotti e gli incapaci che sono al potere si fanno aiutare da persone ancora peggiori di loro, perchè temono di essere sostituiti o condannati. I precari nello Stato sono un esempio di sfruttamento di questa casta .
Non si può fare più nulla, nemmeno con il Fascismo o una nuova dittatura, perché come il Fascismo sarebbe solo una grande orgia di corruzione e demagogia fino allo sfacelo dello Stato.
Rassegnamoci a una di queste condizioni: essere italiani e dunque servi, oppure essere popoli liberi di governarsi dichiarando nullo il debito pubblico e l’unità d’Italia.
(nella foto un deportato nel campo di concentramento fascista di Arbe vedi http://www.fisicamente.net )
Naturalmente è meglio che la gente si decida a farlo prima che il debito pubblico venga trasformato in debito privato attraverso l’idebitamento delle famiglie che non arrivano più a fine terza settimana. Ce la facciamo o siamo proprio nulli/inesistenti?
Gli italiani sono un popolo o tanti greggi che pensano al loro piccolo pascolo ?
Ma cosa dico: l’Italia non esiste nemmeno, ed io sono un veneto senza il suo Stato.
ufficio stampa
27 juillet 2007 @ 08:05
GLI EDITORIALI DI ANTONELLO DE PIERRO DIRETTORE DI ITALYMEDIA.IT
Vergognati, Maurizio!
di Antonello De Pierro
E’ un grido di dolore quello che si leva da qualche mese dal mondo della cultura, dopo che la televisione ha catapultato nelle case degli italiani il discusso programma denominato “Grande Fratello”, creando un prodotto inconsistente, che è stato immediatamente e incomprensibilmente rapito dalle cronache dei media. E quando parlo di cultura naturalmente mi riferisco a quella con la c maiuscola, quella dei grandi (purtroppo pochi) uomini, quella nella sua accezione più ampia, quella che ha da sempre rifiutato di nutrirsi di surrogati ideologici e di imparare la lezione della buona ipocrisia, tanto amata dai più. Eppure la televisione, che ormai da anni affoga in una programmazione demenziale, diseducativa, ripetitiva e scadente, ci aveva abituati da tempo allo squallore delle telenovelas e della soap opera, incollando ai teleschermi il popolo televisivo delle casalinghe, col grembiule al ventre, che tra un bucato e l’altro, per innaffiare l’arido giardino della solitudine giornaliera, si incantavano e sognavano di fronte ai miti improbabili di “Beatiful” o di “Quando si ama”. Si trattava sempre e comunque di artisti che, costretti da esigenze professionali e allettati da ingaggi stratosferici, legavano il proprio nome a produzioni di scarso valore culturale. Con il “Grande Fratello” si è valicato ogni limite di decenza, i colossali interessi economici hanno relegato in soffitta qualsiasi senso di moralità . Un manipolo di ragazzi comuni, messi per cento giorni a colloquio con l’occhio freddo di una telecamera “guardona”, sbattuti davanti a pupille spalancate collegate a cervelli altrettanto ristretti, e scaraventati verso una notorietà di cartone non supportata da un’adeguata preparazione professionale. Un business ben congegnato, che ha affondato facilmente le radici in un terreno intriso di sottocultura e ignoranza, atto a spremere come limoni le illusioni di un gruppo di giovani che forse avrebbero potuto intraprendere carriere sicuramente più idonee alle loro attitudini, piuttosto che essere magnificati dai “polli d’allevamento” dell’Italia provinciale che si entusiasma di fronte a tutto ciò che passa sul piccolo schermo, ma essere sottoposti giustamente al mortificante rito dell’irrisione da parte delle vere teste pensanti nazionali. Ed ecco invece i vari Pietro, Salvo, Marina, Cristina, Rocco, Lorenzo, invasati da una droga che si chiama successo, correre con la naturalezza dell’inevitabile, a suon di apparizioni varie, verso un futuro incerto, segnato da suggestioni pseudo-professionali. Di fronte ad una tale situazione non posso avvolgere le mie parole nella carta zuccherata e rinunciare a dissotterrare l’ascia di guerra della polemica. C’è una categoria in Italia fortemente rappresentata, quella degli artisti veri, spinti dal comando imperioso di un’acrobatica passione per lo spettacolo, che annaspa da sempre nell’oceano della precarietà e vive costantemente in bilico sul baratro della disoccupazione. Le scuole di preparazione artistica ne sfornano a centinaia; basta girare i teatri, anche i più piccoli, per scoprire veri talenti, di cui l’Italia non è mai stata avara. E invece ecco apparire improvvisamente sulla scena Marina La Rosa, che ubriacata dalla popolarità riesce ad offendere finanche quei fotografi che da sempre hanno fatto la fortuna dei vip, definendoli “braccia rubate all’agricoltura”; la Sofia nazionale ancora venera i professionisti dei flash a raffica ( comunque c’è da dire che sulla Loren le brume del mito si sono posate davvero). Ma il prodotto più scandaloso si chiama Pietro Taricone, che calzando la sua normale faccia da bullo di paese riesce incredibilmente a vendere la sua presenza a fior di milioni nelle discoteche di provincia e nei suoi sogni lascia ingenuamente galleggiare un futuro alla Kevin Costner: l’importante è crederci, ma purtroppo il risveglio sarà doloroso e disastroso
E’ già criticabile l’operazione, che ha messo a nudo il livello di sottocultura di gran parte degli italiani, ma purtroppo per i produttori televisivi, non è facile sacrificare i propri interessi sull’altare della cultura, della moralità e del buonsenso. Ma quando un giornalista di grande spessore, con vocazione da imprenditore, marcia con i cingoli sopra ogni principio etico-professionale, donc
il caso diventa inquietante. Quanta popolarità in meno avrebbero ottenuto i ragazzi “usa e getta” la “Grande Fratello” se non fossero stati foraggiati dall’ala protettiva di Costanzo, che li ha aiutati a continuare la semina dei germi di tutti gli aspetti deteriori dell’odierna società ? Probabilmente i valori del grafico di notorietà sarebbero molto più modesti. Caro Maurizio, pesa su di te una forte responsabilità morale, sia nei confronti di quelli che il successo l’hanno cucito sulla propria pelle, strappando l’ago e il filo a rinunce e sacrifici fatti nelle scuole, nei teatri, nelle piazze, e sia nei confronti delle fasce più deboli dell’esercito dei telespettatori. Ho visto un giorno in un mercato un bambino giocare con dei soldatini e chiamarli con i nomi dei protagonisti del grande fratello. Hai sostenuto una trasmissione che, anche se con un ipocrita “bip” celava certe espressioni colorite, non dava comunque molto spazio all’immaginazione per capire, risultando quindi altamente diseducativa, tenuto conto anche della fascia oraria in cui veniva trasmessa. Sono tanti i petali di simpatia persi da te in questa occasione. enfin, colpito da un delirio di onnipotenza hai pensato bene di organizzare una puntata chiamata “Pietro contro tutti” in prima serata, con un Taricone versione re dei “coatti”, con canotta strizzamuscoli senza maniche, a troneggiare sul palco del teatro Parioli, ingaggiando un vittorioso “braccio di ferro” a colpi di audience con “La Piovra”, pellicola a interesse sociale in onda su Raiuno, mettendo a nudo ancora una volta, se qualcuno avesse avuto qualche ulteriore dubbio, il livello culturale dei telespettatori del “Maurizio Costanzo Show”. Un’ennesima conferma di come un grande giornalista abbia potuto bruciare sulla graticola dell’interesse economico, perché audience per te vuol dire sponsor, ne l'oublions pas, la propria credibilità professionale. Del resto in nome dell’audience avevi già rifiutato di ospitare in trasmissione i rappresentanti del “Comitato Vittime del Portuense”, perché chiaramente ventisette morti per te non hanno importanza, sono solo una lugubre contabilità di normale amministrazione giornaliera, di fronte al sacro inchino al potere dello sporco Dio denaro, a cui ti sei convertito e sottomesso. Vergogna!
cecco
24 juillet 2007 @ 01:36
si hai ragione oramai in italia con uno stipendo medio non riesce neppure ad arrivare alla fine drl mese, i ricchi stanno sempre meglio, mentre i poveri e il cittadino medio srmpre peggio.Le istuzioni rilasciano chi uccide mentr cokpiscono la povera gente,col tempo la situazione peggiora..
complimenti per l’articolo!