Buone nuove: il Burka non è islamico
Dall’Egitto una buona notizia per tutti: portare il niqab (sorta di Burka), non è un precetto islamico o del corano, né ha a che fare con esso.
A sostenerlo è Mohamed Tantawi, la più alta autorità Mussulmana dell’Egitto, il quale, visitando una scuola al Cairo, ha chiesto ad una ragazza di togliersi il niqab (sorta di Burka) che la copriva integralmente. Alle obiezioni della ragazza Mohamed Tantawi ha risposto che il niqab (come il Burka), sono il portato di un costume locale che non ha connessione con i precetti del Corano.
A riportare la notizia è la BCC online, che riprende il giornale “al-Masri al-Yom”.
Il niqab, vestito integrale egiziano, ha avuto recentemente un aumento della diffusione, e come fa il Burka in uso nell’Afghanistan, mortifica ugualmente la donna nascondendola sotto un velo totalmente nero. D’altra parte, chi considera quelle tradizioni come semplici tribalismo o sintomi di sottosviluppo si interroghi bene se non siano ugualmente discutibili anche i nostri usi spesso troppo mercificatori della donna, dalla quale non solo si pretende una continua esibizione di bellezza e turgidi particolari a costo della chirurgia, ma spesso la si riduce a cosciotti in esposizione come in macelleria chiamandole “veline”.
Ma per carità, meglio la libertà di esporre piuttosto che il divieto assoluto, che per altro spesso è solo verso le proprie donne ma non verso le straniere.
La buona nuova è insomma che da oggi nessuno può più legittimamente chiedere che venga consentito l’uso del Burka e simili costumi in Europa e nel mondo, perché non ha un fondamento in una fede e si tratta di semplici costumi.
Niente di nuovo in questo divieto, allo stesso modo che non consentiamo ad una persona di uccidere il proprio figlio o privarlo delle cure anche se la sua religione glielo impone (potremmo pensare ad un nuovo Abramo), e così dobbiamo eticamente vietare il burka, perché in effetti, non solo è una minaccia per la democrazia, ma è anche mortificatorio per la persona che non può godere nemmeno di uno dei fondamenti della identità, l’immagine pubblica di sé .
Adesso voglio vedere cosa dirà la sinistra del relativismo culturale che ha praticato l’uguaglianza delle culture, ma che in pratica significa non aver nessun pensiero. Voglio vedere cosa dirà il “pensiero debole” che dietro la incapacità di leggere la dignità dell’essere umano ha finito col rinunciare ad essere pure lui.
Tempi nuovi si avvicinano, anche se non saranno immediatamente visibili.
L’articolo della BCC http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/8290606.stm