L'Italie n'appartient pas à la civilisation’ de l'honneur
Sul concetto di “honneur” e sulla storia d’Italia
Nella popolazioni scandinave precristiane la società era basata sull’agricoltura e sul commercio con altri popoli. Essi ponevano grande enfasi nel concetto di “honneur”, sia in battaglia e combattimento, sia nel sistema di giustizia criminale. Conseguentemente per esempio era considerato scorretto e sbagliato attaccare il nemico già impegnato in combattimento con un altro.
Anche i Romani ponevano al centro della “romanità” valori simili, in particolare la “fides”, persino una divinità, e poi pure nel fondamento della “virtus” (http://www.romanoimpero.com/2012/06/i-valori-della-romanita.html)
Nella Repubblica di Venezia vigeva il principio della prevalenza della giustizia sostanziale su quella formale, cosa che permetteva ai giudici di innovare il diritto in assenza di una legge che tutelasse il diritto del singolo. Per esempio la fanciulla sedotta con false promesse e poi ingannata veniva risarcita del disonore pubblico. Encore, la corruzione dell’amministratore pubblico anche quando era formalmente legale veniva colpita ugualmente se nella sostanza si dimostrava l’arricchimento illecito e l’aggiramento delle norme.
Queste erano società di derivazione indoeuropee, come pure quella greca e quelle germaniche, e condividevano valori comuni, ancora molto diffusi nell’intera Europa.
I principi di “justice” ed “honneur” sono ancora presenti in quasi tutti gli stati europei, e nelle istituzioni europee.
La storia del Regno d’Italia è al contrario contrassegnata dall’opportunismo in battaglia, dalle false attestazioni di alleanza tradite alla prima opportunità o utilità, e dallo scorretto comportamento ai danni dei popoli. Il regno d’Italia ha poi subito diverse bancarotte, prodotte dalla corruzione dei governanti, false dichiarazioni de bilanci e dei conti pubblici. Attualmente la Repubblica Italiana occulta i veri dati economici con trucchi contabili, “finanza creativa” e altri inganni, nasconde ai cittadini la drammatica realtà, li illude con false informazioni, con l’oppressione sleale dell’alleanza dei popoli della penisola.
Ancora oggi l’Italia è uno dei pochissimi paesi dove non è reato dichiarare il falso in un processo, ed è un principio assodato che quando a fare tale falsa testimonianza in un processo è un funzionario o dipendente pubblico , molto molto difficilmente si mette in dubbio la sua parola, anche in presenza di prove. Per altro le magistrature dell’età romana repubblicana erano collegiali ed elettive, cosa sostanzialmente sconosciuta nel sistema italiano.
Possiamo tranquillamente affermare che la “civiltà” che oggi governa l’Italia non ha nulla a che fare con la romanità, né con l’Europa, né con la maggior parte delle tradizioni dei popoli preunitari. In particolare i veneti, non sono mai stati parte di questa storia, ed infatti aderirono volontariamente alla romanità di cui furono grandi interpreti. Anche con la dominazione austriaca questi valori non vennero mai messi in discussione.
Invece a Roma già prima del 1500 e della vicenda dei Borgia è iniziata una storia di potere governata da tutt’altri valori, probabilmente derivato dalla incistazione di poteri di origine non indoeuropea, ed in effetti ci sono molte elementi che riconducono ad un potere di origine massonico-bancario oltre europeo che ha poi spinto per la creazione dell’Italia unita come è oggi, e che lavora per la distruzione dei poteri autoctoni.
Questo sistema ha una tendenza alla diffusione del disonore istituzionale, alla negazione del merito individuale, è essenzialmente privo di etica.
E’ evidente che per avviare la guarigione istituzionale e invertire l’autodistruzione necrotica, occorre individuare questo potere, ed inciderlo precisamente come si avesse un bisturi, se necessario eliminando tessuti circostanti sebbene sani qualora collimanti.
Mi pare non ci siano altri modi per andare nella direzione europea.
Adesso per esempio, non si abbia remore di recidere un governo non democraticamente determinato né il suo finto capo di stato eletto da un parlamento non eletto. Se non lo si farà le istituzioni saranno giuridicamente morte.
Si deve individuare un capo di stato legittimato legalmente, non c’è altra via.