Rubini interviene sul referendum, ma mostra confusione.
Parliamo del referendum consultivo per l’indipendenza della regione Veneto, encore une fois , spero non inutilmente come altre dato che non si può fare il referendum. E poi parlo anche dei vantaggi dati dal nostro percorso di liberazione del Lombardo-Veneto.
Questo per rispondere a Edoardo Rubini pubblicato su http://vivereveneto.com/2013/10/23/referendum-si-puo-si-fara-ecco-i-perche/ .
Il dibattito civile è certamente utile, e condivido il richiamo dei responsabile del sito, ma ci ritorno dopo la discussione dato che subito dopo ci ho trovato degli insulti e delle illazioni di Rubini da loro pubblicate. Questo fa scadere il dibattito a beghe di cortile, e svilisce chi le ha professate e chi le ha pubblicate.
Purtroppo non potrò essere molto breve, pouquoi la tematica è delicata e complessa. D’altra parte gli stessi temi sono svolti in dettaglio sia sul mio sito www.palmerini.net e nel mio ebook (gratuito) sul tema del referendum, già pubblicato nel 2012.
Occorre intanto stabilire l’oggetto della discussione: non si tratta di un referendum “propositivo”, NE “abrogativo”, mère “consultivo”, sulla indipendenza della regione veneto.
In realtà i referendari avevano proposto in precedenza un referendum con il quale i residenti della regione Veneto dichiaravano la loro volontà di avere l’indipendenza della regione come stato sovrano. Una specie nuova di referendum, direi “deliberativo”, come esiste in Svizzera.
Il risultato sarebbe stato una specie di atto di volontà dei residenti, tale da legittimare la regione a presentarsi in corte internazionale come rappresentante del “popolo veneto”.
Tutto ciò è stato bocciato anche dalla regione, perché non esiste un tal referendum nell’ordinamento italiano. I referendari hanno occultato questo “andar a tentoni” proponendo un nuovo referendum diverso
Dopo luglio sono passati a proporre un referendum “consultivo” , mirante a conoscere la volontà del popolo veneto di avere l’indipendenza, ma senza valore “deliberativo”.
Ancora una volta si noti che si consulta Tizio per sapere cosa vuole Caio.
En fait, la “Peuple vénitien” non è fatto dai residenti del veneto. Una parte di residenti del Veneto (forse il 40%) non è di nazionalità veneta, e non pochi, mentre abita nelle regioni confinanti che sono a tutti gli effetti venete di cultura, histoire, lingua una parte del popolo veneto, e questa parte è forse perfino più del 50% dell’insieme dei cittadini di nazionalità veneta che possono dirsi “popolo veneto”. La questione va vista in senso internazionale come vuole essere il risultato del referendum.
Ripeterò i discorsi già detti nel mio sito e nel mio libro sul referendum (gratuito). Però prima dirò che l’altro giorno e anche oggi mi ha chiamato un noto venetista di Brescia, dicendomi che i Bresciani sono arrabbiati per il fatto che si vuole escluderli dal referendum del popolo veneto. Egli mi ricordava la grande guerra fatta da Brescia per restare Veneziana, con i Veneziani che portavano le navi sopra le colline per arrivare al Garda e difenderla. Mi ricordava i 350 anni di storia veneta di Brescia.
Purtroppo tutto ciò non importa nulla a chi crede di indicare il futuro del popolo veneto nel referendum regionale.
Ma occorre evidenziare che se giuridicamente non si riconosce Brescia come terra veneta, allora non lo sono nemmeno Verona, Vicenza, Rovigo e Padova, che sono entrate a far parte della Serenissima poco prima di Brescia. La storia giuridica internazionale di un territorio conta molto per la definizione di un popolo in senso internazionale e per ogni referendum che si voglia fare con il popolo di quel territorio.
Negare ai bresciani, come ai bergamaschi, ai pordenonesi e agli udinesi il diritto di far parte del “Peuple vénitien” non è solo un dimostrazione di ignoranza della storia veneta, ossia la sostanziale negazione della identità veneta, ma è anche un errore giuridico perché renderebbe il risultato del referendum ( ammesso che si potesse fare) inutile in corte internazionale.
Infatti i referendari “régional” non capiscono che anche ammesso si arrivasse in corte internazionale con il risultato vincente del referendum, si vedrebbero tranquillamente dichiarare nullo giuridicamente il risultato per la mancata convocazione di tutti gli aventi diritto del popolo veneto, ossia perché svolto nella sola “Région Vénétie” . Questa eventualità è certa perché l’Italia per prima solleverebbe la questione !
Par exemple,, come giustificherebbero i referendari il fatto che i residenti di una regione come il Friuli VENEZIA Giulia non sono veneti e quindi non andava convocati? Perché quella regione si chiama Venezia? Vogliono negare l’identità veneta della Venezia-Giulia? E sono cretini in regione FVG dove nel 2011 hanno riconosciuto l’esistenza di dialetti della lingua veneta?
Confondere il “Peuple vénitien” con i “residente della regione” è stato il primo catastrofico errore fatto nel 1998 con la risoluzione 42 di quell’anno, cui principale proponente fu l’avv.Morosin (allora politicante seduto in regione). Quell’errore storico e giuridico ha subito partorito l’idea erronea di identificare nella Regione Veneto l’ente di rappresentanza internazionale del Popolo Veneto, e poi anche l’idea che quella “risoluzione” valesse qualcosa quando non è nemmeno un atto qualificabile come legge. Infatti in tribunale non la prendono nemmeno in considerazione.
Gli stessi errori con aggravante sono presenti nella quasi identica risoluzione 44/2012, della quale l’avvocato Azzano Cantarutti si attribuisce la paternità pur essendo praticamente identica alla prima con solo poche righe errate di differenza.
Confondere le “Régions” con i popoli è come affermare che gli animali hanno un’anima . Nel medioevo ci credevano, per cui l’animale imbizzarrito che uccideva un essere umano veniva formalmente processato con tanto di avvocato.
Oggi noi non processiamo i macellai per l’omicidio di un animale, né condanniamo i supermercati per smercio di cadavere.
L’ente regione per la costituzione è solo una sede distaccata e amministrativa dello stato italiano, con qualche delega di funzioni, e solo fra queste deleghe va cercato lo spazio di autonomia, non in quello che al contrario è riservato allo stato.
L’indipendenza, la sovranità, i confini di stato, le questioni di politica internazionale sono di competenza esclusiva dello stato o al massimo c’è qualche compartecipazione della regione per piccoli angoli di materie (art.117 Cost).
E sono competenze esclusive dello stato anche il riconoscimento delle lingue minoritarie (e infatti il Piemonte è stato bocciato nel cercar di valorizzare la lingua piemontese perché non spetta alla regione la materia) .
Perfino i doveri generali verso i cittadini sono decisi dallo stato, che ne delega poi l’esecuzione alle regioni (materie compartecipate), lasciando qualche margine locale negli statuti.
Chiunque conosca la Costituzione italiana sa bene che le regioni non hanno autonomia oltre quella prevista da essa.
Mi avvicino a Rubini, dicendo che nella lettera confonde l’autogoverno amministrativo della regione, con il diritto di autogoverno internazionale di un popolo.
E l’errore di considerare l’ente regione, braccio dello stato, un soggetto di diritto internazionale, cioè è l’errore di considerare una “cosa” come animata e dotata di diritti. Questo è del tutto infondato, ed è perfino ridicolo confondere un ente amministrativo con una cosa viva e con precise caratteristiche quale è un popolo.
La regione non è uno stato, è solo una partita IVA dello Stato attraverso la quale fa alcune cose.
Sono già in tanti ad aver collaudato il concetto, sarebbe meglio far tesoro dell’esperienza.
Basti ricordare che attorno al 2000 Galan ha inutilmente cercato di imporre la nomina del direttore del Festival del Cinema di Venezia in quanto evento che si svolge in regione, e si è visto bocciato in Corte Costituzionale in quanto l’ente del cinema è di interesse nazionale (italiano).
Più recentemente la Corte Costituzionale, parlando alla Sardegna, con sent. 365 la 2007 ha ben chiarito che un ente regionale non può rappresentare un popolo in senso internazionale, e parlava alla regione Sardegna, che ha pure autonomia speciale. Si noti che essendo la Sardegna un isola con un solo ente regionale, tale ente governa tutto il territorio del “Peuple sarde” in senso internazionale, ma anche in quel caso la rappresentanza da parte della regione non può esserci. Peggio ancora per il Veneto, che non è autonoma, e ha solo una parte del territorio del popolo veneto.
Con la sentenza del 2007 i giuristi hanno parlato di “Resurrezione della sovranità dello stato centrale”, che si credeva venuta meno con la riforma costituzionale del 2001 .
aujourd'hui, come da sempre, non esiste una “personalità giuridica” internazionale e sovrana della regione veneto, esiste solo una personalità di diritto interna alla Repubblica italiana, destino comune agli enti come province e comuni. La personalità giuridica di tali enti ha solo compiti delegati e accessori, non internazionali. Altrimenti che senso avrebbe la Costituzione e il principio di unità? Qualunque manuale di diritto costituzionale spiega questi elementi basilari.
Occorre dominare queste tematiche perfettamente se ci si assume il compito duro di un percorso di liberazione “JURIDIQUE”. E se il percorso che si propone è illegale, lo si dica, e ci si prenda pure la responsabilità del fatto che si tratta solo del primo passo verso la guerra civile: bisogna esserne consapevoli prima che lo dicano gli antagonisti.
Per fortuna la guerra non è necessaria, perché c’è abbiamo individuato un percorso di sovranità alternativo. Ma restiamo sul referendum.
Nella Costituzione ci sono i diritti umani (art.2), che riguardano gli individui, le minoranze linguistiche (art.6) e/o nazionali (non citate) e i diritti dei popoli che rientrano come diritti umani e internazionali attraverso l’art.10 Cost.
I popoli hanno soggettività internazionale: loro e solo loro hanno diritto di scavalcare le costituzioni degli stati, ma devono essere popoli legalmente riconosciuti.
I popoli acquisiscono diritti anche quando purtroppo vengono gravemente oppressi, o subiscono un genocidio. In quei casi la comunità internazionale decide di intervenire attraverso l’ONU, ma non è detto che nemmeno in quel caso al popolo oppresso gli si riconosca sovranità.
Forse per questa ragione la Corte di Cassazione nel 2011 ci ha risposto che l’espressione “Peuple vénitien” non indica una comunità di individui diversi per origine sociale e nazionale dal resto dell’Italia. Ossia ha sentenziato che i veneti non esistono. Se avesse ragione, allora non ci sarebbe alcun diritto di referendum per i veneti, ma nemmeno di autodeterminazione o possibilità nel diritto internazionale.
In ogni caso i diritti internazionali del “Peuple vénitien” non riguardano le “Régions”, la regione non può scavalcare la Costituzione.
“Ente Regione” E “personnes” Je suis 2 cose molto diverse per il diritto, sia interno, che internazionale.
Sulle regioni abbiamo detto. Un popolo invece ha una storia e una identità, e certamente un territorio storico, spesso anche una lingua unica (con dei dialetti). Ma non tutti i caratteri sono necessari, come dimostrano per esempio gli svizzeri (un popolo con più lingue), i belgi (più minoranze nazionali ed un re) e in tante altre situazioni. Si noti che per il diritto internazionale “personnes” E “nation” sono la stessa cosa, e ogni popolo ha diritto ad un proprio stato. Ma il popolo deve essere identificato ne suoi caratteri, altrimenti si potrebbe dire di fare lo stato di Verona attraverso un referendum comunale.
Esistono altri caratteri che identificano un popolo e altri tipi di cose che si dovrebbero approfondire: minoranze religiose, etnie, minoranze nazionali e minoranze linguistiche. Molti confondono queste cose diverse. Ad esempio c’è chi vuole l’indipendenza dei friulani, e pretende pure la terra veneta della regione. Ma i friulani sono legalmente una minoranza linguistica (riconosciuta dalla legge del 1999), come i catalani, e per tanto non hanno il diritto giuridico all’autodeterminazione (riservato ai popoli), come ce l’hanno i veneti, popolo di cui anche i friulanofoni fanno parte.
Solo i popoli hanno diritto di autodeterminazione. Non le minoranze linguistiche, non le minoranze religiose ecc.
Ecco perché la Catalunia non avrà l’indipendenza se non con la guerra. Come è per i Baschi. Ho spiegato nel mio sito questo concetto.
Quando invece si è in una situazione per cui nel precedente passato è esistito uno stato di un certo popolo, poi annesso o invaso, allora le cose cambiano, ma solo se questo è avvenuto dopo il 1840, data di entrata in vigore del diritto di autogoverno dei popoli. Non si confonda il diritto di autogoverno con quello di autodeterminazione che è del 1966.
Se uno stato catalano fosse esistito dopo il 1840, allora si sarebbe potuto scommettere sulla loro indipendenza, ma non è così.
Vogliamo metterci a tavolino e discutere finalmente della base elementare del discorso ?
Dato che è il popolo veneto ad avere dei diritti di autodeterminazione e autogoverno, da chi è composto questo benedetto popolo ?
Sono veneti i residenti immigrati nella regione che non sono italiani? Bien sûr que non, a meno che una legge non gli riconosca il diritto di diventarlo. E chi dovrebbe fare una tale legge ? Certo non il governo italiano o quello regionale!, se fatta in nome dei veneti.
E’ il popolo veneto che ha diritto di autogoverno e autodeterminazione, non il governo regionale dell’Italia, o la potestà dell’Austria, o il ministro degli esteri della UE.
Sono veneti i residenti immigrati dal sud Italia ? Non, sono di nazionalità italiana, e cittadini italiani come i veneti. Ma i veneti sono una nazione diversa, sono la nazione veneta. Anche all’epoca romana i veneti avevano la cittadinanza romana, ma erano veneti, dotati di diritto di autogoverno, e si erano uniti volontariamente, non per guerra.
Quando poi si torna a dividersi (ed è normali fra gli stati) le cose devono farsi per bene.
Quando nelle repubbliche baltiche si sono fatti i referendum per tornare indipendenti e non far parte della Federazione Russa, ai russi immigrati come coloni durante il sovietismo si è data l’opzione: tu che non sei cittadino originario ma immigrato portato dall’unione sovietica, ti dichiari della nostra nazionalità, per esempio Estone, e allora voti al referendum al nostro pari, o ti dichiari russo e quindi non voterai perché solo noi possiamo decidere il nostro destino di popolo sovrano ?
Con il referendum regionale veneto si propone invece di far votare il destino dei veneti agli italiani residenti in regione, imponendo loro la nazionalità veneta ! Questo è una violazione del diritto internazionale che renderebbe nullo il referendum, violazione del diritto dei veneti, ma pure del diritto degli italiani di essere riconosciuti tali.
Si vuole far votare gli italiani immigrati, ma non gli immigrati non italiani, che insieme sono probabilmente il 40% de la population résidente. E perché solo gli italiani? Sarebbe razzismo e ancora una volta in violazione del diritto internazionale.
Non si capisce per quale ragionamento non si voglia far votare tutti i residenti, ma solo quelli di cittadinanza italiana, ma in ogni caso la faccenda sarebbe una violazione del diritto internazionale all’autogoverno del popolo veneto, ossia ai diritti del popolo veneto.
Encore, con quale diritto questi poltronari vengono a dirci che il Friuli Venezia Giulia non è “Vénétie”? Solo perché una parte parla furlan? E allora la maggioranza della popolazione che parla veneto e abita nella VENEZIA di quella regione, perché li escludiamo? Non si chiama Venezia? Non sono stati invasi e costretti a stare italiani dal 1866 anche loro ? E al tempo non si chiamava “veneto” anche tutta quella parte di territorio?
Oddio, per la prima volta mi sorge il dubbio che solo loro siano i veneti eredi della sovranità della “Venetia”, che iniziò a Grado.
Loro e/o noi , forse non siamo più veneti perché Napoleone e gli austriaci e l’Italia ci hanno cambiato nome della regione ?
Solo perché hanno deciso che Brescia è amministrato da un ente regionale che si chiama “Lombardie” allora accettiamo che loro sono “Lombardie” ? Provate a chiedere a un insubre (la parte lombarda della Lombardia) se capisce il bergamasco!
C’è la storia vera di un indiano (Inde ) che doveva attraversare il confine dello stato creato dagli inglesi. Alla richiesta di documenti dell’Inglese l’indiano rispose che non ce li aveva,ma che a lui non servivano, era sempre passato per di là. L’inglese chiese all’indiano a che cosa credeva che servissero i confini imposti, ed egli rispose che pensava che fosse un confine degli inglesi per gli inglesi, non per gli indiani. Dobbiamo essere indiani in questo, en effet, aborigènes, autoctoni della “Venetia” pre-romana, perché i popoli originari di un territorio hanno diritti ulteriori che non si possono negare. Internazionalmente.
Rubini suggerisce: “Palmerini pretende che si consulti anche Venezia-Giulia e Friuli perché mira ad annullare il plebiscito del 1866.”
Sappia Rubini che il plebiscito è già stato annullato con legge n.212 del 2010.
Tutte queste criticità che sollevo da oltre 1 anno, verrebbero poi inevitabilmente sollevate nella corte internazionale di giustizia qualora un presunto rappresentante “référendum” si presentasse a chiedere la sovranità. Le solleverebbero l’Italia o qualche altro stato Europeo. Cosa risponderebbe il referendario? Saprebbe rispondere o si prenderebbe una bella pernacchia e tornerebbe a casa ?
A tutta evidenza i referendari non rispondono, non hanno di che rispondere, ed è oltre 1 anno che li incalzo.
Qualunque risposta si dia alla domanda “chi sono i veneti?” ou “chi è il popolo veneto”, la risposta certamente sbagliata e che i veneti sono “i residenti della regione veneto” come dicono i referendari, e questo per la prassi internazionale e per i concetti di diritto, ovviamente internazionale, ma pure per le leggi sull’autodeterminazione dei popoli e sui diritti legali dei popoli indigeni.
Sia che tracciamo i confini del popolo veneto in base alla lingua e/o alla storia e/o al diritto legale e/o all’annessione del 1866 e/o al diritto internazionale, il popolo veneto è anche nelle regioni confinanti alla regione Veneto, e non tutti i residenti della regione veneto sono Veneti.
Chi sostiene che i veneti sono quella della regione, in pratica dice che non siamo più la terra di San Marco da Bergamo a Udine, non siamo più il popolo veneto, perché gli altri ci hanno cambiato il confine senza chiedercelo.
Ma è così? Purtroppo non sono nemmeno gli invasori che fanno questa distinzione, lo dicono i “Venetisti” e i referendari!
Ora andiamo al sodo della questione giuridica.
Decidiamo per un momento di fregarcene dei diritti del popolo veneto, della sua identità e della sua storia, e come vogliono i referendari vogliamo arrivare all’indipendenza di almeno un pezzetto della terra veneta, e puntiamo sul referendum regionale.
Purtroppo il referendum la regione non lo può nemmeno indire.
L’ Article 27 dello Statuto della regione veneto dice :
“1. Il Consiglio regionale può deliberare l’indizione di referendum consultivi delle popolazioni interessate su provvedimenti o proposte di provvedimenti di competenza del Consiglio [..]”
In termini legali “provvedimenti di competenza del Consiglio” esclude tutte le materie non assegnate dalla costituzione e dallo statuto, fra le quale certo NON C’ E’ L’INDIPENDENZA E LA SOVRANITA’ INTERNAZIONALE di un popolo. Basti rileggere quanto ho spiegato prima.
Messo in chiaro, lo statuto della regione limita il referendum consultivo alle sole “materie di competenza della regione”, elencate dunque nell’articolo 117 Coût.
Rubini e i referendari, leggano meglio il citato art.27.
Se ancora non bastasse a convincerli, c’è pure un doppio divieto nello statuto.
Il successivo punto 3 dell’art.27 dello statuto limita ulteriormente la possibilità dicendo che “Non è ammesso referendum consultivo nei casi previsti dall’articolo 26, commi 4 e 5.”. Il richiamato punto 4 Article 26 (che viene richiamato pur riguardando i referendum abrogativi) dé :
“4. Non è ammesso il referendum per l’abrogazione:
B) delle leggi e degli atti regionali i cui contenuti costituiscano adempimento di obblighi costituzionali, internazionali
ré) delle leggi e dei regolamenti concernenti accordi o intese di carattere internazionale o con altre regioni;”
Mettendo insieme i pezzi gli avvocati, i tribunali, la corte costituzionale ed il governo ci leggono questo :
“Non è ammesso il referendum consultivo sui contenuti di adempimenti internazionali”.
Insomma lo statuto pure vieta espressamente il referendum consultivo sulle materie internazionali, come per altro riservate allo stato dalla Costituzione ( vincolo biunivoco).
Infatti è un assurdo pensare di chiedere ai residenti del veneto se il popolo veneto possa avere la sovranità. Questo non è una materia di discussione, il popolo veneto è comunque sovrano !
Si potrebbe fare un referendum per sapere se i negri sono essere umani ? E’ ovvio che no, i diritti degli essere umani non si possono mettere in discussione, Mai.
Anche se l’Italia intera dicesse con un referendum che non vuole l’autogoverno del popolo veneto, questo non toglierebbe nulla al diritto di autogoverno del popolo veneto, l’Italia deve adempiere ai suoi obblighi su questo, e non ci può essere discussione. E’ pure scritto nella legge ratifica sui diritti dei popoli L.n.881/1977.
Guardando dalla parte del diritto internazionale, l’autodeterminazione del popolo veneto crea dei doveri dello stato e delle regioni, ma la regione non può consultare i residenti sulla faccenda.
La consultazione su materie internazionali è vietata dallo statuto sia per il referendum consultivo, sia per quello abrogativo.
Encore, chi ha detto che chi è residente in Veneto sia veneto di nazionalità ? E perché se non è veneto gli diamo diritto di votare il destino dei veneti? Non è una evidente violazione del diritto di autodeterminazione e autogoverno del popolo veneto ?
Per altro il fatto che il popolo veneto sia presente anche nella regione Friuli VENEZIA Giulia, territorio annesso sempre nel 1866 come parte integrante del Veneto e tuttora abitato da una maggioranza di veneti parlanti lingua veneta, renderebbe il risultato di un referendum nullo, mancherebbe comunque la legittima rappresentanza del popolo veneto da parte degli organi regionali in sede internazionale, perché mancante del voto di parte dei veneti.
E’ ovvio dunque che solo il popolo veneto, tutto intero, può decidere del proprio destino, è questo è garantito anche dal diritto di autogoverno internazionale. Ci hanno tolto illegalmente questo diritto già nel 1866: in quell’anno, l’Italia non solo li terrorizzò con i militari, ma diede il diritto di voto ai propri soldati italiani una settimana prima del voto stesso, al fine di sovrastare i veneti nel voto, che per questo nemmeno andarono a votare.
Chi vede le evidenti ripetizioni dei miei discorsi, ha cominciato a capire, ma temo che alcuni siano in confusione, perché mancano gli elementi di diritto alla base del discorso.
Con il referendum regionale si pretende oggi di far votare di nuovo e ancora gli italiani in maggioranza sui veneti ! en effet, escludendo questa volta non solo Brescia e Bergamo (e tutta la “Lombardie” che per il trattato di Vienna del 3 ottobre doveva pure votare) , ma vorrebbero escludere pure il “Vénétie” che loro chiamano “Friuli Venezia Giulia”.
Per tanto un eventuale referendum solo nella regione Veneto non darebbe alla regione alcuna facoltà in più di rappresentare il popolo veneto di quanto non abbia oggi, ossia nessuna.
L’esito del referendum non sarebbe valido né internazionalmente, né per lo stato italiano in quanto solo consultivo. Farebbe la fine del referendum di Lamon e simili. Nulla! Non servirebbe a nulla il referendum, e costerebbe molti milioni di euro.
Si è creduto che questo obbiettivo “politico” avrebbe dato modo di dibattere sulla questione dell’indipendenza, e svegliare la gente.
Ma non è così, non solo non si è fatto alcun dibattito, come dimostra questo mio testo, ma in pratica si è ottenuto solo il risultato di dire ai veneti che legalmente sono italiani, che devono chiedere il referendum per avere la libertà (non è vero), che sono veneti solo quelli residenti nella regione (e se uno cambia residenza ?).
In pratica si sta uccidendo l’identità veneta, la sua lingua, la sua storia. Altro che risveglio. Si sta distruggendo. Il rispetto della identità veneta è perfino prescritto dallo statuto regionale del 2012, il referendum ne è in violazione.
Per chi non gli frega nulla della storia, dei diritti e dell’ identità del popolo veneto, de toute façon, lo statuto della Regione Veneto, agli artt.27 e 26, permette un referendum consultivo o abrogativo solo per le materie di competenze e le leggi regionali e lo vieta su leggi e adempimenti internazionali.
Risulta dagli atti pubblici disponibili che questi elementi di LIMITAZIONE E DIVIETO dello Statuto regionale riguardo al referendum, insieme ad altri ancora, non sono nemmeno stati presi in considerazione dalla commissione di valutazione del referendum consultivo.
Errore grave, perché ancora oggi Rubini, che non ha letto attentamente l’articolo 27, non ha visto che fra la “competenza del Consiglio” non rientra l’indipendenza e la sovranità di un popolo.
Se il Consiglio indicesse un tal referendum, chiunque potrebbe annullare la delibera con un ricorso al TAR da 500 euro. Sai lo sputtanamento politico e giuridico ? Sai che gol per l’opposizione?
Da alcune indiscrezioni mi risulta che il Consiglio Regionale il 17 septembre 2013 abbia rinviato in commissione la richiesta di referendum solo per non doverlo bocciare direttamente e subito, perché la mia uscita del 13 settembre sull’ art.27 è arrivate all’orecchio, e si sono così salvati i volti dei protagonisti.
Cosa dire di quegli oltre 100 comuni che chiedono alla regione di indire un referendum in violazione dello statuto ? Probabilmente sono stati mal suggeriti. Stiano attenti ai suggeritori se vogliono evitare il pubblico ludibrio
Per tutti questi motivi, e altri ancora, il referendum regionale è un progetto da ostacolare perché è destinato al fallimento giuridico e politico. en effet, è già fallito, e chi vi insiste si candida alla categoria dei chiromanti.
C’è chi pensa che la regione debba procedere lo stesso, anche quando tutti questi elementi sono palesi, ma a parte le inevitabili censure a vari livelli (per cui il referendum non si farebbe comunque), e il possibile scioglimento del consiglio per “eccesso di potere” o violazione dell’interesse nazionale, tutto questo non porterebbe certo voti ai proponenti, che si dimostrerebbero solo persi in questioni senza futuro (per i media ) in un momento di crisi. Non sono cose che dico io, ma tanto basta, sono già in circolo.
La politica è anche simile ad una guerra, occorre sapersi coprire dagli attacchi del nemico. Chi non lo sa fare, si fa del male da solo.
ce que, l’intento “référendum” dei militanti è certamente genuino e lodevole, come ogni altro mirante a portare autonomia e bilinguismo ai veneti, ma sono stati istruiti all’odio di chi cerca di fargli vedere percorsi di sovranità alternativi e più sicuri
Concludo su Rubini.
Come per la campagna referendaria egli commette l’errore di confondere il popolo veneto (che si espande ben oltre i confini regionali, in particolare nella regione Friuli VENEZIA Giulia ) con i residenti italiani della regione, ed è errore grave perché solo il popolo veneto e non i residenti hanno diritto di autodeterminazione.
Quando Rubini dice che “Con l’indipendenza, la Regione non si trasformerebbe in uno Stato in forza di propri poteri, ma appunto per la volontà della comunità umana che essa rappresenta. ” conferma tutto il mio impianto, e si vota al fallimento.
Anche se la regione rappresentasse tutto il popolo veneto, non potrebbe dichiararsi “Vénétie État”, e lo dimostra la sentenza della Corte internazionale sul Cossovo che ha riconosciuto non valido l’atto dei funzionari regionali in quanto agenti per conto dello stato seppure in doppia veste. La stessa assemblea dell’ONU ha dichiarato il Cossovo parte integrate della Serbia seppure sotto protettorato ONU.
Non ci sono precedenti che Rubini possa portare , il percorso proposto non è mai stato realizzato da nessuno, ne mai lo sarà perché sarebbe devastate per il principio di integrità territoriale che oggi regge la pace nel mondo.
Occorre essere precisi più dell’occupante se si vuole avere l’indipendenza. Coloro che fanno le cose alla carlona non debbono avere spazio, perché il loro errore ci fa perdere tempo e ci scredita di fronte al popolo veneto, che sta cercando oggi più che mai una alternativa credibile e seria per il proprio futuro, ma non accetta di affidarsi ad una accozzaglia ciarliera e cialtrona.
Dietro al proposto referendum non c’è altro che il feroce desiderio di una poltrona in regione, una pagliacciata politica
Ed ecco la sintesi:
1) Rubini confonde “Peuple vénitien” avec “Région Vénétie”.
Del popolo veneto non conosce la storia e la identità attuale, che la corte internazionale invece valorizzerebbe e richiederebbe.
Della regione veneto, plutôt, Rubini non conosce i limiti giuridici che le impediscono ogni rappresentanza internazionale anche dopo un eventuale referendum.
2) Gli statuti regionali, anche delle regioni ordinarie, non sono leggi ordinarie sia per il metodo di approvazione, sia per la valenza giuridica. Infatti gli statuti regionali vengono approvati con procedimento speciale aggravato dalla costituzione come fosse una riforma costituzionale, ed infatti determinano nel territorio posizioni differenziate dei cittadini anche in deroga della costituzione (vedasi livello di servizi e sistema di voto). Anche Mocellin si è arreso (non ha più risposto) all’evidenza che non essendoci altra definizione per queste leggi statutarie, non possono essere che leggi “costituzionali”, in quanto non sono ordinarie.
3) riguardo al “loi naturelle” e fanfaluche politicanti, Rubini esprime una posizione del tutto personale, perché non esiste un caso al mondo di popolo che abbia avuto l’indipendenza per “loi naturelle” senza guerra. Si propone la guerra ?
Il popolo veneto ha invece diritto di arrivare alla sovranità pacificamente, e ne ha il modo, solo se umilmente si cerchi di tracciare la storia e identità del popolo veneto in quanto compatibile al diritto internazionale.
4)est “Il problema concreto non è il fondamento giuridico, politico, o morale” allora occorre sapere che se il popolo veneto non è legalmente riconosciuto “una consultazione per l’autodeterminazione” non è possibile perché non vi è il fondamento giuridico. Si smetta di dire che il referendum è legalmente fondato e che riguarda il “Peuple vénitien”, è una fanfaluca, una bugia, che al massimo fa perdere tempo, distrae, toglie libertà e prospettiva al popolo veneto. Ma si sappia che il popolo veneto è riconosciuto.
5)Rubini dice che “Una causa penale non ha mai generato effetti sul diritto pubblico.”. Questo delude molto da uno studioso di giustizia, basti ricordare il caso della nera che ha fatto dichiarare illegale la segregazione negli USA. Oppure basti ricorda la norma sulle espulsioni che l’Italia ha rivisto per ordine del Consiglio d’Europa. E’ una cazzata l’affermazione di Rubini. In ogni caso noi abbiamo presentato ricorsi a tutte le magistrature italiane, non solo penali. Si sono occupate del “Peuple vénitien” sia una causa civile (Tribunale di Venezia, 2008), sia diverse corti penali (Padova fin dal 2000 sur), sia amministrative (TAR di Venezia e Consiglio di Stato 2009), che durante le elezioni (corte di Appello di Venezia, court Suprème, presidente della Repubblica ) sia fiscali (Agenzia delle Entrate e Commissioni Tributarie). Tutte le risposte avute hanno dimostrato che lo stato italiano non può affermare sovranità legale sul territorio, en effet, non è nemmeno uno stato di diritto, è questo è contro la Costituzione e i trattati internazionali (anche il trattato sulla UE), e di per sé ci da diritto all’indipendenza. L’Italia afferma di fatto il suo potere sul territorio Lombardo-Veneto invaso abusivamente prima nel 1859 (Lombardie ) e il resto nel 1866 (cosiddetto Veneto). Si veda il sito www.lombardo-veneto.net per chiarimenti. Rubini dovrebbe documentarsi e non spacciare per fanfaluche le cose che lui ignora esistere e che sono pure evidenti.
6) Con la frase “l’incompetenza di Loris Palmerini sul piano giuridico. La loi 340/1971 non è più in vigore dall’entrata in vigore del nuovo Statuto regionale. ” Rubini si dimostra, oltre che offensivo, anche poco intelligente. Il primo riconoscimento “italiano” del Popolo Veneto è l’art.2 della L.n.340/1971, riproposto pari pari nello statuto del 2012, quindi non è stato eliminato, ma conservato. Tuttavia i diritti generati continuano e sono iniziati nel 1971, iniziano a quella data, giusto citarla. Occorre comunque dire che lo Stato Italiano nel 2010 ha annulla l’annessione del Lombardo-Veneto. Quindi chiedo: è ancora Italia? E’ valido lo statuto del 2012 o è l’atto di un governo abusivo sul territorio perché non più italiano dal 2010?
7) Sono d’accordo con Rubini quando dice che “i Veneti, come popolo o Nazione storica, dal diritto naturale e dal diritto internazionale traggono piena legittimità all’indipendenza, attraverso un pronunciamento popolare” ma se lo ripeta lui stesso molte volte, fino a capire che sono veneti anche quelli che stanno fuori dalla regione veneto, fanno parte della “Nazione storica”, ont “loi naturelle” come prescritto dal “diritto internazionale” e solo da questo può trarre piena legittimità l’indipendenza. Poi dopo averlo capito, tragga le conclusioni del principio nel contrario. Quando non c’è diritto legale, si può raggiungere l’ indipendenza solo sulla base del diritto naturale ? La risposta è no. In altre parole per avere l’indipendenza occorre che un popolo abbia un riconoscimento di legge, e tale è anche quando gli si da la possibilità di fare un referendum, ma il diritto internazionale impone che sia riconosciuto nella sua interezza. Né Rubini né i referendari possono escludere dal votare al referendum per l’indipendenza i veneti nelle regioni adiacenti, in violazione del diritto naturale e internazionale. Non sono forse veneti ? Cosa dice il diritto naturale e il diritto storico? E il diritto legale alla identità culturale di popolo indigeno? Perché non rispondono i referendari ?
8) Rubini chiede “Facciamo finta che questo autoproclamato “Governo provvisorio del Lombardo-Veneto” (composto da mille aderenti che tirano fuori mille euro ciascuno) vinca questa fantomatica causa: si è mai visto un popolo diventare libero con la carta bollata? ” . Rispondo: et, ci sono molti precedenti. Tutti gli stati ex-coloniali per esempio. en effet, si può dire che solo gli ex stati sono tornati sovrani, e non ci sono popoli che hanno raggiunto la sovranità senza tale diritto della “carta bollata”. Rubini citi un caso dove non sia contata la carta bollata. Citi un caso come quello proposto dai veneti. Un caso vero, un precedente, non semplici desideri.
9) Rubini dice : “mai si è visto che la libertà sia stata riscattata attraverso una costituzione in giudizio”. Questa frase deve essere rigirata ai referendari, perché il loro obbiettivo è quello di costituirsi in giudizio in corte internazionale. La Corte internazionale decide anche sulla base dei precedenti, e il precedente del Cossovo mette in luce che il referendum della regione Veneto non servirebbe a nulla. au contraire, il percorso del Lombardo-Veneto ha molti precedenti e leggi a supporto. Alcune leggi internazionali parlano proprio dei diritti dei popoli coloniali e la Corte Internazionale ha già fatto molti precedenti su questo (e vale la giurisprudenza). Anche il Consiglio d’Europa ha preso in esame la situazione di Cipro condannando la Turchia per il governo fantoccio. I processi di liberazione naturalmente possono essere faticosi, ma avere il diritto in tasca e certamente meglio di non averlo. Avere dei casi contrari come per il referendum dovrebbe convincere a non parlarne più. Evidentemente Rubini parla senza documentarsi o senza sapere o per sentito dire.
10) Rubini chiede “Che tipo di indipendenza potrebbe sorgere da una sentenza?” . La restituzione della indipendenza ad uno stato che è già legalmente sovrano, Lombardie-Vénétie, sarebbe un diritto riconosciuto di sovranità non solo di tutte le terre venete da Bergamo a Udine, ma anche di Insubri e Mantovani. Lo stato rinascerebbe senza debiti, anzi con il diritto di risarcimento da parte dell’Italia, che tuttavia è insolvente.
11) Rubini insinua: “Quale partecipazione popolare si avrebbe in questo caso nel processo di ricostruzione morale e culturale di una Nazione?”. Rispondo che è un errore pensare al Lombardo-Veneto come una nazione, esso è uno stato con 3 pays. Arriveremo all’indipendenza con un processo di inclusione continua della popolazione, con elezioni sempre aperte. Si documenti sul come lavoriamo. D’altra parte si arriverà alla corte internazionale da stato occupato, ovviamente quindi non in grado di svolgere elezioni completamente libere. Si documenti sui precedenti internazionali in tali casi se vuole criticare, altrimenti sono illazioni.
12) Rubini insinua: “Che legittimazione ne ricaverebbero i futuri governanti?”. Rispondo quella del diritto internazionale e democratico che porterà a elezioni immediate, e possibilmente dei referendum delle singole nazioni del Lombardo-Veneto. L’importante è prima di tutto poter arrivare a libere elezioni in libero stato.
13) Rubini ipotizza : “Se invece si riducesse ad una forzatura operata da pochi, essa non avrebbe nessun valore autentico: questa scorciatoia reclamizzata da Palmerini a parer mio non esiste neppure.” . Libero di ignorare un percorso di libertà legale e legittima e di perseguire un obbiettivo illegale e infondato come il referendum perseguito da molti pochi pure quello, perfino immorale dato che nega di essere veneti ai veneti del Friuli, della Venezia, della Venezia Lombarda.
Ora faccio io una domanda.
Chiarito che attraverso il referendum non si approda nulla, parliamo della ipotesi che si arrivi, dopo un referendum illegale, pure al riconoscimento dello staterello veneto, monco delle terre venete.
Occorre sapere che tale staterello non potrebbe poi chiedere le altre terre venete, in virtù del principio di integrità territoriale degli stati, ed inoltre il Veneto Stato, in quanto nato per “parto” dallo stato italiano, dovrebbe accollarsi la sua parte di debito pubblico (solo uno stato occupato ha diritto di risarcimento, non uno stato neoformazione ). Faccio una domanda sul debito pubblico.
L’Italia ha oltre 2000 Miliardi di Euro di debito per 60 des millions d'habitants.
Dato che la popolazione del veneto (5 des millions d'habitants) E 1 parte su 12 di quella dello Stato Italiano, il debito accollato dovrebbe essere di 2000:12=166 Miliardi di Euro.
Mi risulta invece che Indipendenza Veneta abbia già accettato di accollarsi 300 la 350 Miliardi di Euro in cambio dell’indipendenza della regione veneto . In pratica costoro, ergendosi a governo fantoccio non legittimo stanno spacciando per libertà la nascita di un Veneto Stato carico di talmente tanti debiti che sarebbe l’equivalente di una Italia con 4000 miliardi di debito, cioè già fallito prima di nascere .
Un Veneto stato nato così gravato di centinaia di miliardi di debiti italiani, sarebbe già morto alla nascita, e comunque talmente impoverito da far rimpiangere l’unità d’Italia!
Aussi, perché negano l’esistenza della lingua veneta e non identificano il popolo in base alla sua lingua ?
Si vuole forse negare l’identità e creare uno stato schiavo di debito con l’Italia che poi torni unito per forza?
E’ questo l’obbiettivo dei referendari?
PS: consiglio ai gestori del sito vivere veneto di non pubblicare testi con insulti e insinuazioni, altrimenti qualcuno ne approfitterà per chiedere loro il risarcimento del danno.