L'opinione di Loris Palmerini
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9 octobre 2017

Référendums de la Vénétie et la Lombardie ont une valeur internationale, si può votare Si.

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Parlando dei prossimi referendum del 22 octobre 2017, Salvini ha detto che questi referendum di Lombardia e Veneto non metteranno in discussione l’appartenenza di questi territori all’Italia. Gli ha fatto eco Zaia, dicendo che non c’è nulla di pericoloso come nella questione Catalana.

Sempre Salvini ha affermato che l’Italia è un paese meraviglioso di cui l’unità va salvata, ed ha parlato (in maniera pubblicitaria) del voto dei “Lombardo-Veneti”.

Sono concorde sul fatto che questi voti regionali non parlino affatto di indipendenza, e non sono pericolosi per l’unità d’Italia. Per lo stesso motivo non risolvono il problema del 1866 che resterà da risolvere anche dopo questo voto. Quale problema ?

 

Secondo il trattato di Vienna del 3 octobre, la 22 octobre 1866 tutto il Lombardo Veneto doveva votare l’annessione al Regno d’Italia o per l’indipendenza, mais en 2006 ho sollevato il problema che il trattato fu violato in molti punti. Un punto è che la Lombardia non ha mai votato per l’annessione all’Italia, e avrebbe dovuto farlo insieme al Veneto, allora comprendente anche il Friuli e a Mantova. Le gouvernement italien, bref, violando il trattato, non fece votare l’intera Lombardia pensando che bastasse il possesso militare di fatto che aveva dal 1861. mais pas, non era un possesso legale e non lo è nemmeno oggi, e mai non lo sarà fino a quando un governo indipendente e sovrano del Lombardo-Veneto non lo potrà svolgere in piena libertà un voto dei soli aventi diritto.

Un altro punto che rende nullo il voto del 1866 E’ che a votare in Veneto e Mantova in realtà nel 1866 furono i soldati italiani, ed in gran numero, senza averne diritto, cosa che ho sollevata intorno al 2006-2007.

Dunque l’annessione del 1866 non è assolutamente valida, anche perché le popolazioni avrebbero dovuto scegliere fra l’indipendenza e il dominio dei Savoia, e questo nella scheda non c’era scritto.

en 2008 abbiamo posto al Consiglio d’Europa la problematica, e lo Stato Italiano nel 2010 ha cancellato l’annessione del 1866. Purtroppo il ricorso in Consiglio d’Europa è andato perduto per l’insipienza di un certo Quaglia Daniele, che non hai mai detto se almeno ha preso i 30 denari.

Questa stessa questione verrà esaminata dalla Corte Costituzionale nel dicembre 2017, quando si deciderà dei diritti di minoranza nazionale del popolo veneto riconosciuti dalla legge n°28 del 2016, di cui sono il padre. La questione sostanzialmente sarà: può uno Stato non legalmente presente nel territorio perfino negare forme speciali di autonomia e il riconoscimento della propria lingua e identità a quel popolo che è stato a suo tempo accorpato a forza e con l’inganno ?

Questi referendum del 2017 non hanno nulla a che fare con queste questioni e con il voto del Lombardo-Veneto del 1866, su questo Salvini ha fatto un riferimento che non implica affatto sostanza reale, è certamente solo una espressione pubblicitaria.

Questi referendum infatti non hanno alcun valore nel senso dell’indipendenza, non possono sanare il mancato voto libero del 1866 perché non possono determinare affatto l’indipendenza del Lombardo-Veneto come invece dovrà permettere il voto come previsto dal trattato del 1866. Inoltre mancano a questi referendum del 2017 il requisito della libertà perché li ha organizzati un governo privo di legittimità, meglio che lo diciamo chiaramente, abusivo, perfino secondo il diritto interno temo.

Allora cosa pensare del fatto che nel quesito in Lombardia si nomini l’unità nazionale?

Il quesito della Lombardia infatti è:
“Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?"

Per quanto detto il passaggio “nel quadro dell’unità nazionale” non può sanare il mancato voto del 1866, perché questo referendum non può determinare l’indipendenza qualora perdesse: i cittadini della regione non voteranno per l’indipendenza o l’annessione, solo per una maggiora autonomia interna.

E’ su questo è interessante il punto, evidenziato da Maroni, de “specialità” nominata dal quesito autorizzato dal Governo. Il Veneto non ha nominato la “specialità” nel quesito, però ce l’ha in virtù della legge regionale 28 la 2016 che identifica i Veneti in senso etnico (da non confondersi con i residenti) e gli riconosce i diritti speciali delle minoranze nazionale in senso internazionale. Dunque i Veneti hanno questa specialità in senso etnico ed internazionale, molto più forte di una auto-affermata specialità.

Un Governo abusivo in un territorio può fare tutti i plebisciti o referendum che vuole, ma non sono validi per il diritto internazionale perché non è il legittimo governo ad organizzarli.

Sia i residenti del Veneto che quelli della Lombardia voteranno solo per vedere se poi il governo italiano vorrà “concedere” a queste “Régions” la delega di alcuni funzioni, Salvini stesso le ha elencate, e si trovano scritte in Costituzione. Per esempio non comprendono una propria moneta, quindi è esclusa una indipendenza.

Una volta che il Governo avrà acconsentito a dare competenze, ci vorrà pure il voto del Parlamento a maggioranza assoluta. Il quale si chiederà: quale sarebbe la specialità che darebbe a queste regioni il diritto a queste autonomie? Perché il Parlamento dovrebbe dare ai Veneti, ai Mantovani e agli Insubri maggiori autonomie ? Perché mai il Governo di Roma dovrebbe cedere “potere” alle Regioni?

L’unica motivazione ce la data proprio Salvini: la gestione pubblica costerà’ meno.

Bien, dico io. Ma costera’ meno a chi ? I bravi Veneti e Lombardi spenderanno meno per fare le opere pubbliche, su questo ci scommetto, ma non è previsto dalla Costituzione che i risparmi vengano lasciati ai residenti di Lombardia e Veneto. Probabilmente il Parlamento invocherà la “perequazione” per lasciare poco o nulla dei risparmi ai cittadini virtuosi, ed alla fine sarà proprio Roma ad averne il maggior vantaggio.

Per questo sbagliano ad opporsi a questi referendum i comunisti, i socialisti ed altri, perché proprio per gli interessi di Roma è migliore questa specie di autonomia piuttosto che mantenere i carrozzoni all’attuale livello di corruzione.

L’importante è che pure gli autonomisti non fantastichino troppo sui presunti benefici, perché non sono affatto scontati.

Se si arriverà al conferimento di materie, dopo lunga lotta, le Regioni interessate diventeranno molto più “grosse” proprio nella organizzazione aziendale e produttiva che costituisce questi enti e che viene diretta dalla Giunta su indicazioni dei Consigli regionali. Il loro bilancio crescerà, forse raddoppierà. Ci sarà probabilmente più efficienza. Certamente le nuove competenze porteranno a guardare con occhi nuovi anche al 117 Coût. che già prevedere le materie concorrenti che le Regioni non hanno sfruttato quasi per nulla.

Ma non è previsto che questi referendum porteranno per esempio l’ autonomia alle scuole tale da poter fare il bilinguismo.
Non ci sarà per esempio alcuna interferenza sulla nomina dei prefetti o dei giudici che resteranno decisi da Roma. Non ci saranno, Par exemple,, i posti riservati negli apparati statali per Veneti, Mantovani ed Insubri.
Forse le Regioni riusciranno a riappropriarsi dello scippo dei concorsi in certe materie, mais je répète,già previsti dalla Costituzione.

Purtroppo non è prevista l’autonomia fiscale che è quella che interessa direttamente i cittadini.

Staremo a vedere se e quando i risultati arriveranno, e quale sara’ il saldo netto.

Per fortuna in parallelo a tutto ciò c’è la legge regionale veneta 28 la 2016, che se si salverà darà quella specificità e quelle autonomie aggiuntive che sono vero interesse dei veneti, per la conservazione della loro lingua, identità e anche con importanti ricadute economiche nelle loro tasche. E fondamento necessario per le altre autonomie.

Quindi occorre andare tutti a votare “et” a questo sondaggio di opinione “politique” sull’autonomia, a me basta sapere che questo voto non ha valore internazionale e non parla di indipendenza.

 

Le reti criptate sono un diritto! Vittorio, sei attentissimo ai particolari artistici, da te non me l’aspettavo!

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